dal nostro inviato Filiberto Molossi
ROMA-Avete presente i vampiri, belli, romantici e innamorati, di "Twilight". Bene: adesso dimenticateveli. Il vero segno, il vero morso sul collo, al Festival di Roma lo lascia una ragazzina di appena 12 anni. La protagonista, "innocente" e crudele, di "Let me in" di Matt Reeves, remake Usa dello svedese "Lasciami entrare". Un horror inquieto e avvincente sulla crudeltà di crescere, tutto giocato sul rapporto tra una bimba vampiro e un coetaneo schivo e maltrattato dai suoi compagni bulli. Un bel film, che parla a più livelli: e rilancia un genere capace come e più di altri di raccontare il disagio di un'età. In concorso invece trova posto anche l'italiano "Gangor", in realtà profondamente immerso nella realtà indiana di cui denuncia, immaginando l'inchiesta in loco di un fotoreporter che scatena uno scandalo ritraendo una ragazza a seno nudo, gli stupri impuniti nei confronti delle donne tribali. Un film tratto da un racconto di una famosa autrice indiana che però l'India potrebbe arrivare a censurare. E intanto, mentre Camilleri paragona il suo Patò al caso Ruby, Roma ride con la strana coppia Buy/Orlando, mattatori oggi dell'incontro con il pubblico. Ma la giornata clou è quella di domani: non solo verrà proiettato "The social network", il film più atteso dell'intera rassegna, ma al Festival arriveranno anche Bruce Springsteen per assistere al documentario "The promise" , che racconta la nascita del disco capolavoro "Darkness on the edge of town", e Toni Servillo, protagonista in concorso di "Una vita tranquilla".
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