Corre il ragazzino dei Dardenne, corre che non ha più fiato: scappa da un sentimento di insostenibile rifiuto, dal disagio della solitudine, dalla minaccia del tradimento.
Corre, a piedi o in sella alla sua bici, corre come se fosse l'unica cosa che può fare.
E pedala anche il film, appena applaudito a Cannes, guardando un po' a De Sica e tanto a Pinocchio, inseguendo un moderno neorealismo.
Macchina a mano, pochi stacchi e una sincerità non trattabile, il cinema dei due registi belgi (che hanno firmato come di consueto anche la sceneggiatura) ambisce nuovamente all'apologo morale, con un dramma ostinato e (imprevedibilmente) ottimista in cui gli autori ripropongono (con stile «commerciale») la forza complessa di una semplicità profonda, frutto di una poetica aderente a una realtà mai statica o risolta.
La storia del piccolo Cyril, 11 anni, che, abbandonato dal padre trova affetto e rifugio da parte di una parrucchiera (Cecile De France, nel ruolo di una sorta di fata turchina), sostituendo però la figura del genitore che non lo vuole più con quella di un giovane teppista...
Intenso, umanissimo, per certi versi esemplare per rigore e onestà, «Il ragazzo con la bicicletta» si fa benvolere nonostante certe svolte troppo facili (affrettata la scena del fidanzato della parrucchiera che le dà l'aut aut: «O io o il bambino»), ma se cade si rialza e la catena viene subito rimessa a posto.
E se è vero che i fratelli venuti dal Belgio hanno fatto anche di meglio, è forte nel film la critica agli uomini: se qualcuno salverà il mondo non saranno certo loro. Ma le donne e i ragazzini.
Giudizio: 3/5
IL RAGAZZO CON LA BICICLETTA
(Le gamin au vélo)
REGIA E SCENEGGIATURA: JEAN-PIERRE E LUC DARDENNE
FOTOGRAFIA: ALAIN MARCOEN
INTERPRETI: THOMAS DORET, CECILE DE FRANCE, JEREMIE RENIER, FABRIZIO RONGIONE, EGON DI MATEO
GENERE: DRAMMATICO
Bel/Fra/Ita 2011, colore, 1h e 27'
DOVE: D'AZEGLIO
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