Il cinema al tempo della crisi: breve viaggio nell’Italia dei debiti e degli scioperi, tra banche pescecani, usurai legalizzati e qualcuno che ancora, piuttosto di sporcarsi, va con la testa alta e le pezze al culo.
Virato al grigio di questi giorni, molto interessante a livello cromatico così come nel modo in cui «abita» gli spazi, i vuoti e i pieni di una Torino simbolica e deserta, il film del veterano Giuliano Montaldo abbraccia l’attualità più stringente raccontando dei tentativi sempre più disperati che un imprenditore onesto (Pierfrancesco Favino, intenso) fa per salvare l’azienda di famiglia: mentre tutto intorno a lui - compreso il suo matrimonio - sembra sul punto di crollare. Girato meglio (con una cifra stilistica rigorosa e mai banale) di come è scritto (quando il privato prende il sopravvento il copione sbanda), «L'industriale» guarda al fallimento di un mondo per concentrarsi su quello di un individuo: la crisi come deriva morale, perdita di sè prima che del lavoro proprio e degli altri.
Montaldo dirige un film serio, con una sua misura e motivazioni forti: ma le non poche pecche in fase di sceneggiatura (debole la liason platonica tra la moglie del protagonista e il suo spasimante romeno) fanno perdere consistenza a una pellicola altrimenti convinta e concreta. F. Mol.
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