di Lara Ampollini
Dal cinema in 3D (Tintin) a quello di una volta, tutto buoni sentimenti e paesaggi da cartolina di «War horse». Così «vecchio» e dolcificato che sembra prenderti in giro. Steven Spielberg è un innamorato di cinema, senza secondi fini. In un modo o nell’altro, vuole conquistarti. Come un playboy consumato guarda la sua preda, lo spettatore, ben dritto negli occhi. Niente discorsi, allusioni, grandi metafore: in «War horse» la guerra è brutta, i sentimenti uniscono tutti gli uomini, anche se nemici. Tutto qui? Beh, sì. Anche se per dire (più o meno) queste cose, ci sono più di due ore di film e avventure, in cui un purosangue del Devon viene addestrato da un ragazzo povero, poi viene venduto all’inizio della Grande guerra per salvare le fortune della famiglia in rovina, cambia diversi padroni sui vari fronti di combattimento, fugge infine nella terra di mezzo tra gli schieramenti inglese e tedesco e diventa un simbolo di coraggio, bellezza ferita, desiderio struggente di pace. Scenari da sogno, attori inglesi di prim’ordine, qualche passaggio imbarazzante per inconsistenza e retorica, alcune scene isolate di grande ruffianaggine ma anche capacità cinematografica (la tregua tra le trincee per liberare il cavallo, il «riconoscimento» finale). Ma l’idea (e la malizia) è di aver rifatto un film degli anni ’40 e ’50, dove gli esterni sono illuminati artificialmente in pieno giorno, dove ogni cosa sembra dipinta. Un cinema sognante, ingenuo, sfacciatamente finto e letterale che assume un rilievo diverso proprio perché fatto oggi, in epoca di immagini stratificate, contaminate, allusive, inclusive. Basta a far onore alla carriera di Spielberg? Contando le 6 candidation all’Oscar, gli incassi sostenuti e quanto si deve essere divertito lui a giocare al «vecchio maestro», forse sì.
Giudizio: 2/5
SCHEDA
REGIA: STEVEN SPIELBERG
SCENEGGIATURA: RICHARD CURTIS, LEE HALL dal libro di MICHAEL MORPURGO
FOTOGRAFIA: JANUSZ KAMINSK
INTERPRETI: JEREMY IRVINE, PETER MULLAN, EMILY WATSON, DAVID THEWLIS
GENERE: DRAMMATICO
USA, 2011, colore, 2 h e 26’
DOVE: THE SPACE BARILLA CENTER, THE SPACE CINECITY
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