Giulia Viviani
Che le dive abbiano il vizio di farsi attendere è cosa nota. Sarà per questo che Donatella Rettore non ha fatto una piega venerdì sera nel salire sul palco del Campus Industry Music con un’ora e mezza di ritardo. Ad attenderla senza spazientirsi un pubblico colorato di parrucche e lustrini (complice anche un po’ il carnevale) di fan più o meno sfegatati. Già perché Donatella, pardon miss Rettore, con i suoi trent’anni di carriera ha senza dubbio il pregio di saper riunire intorno a sé diverse generazioni. E pazienza se solo i più preparati sulla sua discografia sanno a memoria anche le ultime canzoni di «Caduta massi», tredicesimo album d’inediti uscito nel 2011: in scaletta ci sono quei successi che tutti hanno ballato almeno una volta. Uno dei pezzi da novanta, la cantante di Conegliano Veneto se lo gioca subito, entrando in scena sulle note di «Splendido splendente» che scalda immediatamente le duecento persone circa presenti in sala. Dal 1979, anno di uscita di «Brivido divino», ai giorni nostri, il passo è breve se a segnarlo sono i brani in scaletta: arriva «Caduta massi», canzone in cui fa capolino anche la voce di Platinette: «Mauro Coruzzi l’ho conosciuto proprio a fine anni ’70 - racconta Rettore dal palco - quando ancora si faceva chiamare Fucsia». Poi aggiunge: «Qui a Parma mi sento a casa perché vi sapete divertire, se mi volete adottare mi trasferisco subito». Minigonna nera e inconfondibile chioma platino, il ciclone Rettore dimostra di avere sempre una certa grinta quando c’è da animare una serata e soprattutto da coccolare un po’ il pubblico. Lascia che il microfono passi nelle prime file, saluta, bacia, fa salire sul palco l’amica Sara Gibellini delle Bad Reputation con cui duetta nell’esecuzione dell’ennesima hit, «Kobra», ospita i rapper Nottini Lemon e Mr. Piter Pi e lancia un messaggio per la musica italiana: «Basta coi soliti tre artisti passati in continuazione dalle radio, facciamo spazio che di gente brava ce n’è tanta. Io nella mia carriera ho avuto fortuna: negli anni ’80 c’era posto per tutti». Scorre in un lampo il concerto, anche troppo, dopo i deliri di pubblico per «Lamette», si chiude immancabilmente con lei, la canzone più sua in assoluto, «Donatella». E non poteva essere altrimenti.
Inviaci il tuo commento
Condividi le tue opinioni su Gazzetta di Parma