Spettacoli
Parte la 63ª edizione del Festival di Sanremo

12 Febbraio 2013 - 19:53
Lo sciopero del canone: contro il Sanremo «di sinistra» di Fabio Fazio, Luciana Littizzetto & Co, al via stasera, Silvio Berlusconi rilancia l’idea della protesta popolare contro l’imposta tanto cara a Viale Mazzini. «Penso che la decisione della Rai sia sbagliata perchè non ci voleva niente a spostarlo di due settimane. Se il festival di Sanremo diventa la festa dell’Unità credo che il 50% degli italiani non pagherà il canone», è l’affondo del Cavaliere, che rimbalza all’Ariston prima che esploda il caso delle dimissioni del papa.
«Ma quindi Berlusconi non ha ancora pagato il canone! Volevo ricordargli che c'è tempo fino al 28 febbraio per farlo senza incorrere in ulteriori sanzioni», è la replica, tra il serio e il faceto, di Fabio Fazio. A «rassicurare» Berlusconi interviene anche il direttore di Rai1 Giancarlo Leone: «Non sarà la festa dell’Unità, nè un festival politico. C'è una percezione sbagliata di un festival che vuol entrare a piedi uniti sulla politica. Non sarà così, avrete modo di giudicarlo», sottolinea, convinto che «dopo averlo visto» anche «l'ex premier pagherà il canone». E intanto Berlusconi è pronto a candidarsi come cantante: «Se Fazio mi invita a Sanremo? Andrei assolutamente subito. Potrei anche presentare una mia canzone e cantarla».
Alla vigilia della prima serata, che vedrà sul palco anche le parodie di Maurizio Crozza, l’allarme nel Pdl resta alto: Giorgio Lainati parla di «emergenza democratica» e invita i «padroni montiani della Rai» a non «permettere l’uso privato della Rai a favore di Bersani e Monti». Sì alla satira, dice il presidente del Senato Renato Schifani, ma «no al disprezzo politico». Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani invita invece a «lasciar stare il festival».
Quanto al canone, «Berlusconi ha campato sul dualismo Rai-Mediaset: non lo toglierebbe mai perchè potrebbe cambiare qualcosa. Noi invece daremo un’occhiata all’antitrust per aprire il mercato». Alle accuse di «uso strumentale della tv pubblica» Fazio non ci sta: «Non l’ho mai fatto. Tv pubblica vuol dire che è di tutti, e quindi si può dire tutto». E ripete: «Rispetteremo la par condicio, ma non possiamo essere impermeabili a quello che accade fuori di qui». Gli fa eco Luciana Littizzetto: «Se avessimo voluto fare politica ci saremmo candidati: e invece io faccio il saltimbanco e lui il presentatore». E promette che guarderà le tribune elettorali, in onda in concomitanza con il Festival su Rai2: «Dietro le quinte abbiamo i monitor». Tra gli spettatori del festival ci sarà Mario Monti: «Guarderò e le saprò dire», risponde l’ex premier a chi gli chiede un commento sulla presenza domani all’Ariston di una coppia gay di Torino in procinto di partire per le nozze a New York. Una scelta destinata a far discutere, ma che Fazio difende come «doverosa», visto che è un «tema internazionale» che sarà affrontato «con molta delicatezza». Dopo le polemiche politiche, il rischio neve e perfino un evento epocale come le dimissioni del papa, da stasera tocca alla musica e a quella «leggerezza» che Fazio si ostina a richiamare come cifra di un Festival che dovrà misurarsi anche con la sfida degli ascolti. Su questo fronte, avverte Leone, «abbiamo scelto di rischiare per puntare su un progetto nuovo. Vogliamo ripartire sperando di interessare il più possibile».
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