Filiberto Molossi
Questo film è bellissimo. Ve lo dico subito, così non avete scuse. Né alibi. E ci mettiamo tutti subito più tranquilli. Perché sì, è vero: dura tre ore, ha numerose scene di sesso ultra esplicite e arriva nelle sale sull'onda di polemiche (attrici che accusano il regista di averle spinte troppo oltre) elettriche e nervose, forse create ad arte ma forse no. Eppure non si può negare che il franco-tunisino Abdellatif Kechiche (il grande e intrattabile autore de «La schivata» e di «Cous cous») ci conquisti nuovamente con il naturalismo spinto e il realismo partecipe di un cinema che, tra dialoghi serrati e quotidiani, primissimi piani e macchina a mano, ti porta sempre dentro a quello che racconta, accanto ai protagonisti, riducendo drasticamente la distanza tra schermo e spettatore. Ellittico, lungo ma appassionante, «La vita di Adele», Palma d’oro a Cannes, nel racconto dell’amore travolgente tra due ragazze dipinge il volto del desiderio, andando al di là delle sue stesse logiche, per consumarsi nell’attesa di un bacio oppure nel rimpianto di qualcosa che è per sempre anche se è già finito. Adele ha 15 anni e frequenta il liceo: ha un moroso che fa la sua stessa scuola, ma un giorno resta folgorata da una ragazza coi capelli blu... Marivaux e l’amore a prima vista, le relazioni pericolose, la rivoluzione intellettuale di Sartre, ma anche Klimt, Schiele e l’arte moderna: contaminata con fonti letterarie e iconografice «alte» la graphic novel «Le blue est une couleur chaude» da cui la pellicola è tratta, Kechiche ha girato, con impressionante energia, un bellissimo film di testa ma soprattutto di pancia - fisico, carnale (le prolungate sequenze degli amplessi, spesso girate in tempo reale, faranno discutere...), vitale e dolente -, sviscerando, con un funzionale linguaggio di corpi su cui il destino disegna curve e risalite, una passione assoluta in cui, inevitabilmente, un giorno irrompe la vita. Jeans stretti sul sedere, le sigarette fuori dalla scuola, la scoperta della propria sessualità: narratore sincero ed entusiasta dell’adolescenza, Kechiche coglie la potenza di un’iniziazione sentimentale e la franchezza disarmata della passione, realizzando una storia d’amore emozionante dove si stagliano due interpreti fantastiche come la ventenne Adèle Exarchopoulos, scelta tra centinaia di candidate, e la meno inedita Léa Seydoux (vista anche in «Midnight in Paris»): così brave che a Cannes, pur di premiarle, hanno cambiato il regolamento.
Giudizio: 4/5
SCHEDA
REGIA: ABDELLATIF KECHICHE
SCENEGGIATURA: ABDELLATIF KECHICHE e GHALIA LACROIX dalla grapich novel di JULIE MAROH «LE BLUE EST UNE COULEUR CHAUDE»
FOTOGRAFIA: SOFIAN EL FANI
INTERPRETI: ADÈLE EXARCHOPOULOS, LÉA SEYDOUX, ALMA JODOROWSKY, AURÉLIEN RECOING, CATHERINE SALÉE
GENERE: DRAMMATICO
Fra/Bel/Spa 2013, colore, 2 h e 59'
DOVE: ASTRA, THE SPACE CINECITY
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