Offrire a sindaci e comuni ammortizzatori e opportunità «affinché la loro azione di accoglienza programmatica sia effettivamente un modo per favorire lo sviluppo, non un peso per la comunità». A parlare è il «super prefetto» Mario Morcone, capo del Dipartimento immigrazione del Viminale.
Insieme a lui, a Palazzo Rangoni si raduna la “Parma che apre le porte”, con le principali realtà, istituzioni, i sindaci e gli assessori, dall’Appennino alla Bassa, impegnati in prima linea.
Intanto, fuori, all’hub di Baganzola, approda un nuovo gruppo di figli d’Africa in fuga. Sono undici uomini fra i venti e i trent’anni che verranno poi destinati a strutture della nostra provincia, ma nei prossimi giorni sono attesi nuovi sbarchi sostanziosi.
Il vertice-fiume è l'occasione per fare il punto, i reciproci complimenti, ma anche per rimarcare con forza quelle esigenze oggettive che interessano direttamente i comuni. Perché il “sistema Parma” «non è solo frutto di un impegno etico e morale – chiosa il prefetto Giuseppe Forlani - è anche giuridico. L’accoglienza va adattata e modellata, con un periodico confronto e una rivalutazione con spirito aperto. Orgogliosi del cammino percorso fino ad ora».
Un dato – anche se il bilancio va molto oltre le cifre che rimbalzano come pallottolieri impazziti – è fondamentale: «Attualmente sono 1.038 i richiedenti asilo accolti nel parmense – sottolinea il viceprefetto aggiunto Attilio Ubaldi -. Di cui 832 persone ospitate nei centri di accoglienza straordinari (Cas) di Parma e provincia, mentre 206 parte del Sistema di protezione nazionale per i richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). In sostanza - ha concluso - da quando è iniziata l’operazione denominata Mare Nostrum, nel 2014, sono gravitati da Parma 1.230 richiedenti asilo e ne sono stati allontanati 150».
Fondamentale secondo il viceprefetto a cui spetta la delicata partita della gestione dell’emergenza è «la capillarità diffusa delle strutture di accoglienza nel territorio provinciale – e snocciola le stime -. Sono sessantaquattro tra comunità, appartamenti, alberghi, a fronte di 25 enti gestori».
A delineare la strada maestra è stato proprio il prefetto Morcone: «Il nostro obiettivo non è diventare la Libia dell’Europa, ma creare sempre più un’accoglienza diffusa, che non vada a toccare gli equilibri, ma anzi arricchisca il territorio. In altre parole semplificare il più possibile lo Sprar perché diventi una risorsa certa per i sindaci e sul tema delle richieste d’asilo creare commissioni che valuteranno le istanze, con una decisa accelerazione dei tempi e un filtro più solido».
Inviaci il tuo commento
Condividi le tue opinioni su Gazzetta di Parma
ANONIMUS
10 Giugno @ 15.54
Mancano solo i costi!! Abbiamo italiani senza casa e senza lavoro senza alcun reddito!! E lo stato se ne frega!! Io continuo a credere che forse dovrebbe avere qualche diritto in più chi é nato in italia. Non voglio pensare come sarà tra pochi anni! GRAZIE A TUTTI I BUONISTI!!
Rispondi