di Beatrice Minozzi
MONCHIO - Sono passati più di 80 anni da quando, alla fine degli anni '20, Giovanni Leni lasciò Valditacca per cercare fortuna in Argentina. Giovanni Leni ora non c'è più, ma prima di andarsene è riuscito a trasmettere ai suoi nipoti l'amore per la sua terra d’origine.
Emilio Leni ha 23 anni e dell’Italia, fino ad ora, aveva visto solo vecchie foto e raccolto i ricordi di nonno Giovanni. Oggi, però, Emilio ha finalmente visto con i suoi occhi la terra di cui tanto suo nonno gli ha parlato, e le vecchie foto in bianco e nero hanno finalmente ritrovato i colori sgargianti della Valle del Cedra.
Tutto questo grazie al concorso «Orizzonti Circolari - Ambasciatori del terzo millennio», organizzato nell’ambito del progetto Parco nel Mondo dalla Comunità Montana della Garfagnana e dal Parco Nazionale, con la collaborazione delle Regioni Emilia e Toscana, e rivolto a giovani residenti all’estero discendenti di emigrati del nostro Appennino.
L’obiettivo del concorso è quello di coinvolgere direttamente i figli e i nipoti di emigrati e farli diventare veri e propri «ambasciatori affettivi» del Parco nelle loro comunità.
«Sono nato a Mendosa, in Argentina, ed è li che ho sempre vissuto - racconta Emilio Leni -. Io, però, mi sento italiano, e questo grazie a mio nonno, che mi ha sempre parlato dell’Italia, e di Valditacca, con tanto amore e nostalgia».
Giovanni ha lasciato in Italia il suo cuore, ma anche la sua famiglia. Una famiglia che Emilio non aveva mai conosciuto, ma che al suo arrivo a Monchio era li ad attenderlo, a braccia aperte.
Commovente è stato l’incontro con la prozia Emma, sorella di Giovanni, e con la cugina Marta, figlia della prozia Sofia.
«L'ultima volta che mio fratello è tornato in Italia è stato per i 100 anni di nostra madre - spiega Emma, classe 1919 - Ci sentivamo spesso per lettera e per telefono, e la nostalgia era tangibile. La sua terra gli mancava, ma d’altronde lui era li per lavorare».
Da quando Giovanni è morto, però, i contatti con la famiglia «argentina» si erano interrotti. «Oggi, però, siamo di nuovo insieme - afferma Emilio -. E'stato davvero emozionante abbracciare una zia che non avevo mai conosciuto e ritornare, almeno per qualche giorno, alle origini».
Cambiano i volti, ma le storie sono simili. Bruno Borsi Mililli ha 20 anni, ed è nato a Barquisimeto, in Venezuela. Anche lui, però, afferma di sentirsi italiano al 100 per cento. «Mio nonno Pierluigi è arrivato in Venezuela negli anni '40 - spiega Bruno -. Il suo viaggio, però, è iniziato da Soragna, ed è qui che ha lasciato il suo cuore. Non si perdeva mai una partita dell’Italia. Era un tifoso sfegatato. E quella per il calcio italiano è una delle passioni che mi ha trasmesso».
L’attaccamento di Pierluigi alle sue radici era così forte che, una volta arrivato a Barquisimeto, ha fondato il Club Italo - Venezuelano «per far si che le nostre tradizioni non si perdessero - aggiunge Bruno - Mio nonno mi ha trasmesso un’ideale altissimo della sua terra d’origine, e mi ha lasciato una grande eredità: il sangue italiano che scorre nelle mie vene».
Tra qualche giorno Emilio, Bruno e i loro compagni di viaggio faranno ritorno a casa. Un pezzettino del loro cuore, però, rimarrà per sempre sulle nostre montagne.
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