Lutto
Sempre un passo avanti, Rosangela Rastelli Zavattaro. Non perché amasse apparire, ma perché quella forza e quel desiderio di prodigarsi per gli altri l'hanno sempre spinta a fare e ad aprire strade nuove. Se ne è andata a 85 anni, dopo una malattia che l'aveva duramente provata.
Rosangela si era laureata in Lingue alla Bocconi di Milano e aveva insegnato inglese per anni. Ha sempre amato scrivere, una passione ereditata dal padre Vito. Per anni è stata collaboratrice della «Gazzetta», ma aveva pubblicato anche alcuni libri, tra cui «L'Avventuriero di Dio», dedicato a padre Paolino Beltrame Quattrocchi, e «Giancarlo Rastelli-Un cardiochirurgo con la passione dell'uomo». Giancarlo, il fratello, il faro che la guidava: cardiochirurgo di fama mondiale, era morto nel 1970 a soli 36 anni, ma fino alla fine si dedicò alla ricerca, alla sua medicina di servizio.
E Rosangela si era sempre spesa per ricordarne l'esempio, quella vita brevissima e altrettanto straordinaria. Ma anche lei è sempre stata una combattente. «Vorrei ricordare il suo impegno, insieme a don Augusto Fontana e ad Adriana Gelmini, per il tribunale per i diritti del malato - ricorda l'amica Anna Squarcia -. Rosangela aveva fatto sua, dal punto di vista dell'azione, la passione del fratello: i malati prima di tutto, la scienza come carità. In quegli anni un tribunale per i diritti del malato era qualcosa di estremamente innovativo e anche contraddittorio. Ma lei era una donna decisa e determinata».
La scrittura come passione, ma anche come impegno sociale, soprattutto sui temi legati al mondo dei giovani. Aveva vissuto e insegnato per anni a Milano, ma quando era tornata a Parma si era subito inserita in quel mondo del volontariato che ha saputo fare tanto per questa città.
Una scout per tutta la vita, Rosangela. Animata da quella fede che sa guidarti, sostenerti, insegnandoti però anche la gioia di vivere. Era figlia spirituale di padre Quattrocchi, il benedettino-trappista che era diventato la sua guida. «Quando lui si era ritirato alle Frattocchie, a Roma, lei spesso lo andava a trovare - racconta Luigi Vignoli, che ha collaborato al lavoro di ricerca per il volume sul monaco -. In quel libro ci aveva messo il cuore, scrivendo dell'opera straordinaria di padre Paolino, che aveva saputo fare grandi cose per i poveri e gli ultimi. Rosangela era una donna solare, e quando la andavo a trovare mi accoglieva sempre a braccia aperte».
Vedova da tanti anni, con il marito aveva creato una coppia forte. Ma al centro della sua vita sono poi rimasti i figli Matteo e Davide, quest'ultimo comandante del Ris di Messina. Rosangela era energica e garbata. Diceva che bisogna sempre essere grati per ciò che si riceve. Anche questa era la sua forza.
r.c.
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