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intervista
di Mara Pedrabissi
Parma nel suo libro delle memorie resta il Paese dei Balocchi, quel posto dove siamo stati piccoli, dove lo saremo sempre. Qui, nel cuore della città, nel giro di compasso tra piazzale Bottego e lo Stadio Tardini, Carlo Lucarelli è nato (il 26 ottobre 1960) ed è vissuto fino ai 10 anni. Poi l'autostrada della vita gli ha offerto una corsa per altre mete; attraverso altri percorsi è diventato scrittore noir riconosciuto e riconoscibile, regista e conduttore televisivo. Carico del suo bagaglio di esperienze eppure con la voglia di raccontarsi in modo inedito, Lucarelli si presenterà al Teatro Nuovo di Salsomaggiore il 12 aprile alle 21 con «Il lato sinistro del cuore». Lo scrittore interpreterà se stesso, raccontandosi al pubblico attraverso l'escamotage di un'intervista radiofonica. Uno spunto fittizio che diventa occasione per un happening teatrale. Il format, in stile «talk radio», è stato ideato dalla direzione artistica del Nuovo (che lo ha già usato con altri artisti), una specie di cifra narrativa di questo teatro, un canovaccio che si rinnova e si plasma addosso all'ospite di turno. Gli ingredienti sono i classici: uno studio radiofonico, una trasmissione in tarda serata, uno speaker strampalato (Marco Caronna) e un «malcapitato» ospite al centro di racconti e musica. Alessandro Nidi, al pianoforte, accompagnerà i vari momenti dello spettacolo, una sorta di juke box dal vivo. A dar voce alla musica, che permea spesso i testi dello scrittore, saranno i camei della cantante e attrice Mascia Foschi.
Carlo Lucarelli, come nasce questa proposta di spettacolo, in fondo un esperimento?
«Nasce dall'idea di Nidi e Caronna che sono venuti a propormelo. Avevo già collaborato con Alessandro Nidi in passato, conoscevo il suo modo di lavorare. L'idea della trasmissione radio mi piace perché dà ampie possibilità di raccontare, che è poi la cosa che so fare, che mi piace fare»
Lei qui si racconta o racconta le sue storie? Oppure entrambe le cose?
«Entrambe, racconto aspetti di me ma anche le mie storie. Rispetto ai programmi televisivi, in cui è richiesta un'obiettività assoluta, qui mi posso raccontare. Nel raccontare le storie posso introdurre elementi di me, anche grazie alla musica».
Questo è un numero zero. Come ha selezionato i testi da proporre?
«Ho scelto elementi che possano consentire la “chiacchiera”, che possano essere sviscerati. Non sono casi noti. Sono racconti tratti da suggestioni letterarie o dal vissuto. Siamo in un noir di fantasia, ispirato dalla cronaca, dall'attualità»
A volte è il fastidio che induce, per reazione, ad approfondire un tema. Che cosa la infastidisce di più?
«Tante cose mi infastidiscono. La violenza, la mancanza di memoria, l'arroganza del potere e di un certo modo di comandare. Ma anche i veleni che ci circondano: ambientali, storici, morali. Ma in questo spettacolo ci saranno anche le cose che mi piacciono. Mi piace, ad esempio, quando la realtà mi stupisce con un finale più positivo rispetto a quello che immaginavo».
Facciamo un passo indietro: nella sua biografia è scritto che lei è nato a Parma.
«E' così. I miei genitori abitavano lì, mio padre era medico ematologo dell'Università e dell'Ospedale. Ho vissuto a Parma fino all'età di 10 anni. Per me resta la città dell'infanzia, dell'età dei giochi: con mio fratello in Cittadella, al Parco Ducale...»
Ora un passo avanti: tra una settimana tornerà in tv, su Raitre, con un nuovo programma.
«Esatto, un nuovo format sempre legato al mio modo di raccontare. Qui si tratta di storie assolutamente vere e documentate. Storie di prostituzione, schiavitù, mafia, carcere»
Il lato scomodo della vita. Cosa la spinge a “sporcarsi le mani”?
«Come narratore, mi affascina il gusto del mistero. Come persona, mi piace l'idea di poter contribuire a cambiare le cose».
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