Uno spettacolo dentro lo spettacolo, tutto da scoprire: "La fabbriceria dell'opera" è un suggestivo e esclusivo viaggio a puntate che Mara Pedrabissi conduce ogni settimana sulla Gazzetta di Parma dentro i luoghi "segreti" del nostro Regio, celebre nel mondo per l'opera lirica, la sua tradizione, il suo loggione.
Cosa sta dietro a tutto questo? Più di quanto si possa immaginare perché niente è più vero della finzione del teatro. Dai costumi alle scenografie, dalle luci ai “trucchi” teatrali: alla scoperta di luoghi e tecniche segreti ai più. Ogni puntata è documentata da fotografie inedite e da un glossario
A teatro tutto è finto. Eppure tutto è vero. Dalla neve che cade nell'inverno parigino di ogni «Bohème» alla pioggia che ha bagnato l'ultimo «Macbeth» al Regio per la regia di Daniele Abbado. E poi oggetti sospesi: quanti ne abbiamo visti e ne vedremo, addirittura un cavallo!
Il teatro non è «per fiction»: tutto è lì, accade, sera dopo sera, sotto gli occhi di chi guarda; può andare bene o male e questa perenne sfida mantiene vigorosa la linfa vitale di un'arte antichissima ma al passo con il linguaggio dei tempi nuovi che richiedono meraviglia e stupore per un pubblico viziato dagli effetti speciali. Ecco che le regie d'opera giocano la carta dell'effetto a sorpresa, calata dall'alto. Letteralmente. La prossima volta che andate al Teatro Regio alzate gli occhi al soffitto e pensate che lassù, oltre il gran decoro che avvolge il lampadario parigino in bronzo d'oro (l'astrolampo), sta l'«ufficio» del macchinista graticcere. Chi? Simone Zani, l'uomo che fa volare le cose, il «dominus» della graticcia, uno spazio in ombra, piuttosto caldo ma di avvolgente magia, cui pochissimi possono accedere. Quasi sempre macchinisti o elettricisti perché qui, ancor più che altrove, è fondamentale il lavoro di squadra.
Due requisiti essenziali: avere scarpe idonee e non soffrire di vertigini. La graticcia è un pavimento a travi di legno e spazi vuoti, collocato a una ventina di metri sopra il palcoscenico. Tra una trave («staggia») e l'altra, ci sono 108 «tagli» numerati che ospitano i rocchetti da cui vengono calate le corde necessarie a sospendere e muovere oggetti e pezzi di scenografia. Per intenderci: il Regio possiede una muta di corde di 600 pezzi, tradotto circa 36 chilometri, come andare da Parma a Reggio. Ogni metro quadrato di graticcia ha una portata di 250 chili, la parte recente («ponte di graticcia») sopporta addirittura una tonnellata al metro quadrato. Venti metri sotto, stanno artisti e cantanti: la regola aurea per il macchinista graticcere è ... risparmiarli
«Ma è una nave ferma!», disse il capocordatore dell'«Amerigo Vespucci», invitato ad assistere alla prima del «Corsaro». Ed è vero, ci sono corde per ogni funzione; per lo più in canapa, in rispetto della tradizione e per la versatilità dell'uso, ma anche in materiali più moderni e ignifughi. Una curiosità: per avere l'effetto di un oggetto sospeso nel vuoto, si usano corde nere, invisibili agli spettatori. «La cosa più ardua in trent'anni? Lanciare una spada vera da 19 metri d'altezza e colpire esattamente un cubo da un metro quadrato... Sono diventato tiratore scelto», sorride il nostro macchinista graticcere.
Non si possono lasciare questi spazi senza aver sbirciato dietro lo storico orologio manuale, costruito nel 1828 e restaurato nel 2015 dall'orologiaio Valenti. Meccanismo prezioso e delicato, con ingranaggi in legno, come un essere umano patisce gli anni e il cambio di stagioni: «con l'umidità, il legno si gonfia e i rocchetti vanno continuamente ingrassati; in questo periodo devo aggiungere al contrappeso un “ciocchetto” (sacchetto, ndr) di sabbia perché serve più forza per muoverlo», racconta Simone Zani. Una luce, ai nostri giorni elettrica, illumina l'ora dal retro. La carica dura 7 ore, poi interviene la mano dell'uomo e non è così semplice: «Si possono modificare le ore ma per i minuti occorre ripartire da dove l'orologio si era fermato e questo è vincolante ma ... mi considero un ragazzo fortunato».
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TORRE SCENICA
E' la parte di teatro, con sviluppo verticale, dal sottopalco al palcoscenico fino alla graticcia. Quest'ultima è fondamentale per la movimentazione e il sollevamento delle scene e non solo.
GRATICCIA
Detta anche graticciata. E' la struttura a travi di legno in cima alla torre scenica, sopra il palcoscenico. Quella del Regio sta a un'altezza variabile da 19 a 23 metri (segue la pendenza del palcoscenico) e ha 108 «tagli» (cioè spazi vuoti) numerati da completare con i rocchetti da cui vengono calate le corde. Vi si accede da due ballatoi, quello di destra e quello di sinistra.
STAGGIA
E' ogni singola trave in legno di cui si compone la graticciata. Negli spazi vuoti sono fissati 2300 rocchetti in alluminio nelle cui scanalature passano le corde.
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