AMICI ANIMALI
I veterinari: «Ridurre l'Iva sulle cure agli animali e adeguarsi alle norme europee sui farmaci»
Ma quanto mi costi? L’associazione di veterinari liberi professionisti Agorà Veterinaria, presieduta dal parmense Alberto Schianchi, torna «alla carica» con il Governo per far approvare due misure che «fanno la differenza» per i proprietari di animali d’affezione. La prima è relativa al «deblistering», ovvero la possibilità per il veterinario di consegnare all’allevatore o al proprietario degli animali medicinali veterinari della propria scorta, già inserita nel regolamento europeo. Il vantaggio economico è palese: se servono solo una o due pastiglie non sarà necessario acquistare tutta la scatola ma si potrà pagare per quello che realmente serve. Se il testo europeo era stato recepito dal Governo lo scorso luglio, con la spinta decisiva del senatore leghista Maurizio Campari, il decreto è però ancora «parcheggiato» a Roma in attesa della stesura definitiva del decreto legislativo con cui il Ministero della Salute dovrà adeguare la norma attualmente in vigore.
La seconda proposta, anche questa «invocata» da anni dai tanti proprie tari di cani e gatti, è la riduzione dell’Iva per le prestazioni veterinarie che riguardano gli animali d’affezione, attualmente tassate al 22% al pari di beni e servizi di lusso o non essenziali. «Le recenti modifiche della Carta costituzionale hanno diversificato il regime degli animali da quello delle mere res – spiega Schianchi -. Distinzione che dovrebbe corrispondere anche ad un differente regime di carico fiscale sulle prestazioni volte a tutelarne la salute, quantomeno nell’ambito delle specie detenute come animali da compagnia. La riduzione dell’aliquota, a fronte di un calo dell’introito fiscale di circa quaranta milioni annui, si tradurrebbe in un ampliamento della platea degli utenti, una maggior frequenza delle visite e, di conseguenza, ad un totale o parziale recupero del mancato introito. Ad oggi, difatti, il maggiore ostacolo all’accesso alle cure veterinarie è l’applicazione di un regime fiscale eccessivamente gravoso, che incide per quasi un quarto del costo complessivo della prestazione, e che sovente è tale da inibire la fruizione del servizio».