compagne di branco
La prima uscita, è giusto aprire la porta di casa al nostro gatto?
Bentornati cari compagni di branco! Non ci siamo dimenticate dei nostri amici baffuti e predatori solitari, ecco infatti che questa settimana lasciamo la parola alla consulente di relazioni feline Chiara Copelli.
«Da qualche settimana Leila, una delle mie due compagne baffute, ha iniziato a fare le sue prime esplorazioni in esterno nella nostra nuova “casa” dove ci siamo trasferite da ormai 6 mesi. Assistere alle sue prime circospette perlustrazioni mi porta a riflettere su luoghi comuni e credenze popolari che girano attorno allo spinoso tema felino, che si trasforma spesso in annoso dilemma per noi bipedi spelacchiati, circa possibilità e modalità di concessione “dell’accesso all’esterno” alle nostre tigri da divano.
Di seguito ne riporto alcune per rivalutarle insieme.
“Il mio gatto non è abituato a stare fuori, se lo faccio uscire …si perde …si spaventa perché sente un rumore, scappa via e non torna più! …si allontana inseguendo una farfalla e non riesce più a ritrovare la strada di casa.”
Osservare Leila annusare a lungo l’aria con le vibrisse in movimento, appena varcata la soglia della porta di casa, vedere le sue zampe che goffamente riprendono confidenza con l’erba dopo mesi in cui hanno calpestato solo pavimenti e tessuti e spiarla mentre si rotola compiaciuta sul selciato impolverato e sulla terra appena zappata, oltre a strapparmi mille sorrisi, mi porta a fare alcune considerazioni circa l’esperienza sensoriale che vive Mr.G nelle sue prime “uscite”.
Un giovane gatto che ha vissuto i suoi primi 7-10 mesi dentro le confortevoli mura domestiche e mette per la prima volta il muso fuori dalla porta, viene inondato da un vero e proprio bombardamento di stimoli, che rischierebbero di mandare in overload il suo raffinato sistema percettivo, un po’ addormentato dal piattume domestico, se non venissero rielaborati con tutta la calma e la meticolosità richieste dalla mente felina. E il nostro Mr.G questo lunghissimo tempo necessario per processare questi dati in modo adeguato se lo prende tutto; da bravo predatore solitario non si fida di nessun “suggerimento” esterno e ogni millimetro che percorre al di là della soglia di casa deve mapparlo e indagarlo personalmente con il suo microprocessore sensoriale di ultima generazione.
Ecco spiegato perché il nostro Ninja baffuto non perderà mai la strada di casa, il suo è un tom tom infallibile, se gli vengono lasciati i tempi e le modalità feline di aggiornamento. Inoltre pensare di “aiutarlo” portandolo fuori in braccio, nel trasportino o con il guinzaglio (argomento che meriterebbe un intero articolo di approfondimento) e un falso mito, figlio di un sentire e di un bisogno di controllo strettamente umano, distante anni luce dalla necessità felina di essere totalmente autonomo nel mappare attentamente tutto lo spazio che lo separa dalla “tana” per poter ritrovare in autonomia la strada di casa, nel caso si presentasse un pericolo dal quale fuggire o che lo costringesse a rimanere nascosto per un certo tempo.
Durante la sua primissima uscita Leila non si è sparata fuori ai 2000, correndo come una pazza in giro per il giardino dietro a lucertole o foglie volanti, ma è rimasta per circa 40 minuti sdraiata davanti alla porta, lasciata socchiusa con un fermaporta, per permetterle di rientrare a sua discrezione. Quindi ha iniziato a perlustrare con circospezione intorno all’ingresso di casa, allontanandosi di pochissimi metri e rimanendo sulla passerella in cemento che circonda il perimetro della casa, per poi rientrare e andare ad accoccolarsi sulla sua sedia preferita di controllo all'ingresso e concludendo con una lunga dormita ristoratrice la sua prima intensa esplorazione in esterno.
Durante la sua seconda uscita, il giorno seguente, si e spinta a perlustrare i cespugli vicini all’ ingresso, rimanendo infrattata e mimetizzata sotto uno di essi per quasi un oretta, studiando la situazione nei dintorni da un nascondiglio sicuro.
Solo alla terza uscita si è spinta fino in fondo al giardino, nell’orto dove io stavo legando i pomodori, incoraggiata dalla presenza di Asia, la canetta che vive stabilmente con noi da circa un mesetto e dalla mia voce che ogni tanto la invitava con un fischio particolare, che è il nostro codice familiare di richiamo. E rimasta con noi tra i filari di pomodori e zucchine per un po’ e poi ha iniziato a fare piccole esplorazioni nel fossato dietro l’orto, ritornando periodicamente alla “base”, con una sorta di “movimento a stella”, che come abbiamo già visto, e la tipica modalità esplorativa del gatto nell’ambiente, la stessa che viene utilizzata dai gattini nelle prime perlustrazioni fuori dalla tana. Finite le mie attività agricole, io e Asia ci siamo avviate verso l’ingresso di casa per rientrare e Leila ci ha seguite, guidata e rassicurata dal nostro fischio».
Concludendo, appare quindi evidente come le frasi che caratterizzano l’immaginario popolare circa tempi e modalità della prima uscita in esterno di un gatto casalingo, risultino ben distanti dalla realtà del vissuto e dell’agire felino. Di cosa ci parlano quindi queste credenze popolari? Di reali predisposizioni-incapacità-caratteristiche etologiche del gatto come specie o di quel gatto nello specifico o piuttosto di emozioni-trasposizioni di un sentire umano? Con questo piccolo spunto di riflessione vi salutiamo e vi diamo appuntamento alla prossima puntata baffuta dove finiremo di analizzare altri “detti popolari” circa le uscite fuori casa dei nostri Mr.G.
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