Allarme alcol fra i minorenni
Andrea Del Bue
«Stasera la prendiamo enorme». Che cosa? La sbronza. È tutto premeditato: sabato sera, i ragazzi si preparano sui banchi di scuola per una bevuta colossale, con conseguenze mai troppo calcolate. Il nuovo modo di ubriacarsi è il «binge drinking»: bere molto, in poco tempo. «Poca spesa e tanta resa», dice un ragazzo, nessuna paura e nessun pelo in viso. A bere in questa maniera, ossessionata e compulsiva, sono il 22% dei ragazzi e il 10% delle ragazze tra i 13 e i 24 anni. Dati allarmanti che vengono ampiamente confermati alla prova sul campo. Sabato sera a Parma, in compagnia di ragazzi giovanissimi: teenager tra i 15 e i 19 anni. Si parte con una cena a casa dell’amico che ha i genitori fuori: è qui che inizia lo sballo.
«Si prendono degli alcolici al supermercato e si comincia a riempirsi», racconta uno di loro. Vodka lemon, gin tonic, coca rum: facili e veloci da preparare. Uno, due ciascuno, talvolta anche tre: «Ti assicurano di essere già ubriaco una volta che sei fuori: con pochi euro hai già raggiunto l’obiettivo», racconta un altro ragazzo, da poco maggiorenne. Verso le 23 è ora di uscire. La compagnia si allarga: si aggiungono ragazzi completamente sobri. «Ancora per poco», se la ridono. Vogliono la basa tutta e subito. «Le strade sono due – approfondisce un giovane -: o bevi due cocktail, uno dietro l’altro, oppure ti fai 6 o 7 shot in fila. Il risultato è lo stesso: dopo sei fuori».
Ecco spiegato il «binge drinking». Shot, shottino, chupito, cambia il nome, ma non la sostanza: bicchierini riempiti al colmo di superalcolici, colorati e con nomi accattivanti, che vanno per la maggiore tra i giovanissimi. Complice anche il costo: si trovano anche a un euro a shot.
In centro a Parma ci sono due locali che lavorano molto con i chupiti: uno in via Mazzini, uno in via d’Azeglio. Del fatto che sia vietato vendere alcolici ai minorenni non importa: ci sono le code di ragazzi giovanissimi in attesa del proprio giro «alla goccia». Nessun barista chiede l’età, tanto meno i documenti.
Una compagnia finisce in piazzale Borri; siedono in compagnia, si passano una canna. Intanto si decide dove andare a far mattina. Nei discorsi che fanno, c’è molto sesso. «Si beve tanto per essere più disinibiti con le ragazze - spiegano alcuni giovani intenti a rollare -. Le ragazze sono facili, non ci vuole tanto. Si va nei bagni, o fuori, per qualche gioco erotico, oppure proprio per fare sesso». Proviamo a buttare lì la questione dell’utilizzo del preservativo e uno di loro ci ferma: «Non perdi una scopata perché non hai il preservativo».
Gli amici - e le amiche - approvano. L’approccio, in discoteca, è posteriore: «Individui la ragazza che vorresti farti, le balli un po’ dietro, facendoti sentire ma non troppo e aspetti l’approvazione delle sue amiche, le uniche che ti guardano. Se c’è la loro approvazione, lei si gira un po’ e si può iniziare a limonare».
Cioè a baciarsi alla francese. Qui una ragazza, 17 anni, interviene: «I ragazzi non ci sanno fare - precisa -: ci provano strusciandosi in maniera indecente, fanno schifo. E puntano quelle più ubriache perché sanno che non hanno difese, quindi ci staranno».
La serata prosegue in una popolare discoteca in provincia. Sono le 2 e c’è già qualche giovanissimo per cui la serata finisce. Un ragazzo, all’esterno del locale, viene sostenuto dagli amici, dopo aver rimesso l’intera serata a base di fiumi d’alcol. A pochi metri alcuni genitori in attesa dei propri figli, che vedono tutta la scena: non muovono ciglio, quasi fossero abituati.
Per molti, però, la serata è appena iniziata. Di fianco al locale c’è un bar. Dietro il bancone, in bella vista, il cartello: «Divieto di vendita di alcolici ai minori 18 anni».
A chi ha compiuto i 16, secondo una controversa interpretazione della norma, lo somministrano. I ragazzini, quelli più giovani, entrano con la carta d’identità alla mano. Qui va forte il chupito «4 bianchi»: gin, rum bianco, vodka e triple sec tutti insieme. Uno tira l’altro. All’ingresso della discoteca bisogna mostrare il documento. Con i 16 anni compiuti dentro potrai ordinare alcolici, altrimenti ti fanno un segno sulla mano che significa che non puoi bere.
«In realtà tutti fanno ordinare all’amico più grande – spiega un addetto alla sicurezza -. Il vero problema è che noi non possiamo più dire niente ai ragazzi: reagiscono aggressivi, millantano un padre avvocato pronto a denunciare. Talvolta, all’ingresso, ci sono genitori che spingono perché i propri figli possano entrare anche se sono giovanissimi. Qualche ragazzo falsifica i documenti: si presentano con fotocopie con date di nascita o foto modificate». Dentro, tutti al bancone e ancora chupiti per una lunga notte che sembra non finire mai.
GLI ESPERTI: «UNA PIAGA SOCIALE»
Una piaga sociale, che solo all’apparenza non fa danni tra i giovanissimi. A confermare che l’alcol è un problema grande e attuale è Cristiana Di Gennaro, medico internista del Centro di Alcologia Clinica e Sperimentale dell’Unità Operativa Clinica e Terapia Medica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma: «L’alcol rappresenta la sostanza psicotropa più diffusa tra i giovani, il cui abuso è diventato uno dei principali problemi di salute pubblica – spiega l’esperta -. Sono circa 61 mila gli alcol dipendenti presi in cura dal Servizio Sanitario Nazionale: l’1% di essi ha un’età inferiore ai 19 anni e il 10% ha un’età compresa tra 19 e 29 anni».
Bere, se fatto con moderazione, può essere un piacere. Ma tra i giovani, bere significa spesso eccedere, sballare: «Una moda attuale è il cosiddetto “binge drinking”, cioè bere compulsivamente 4 o 5 bicchieri di seguito fino allo stordimento – spiega la dottoressa Di Gennaro -: lo pratica, specie nel fine settimana, il 22% dei ragazzi e il 10% delle ragazze tra i 13 e i 24 anni. Inoltre, non va dimenticata l’associazione dell’alcol con gli energy drink, bevande ad alto contenuto di caffeina (ogni lattina ne contiene circa da 50 a 500 mg, ndr), che provocano effetti devastanti soprattutto su pressione arteriosa e riassorbimento dell’osso negli adolescenti».
I giovani, insomma, esagerano, e gli esperti confermano: i casi di coma etilico tra gli adolescenti sono in aumento. «Sono sempre più frequenti tra i giovani - dice la dottoressa Di Gennaro –, cioè in quei soggetti non ancora tolleranti, in quanto non ancora dotati di un maturo corredo enzimatico deputato alla metabolizzazione ed eliminazione dell’alcol».
L’alcol, inoltre, sembra essere entrato nella dieta di alcuni, attraverso il fenomeno della «drunkoressia»: «Si beve per dimagrire: un cocktail al posto di una pizza o di un dolce, e successivamente si riducono i pasti per poter bere di più – sottolinea la specialista -. La “drunkoressia” è tipica delle ragazze giovanissime: nasce come comportamento di emulazione e solo in un secondo tempo subentra la volontà del controllo del cibo».
a.d.b.