Disturbi dell'apprendimento: quando imparare può diventare un rompicapo
Manca poco alle pagelle del primo quadrimestre: chi ha figli a scuola avrà senz’altro sentito parlare di dislessia, discalculia, disgrafia e disortografia. Cioè, di disturbi specifici dell’apprendimento, o DSA. C’è chi di fronte alle difficoltà scolastiche dei propri figli si chiede se non sia il caso di approfondire cercando aiuto, e chi invece ritiene che la crescita farà superare ogni ostacolo. Chi ha ragione e, soprattutto, come comportarsi? Risponde Silvia Zanotti, neuropsichiatra infantile e referente DSA dell’Ausl Parma.
«Le difficoltà si presentano sin dall’approccio al codice scritto: il DSA si rende manifesto quando un bambino, esposto a un normale iter scolastico per almeno due anni, non sviluppa, o sviluppa in maniera incompleta, la capacità di identificare in modo automatico la parola scritta - spiega Zanotti -. Questi bambini presentano una lettura lenta e poco accurata, una scrittura gravata da persistenti errori, e magari hanno difficoltà nel calcolo mentale e scritto. Vengono spesso descritti come pigri e svogliati».
La realtà è ben diversa e l’attenzione deve essere massima. «Intanto, la presenza di un altro familiare affetto da DSA dovrebbe allertare i genitori rispetto a un maggiore rischio di incidenza del disturbo», afferma l’esperta. L’identificazione della dislessia prima dell’inizio della scolarizzazione, tuttavia, è piuttosto incerta. «Occorre invece considerare che, in epoca prescolare, il DSA può, in una percentuale compresa tra il 15-19%, essere preceduto da un ritardo o un disturbo nella strutturazione del linguaggio orale, verosimilmente condizionata da una disfunzione nella capacità di percepire i singoli suoni della parola - avvisa Zanotti -. In un’ottica di prevenzione, i nostri servizi sono da anni molto attivi nell’identificazione precoce e nella presa in carico riabilitativa logopedica dei disturbi del linguaggio».
La diagnosi prevede, preliminarmente, l’esclusione di deficit di natura cognitiva, neurologica, sensoriale (vale a dire uditiva e visiva) e psichiatrica. «Devono essere altresì escluse tutte quelle condizioni di difficoltà di apprendimento attribuibili a fattori esterni più generali: mancata o incompleta conoscenza della lingua dell’istruzione scolastica, ad esempio, o un percorso scolastico irregolare e/o discontinuo», spiega Zanotti. Che aggiunge: «La valutazione prevede poi la somministrazione di prove standardizzate e differenziate per fascia d’età, il cui scopo è misurare l’efficienza delle singole abilità di lettura, scrittura e calcolo relativamente ai parametri di rapidità e correttezza».
«La diagnosi è multi professionale: serve un’equipe composta dal medico neuropsichiatra infantile e/o dallo psicologo dell’età evolutiva e dalla logopedista», spiega Zanotti. Sono in pratica previsti, secondo la normativa nazionale e regionale, protocolli diagnostici e di presa in carico terapeutica e riabilitativa, oltre che protocolli operativi integrati con le istituzioni scolastiche.
«A seguito dell’emanazione della legge 170/2010 in materia di DSA in ambito scolastico, le scuole della provincia di Parma sono impegnate nell'individuazione precoce di difficoltà di apprendimento predittive di DSA, attraverso prove nel corso del 1° e 2° anno della primaria, cui seguono attività di potenziamento didattico».