Spagnoli: «Vincente l'idea del Petit Tour»

Artista e intellettuale, Stefano Spagnoli è stato anche assessore alla Cultura nella prima giunta Ubaldi. L'inventore del «Mercante in fiera» ripercorre le tappe principali del suo progetto come proposta ancora attuale per aiutare Parma a ripartire. Prende le mosse dalla battuta del sindaco Federico Pizzarotti sui «quindici anni perduti» (scritta nei giorni scorsi su Fb in riferimento alle passate amministrazioni, ndr) per alcune riflessioni tra passato e futuro. «Sempre più certo di sapere di non sapere, mi permetto di suggerire alla più alta e affrettata carica cittadina il ragionevole sospetto della ubiquità dell’umana insipienza - dice ironicamente Spagnoli -. Principale dovere, oltre a quello della subdola conciliazione del pubblico interesse con quello privato, dell’amministratore organico è quello della verifica attenta della storia e dei progetti dei passati governi. E’ quello che con modestia e umiltà affrontai con l’aiuto di eccellenti collaboratori dell’assessorato prima di varare il mio intimo programma culturale. Quello di una città che solo con i suoi patrimoni storico-artistici, i suoi sapori, i suoi suoni potesse diventare evento».

Spagnoli prima di tutto ricorda l'intento di fondo, quindi sottolinea l'importanza di avere un filo conduttore e una visione lunga: «Si trattava faticosamente di coniugare la forte domanda da parte dei mercanti e delle organizzazioni turistiche di effimero (eventi temporanei) con l’ingentissimo impegno della concretezza del recupero e dei restauri dei nostri beni più “alti”. Per l’organizzazione dell’effimero furono anni di fitto e duro lavoro: la fine del Millennio, il Centenario Verdiano con l’avvio del Festival, l’impegno internazionale della mostra sul Parmigianino (attesa da 50 anni), la filiazione simultanea di quella del Correggio. E poi una miriade di eventi teatrali, cinematografici ed espositivi che scossero Parma dal suo placido provincialismo. E i festival. Quello naturalmente Verdiano, oggi così pericolosamente languente, il Jazz, Controtempi, il Festival Barocco, Traiettorie, la Poesia, la Danza, Imagine, Burattini e via dicendo. Oltre al sostegno all’intensa progettualità teatrale pari a una piccola Lione. In più l’elaborato e faticoso passaggio in Istituzione delle Biblioteche e in Fondazione del Teatro Regio, evoluzioni necessarie per agevolare il loro sviluppo e ammodernamento…. ma maggiormente a cuore mi stava l’impegno della concretezza. Nel mio primo giorno da assessore in giunta mi sono esibito, impacciatissimo, con l’accorata esortazione al collegio di una rapida definizione delle casse d’espansione della Parma e ad un altrettanto rapido “salvataggio” del moribondo Parco Ducale. A questo proposito, che fine ha fatto l’evidentemente disatteso protocollo d’intesa con Cariparma che doveva garantirne la rigorosa manutenzione? L’obiettivo era quello di dare organicità e fascino ad un “Petit Tour” che avrebbe accompagnato il cittadino e soprattutto il foresto alla scoperta di una città Wunderkammer capace di offrirsi generosamente con tutte le sue cose più belle in una “promenade” di pochi chilometri».

Un «tour» dunque, ossia un filo conduttore, per far sì che il turista potesse, in senso fisico e ideale, assaporare tutte, ma proprio tutte, le bellezze di Parma: «Partendo dalla Casa della Musica (restaurata in tempi da record) e dalla chiesa di San Francesco fino alla preziosa chiesa di Santa Maria delle Grazie - continua Spagnoli -. Godendo del più bel Romanico del mondo, del Correggio e del Parmigianino, delle vestigia napoleoniche e ducali, di un teatro unico come il Farnese, della magnifica quadreria della Pilotta e di una biblioteca deliziosa. Nel percorso, tre zone d’ombra e tre straordinarie opportunità: il San Paolo, potenziale contenitore delle storie e delle collezioni minori della città, recupero in parte avviato con la nuova Pinacoteca Stuard, l’incantato museo dei Burattini (una preghiera: “Non lo si sposti! Per l’amor del cielo. L’allestimento del bravo architetto milanese Gianantonio Malacrida, è stato studiato secondo criteri anamorfico-catrottici intimamente legati allo spazio). La perfezionabile Galleria di San Lodovico. Il voluminoso e dettagliatissimo progetto fu approntato dagli uffici del mio assessorato sotto l’attento controllo dell’ottimo Francesco Barocelli, e destinava il contenitore a divenire un ideale museo della città arricchito dalle raccolte universitarie, bancarie e religiose. Mi auguro che non diventi un Palazzo della Mortadella. Il Palazzo del Governatore, infine, restaurato, cablato tecnologicamente e arredato doveva rappresentare non solo il luogo d’incontro e proposta delle Istituzioni culturali della città, ma un vero e proprio invito alla Modernità. Una macchina polivalente, formativa, divulgativa ed intrattenitiva nella quale affrontare l’intimo rapporto tra tecnica e cultura».

«Avevo inserito nel progetto del Governatore una trentina di idee per rassegne antigoldininiane e tese a spiegare piacevolmente la fondamentale sinergia tra arte, economia e società. Anche il Palazzo pare stia esalando gli ultimi respiri. Altro atto mancato quello dolente dell’Ospedale Vecchio votato ad un'ideale “Cittadella della Carta” funzionale alla rivitalizzazione di un quartiere declinante e all’affermazione forte della città della poesia, della scrittura, della grafica e della grande tipografia. Anni di lavoro intenso andati a ramengo per un mal compreso progetto di finanziamento privato e di un fronte del “no” fatalmente devastante. Povera immaginifica crociera, ponte ideale tra l’Oltretorrente e l’Arcadia dell’ancora abbandonato Parco Ducale, costretta alla gelida tenebra del disfacimento».

Infine una riflessione generale: «Tutti sembrano rimuovere il dovere alto della conservazione e in esso anche l’opportunità dell’indotto generoso del “Petit Tour”. E non avremmo bisogno, ripeto, di grandi e costosi eventi per rendere più attrattiva la città, solo un buon budget col quale promuovere sistematicamente la città “Wunderkammer” coi suoi sapori, i suoi suoni e i suoi mercati, compreso quello delle fiere antiquarie internazionali che ho inventato e fatto crescere per un territorio che non le ha mai organicamente sfruttate».

In estrema sintesi, Parma ha tutto per attrarre turisti e soddisfare i palati raffinati dei parmigiani stessi: «Buon cibo, belle arti e buona musica. Anche il Teatro Regio che abbiamo rigenerato con sforzi e tensioni inusitati rischia l’afonia. Già in anni meno difficili in consiglio di amministrazione esortavo musici, contabili e politici a considerare una chirurgia coraggiosa: quella di sposare in un unico bilancio quelli della Stagione e del Festival per generare un solo Festival più concreto ed espressivo. La fiera delle vanità si sarebbe trasferita naturalmente nelle Prime del Festival Verdi non aulico e meneghino, ma propositivo ed innovativo come una vera e propria officina musicale alla ricerca di nuove vocalità e di nuovi estri armonici».

La formula amministrativa essenziale, attuale tuttora, era quella delle tre C: «Coordinamento, Cooperazione, Comunicazione. Non facilmente applicabile ad un governo cittadino che rimuove il passato cancellandone anche le eredità migliori e che si vanta di non spendere in trasferte e costi di rappresentanza in questa oscura fase che dovrebbe vedere sindaci e assessori a caccia di risorse un giorno sì e l’altro pure nella babele romana e in quella regionale».

Per chiudere una triste ammissione: «Tornando, qualche giorno fa, da un fine settimana nella magnifica e conviviale Bergamo ben caricati dalla visita alla bella e ben restaurata Accademia Carrara e da un’eccitante mostra di Kasimyr Malevic, sbarcati in una notturna e spettrale via Mazzini, mi è venuto il “magone”».r. c.