Addio a Benassi, l'autodemolitore
«Non muoio neanche se mi ammazzano». Ebbene, queste parole - chiave sulla voglia di vivere, inno alla vita frutto dell’inarrivabile penna di Giovannino Guareschi -, si possono sicuramente adattare al carattere forte e roccioso di Leonardo Benassi, morto nei giorni scorsi all’età di 76 anni dopo lunga malattia. Benassi, nota e stimata figura di imprenditore cittadino, fondatore 53 anni fa dell’omonima azienda di autodemolizioni di Ponte Taro, era nato a Calestano. Appartenente ad una patriarcale famiglia contadina del posto, undici fratelli, nell’immediato dopoguerra, Leonardo, decise di fare la valigia e salutare il proprio paese per approdare in città. La voglia di lavorare non gli mancava certo e nemmeno quel carattere grintoso e forte che lo accompagnò tutta la vita anche nei momenti bui della malattia che ha sopportato con la tempra di quegli uomini d’una volta dei quali, purtroppo, si sono perse le tracce. Leonardo, infatti, univa alla sua grande capacità lavorativa, anche lungimiranza, onestà e quelle doti manageriali necessarie per fare crescere un’azienda, ora guidata dal figlio Marco unitamente al socio Sergio, e farla divenire leader nel proprio settore. A fianco di un grande uomo, solitamente, c’è una grande donna e, a Benassi, è andata proprio così. La moglie Franca, oltre essere stata l’adorata compagna della sua vita, lo ha affiancato anche nel lavoro con una presenza sempre molto discreta ma indispensabile. Nel 2013, Leonardo, subì un drammatico incidente che gli minò in modo irreversibile la salute. Da quel momento sul suo roccioso fisico si abbatterono tantissimi disturbi che lo provarono seriamente. Ma Benassi non si arrese mai. Da buon alpino (aveva prestato il servizio militare nelle «penne nere» come ogni montanaro che si rispetti) seppe affrontare e guardare in faccia il male coniugando alla perfezione la straordinaria frase di Guareschi. Chi lo ha assistito nelle ultime ore sul letto dell’ospedale ha avuto la netta sensazione di trovarsi di fronte ad un guerriero antico il cui fisico ad, un certo punto, ha dovuto soccombere. Ma il suo spirito no. Nella sua residenza di Madregolo, immersa nella campagna, aveva creato il suo «mondo piccolo» coltivando l’orto, il giardino ed il frutteto, badando pure a quegli animaletti come galline, oche, asinelli, pony e cavalli che popolavano questo polmone verde. Persona profondamente generosa, testimoniava questa dote nelle grandi e piccole cose. Infatti, la sua produzione ortofrutticola, la donava spesso e volentieri ad amici e parenti con quello slancio e quella spontaneità che lo fecero amare da tantissime persone che ora lo piangono unitamente ai suoi familiari. I numerosissimi attestati di affetto e di amicizia giunti alla famiglia ne sono stati la più chiara testimonianza. Era legatissimo ai suoi cari: alla moglie Franca, al figlio Marco, alle figlie Roberta ed Annalisa ed all’adorato nipotino Filippo di 3 anni e mezzo. I funerali si svolgeranno domani alle 9.30 nella chiesa di Madregolo indi per il Tempio di Valera.