«Carramba che sorpresa» al Polo Nord
Alessandro Merlini
Parmensi che si ritrovano ai confini del mondo per uno strano capriccio del destino. Potrebbe sembrare un’esagerazione e invece è tutto vero.
Dimenticatevi per un attimo sole, spiagge e quel mare temperato che in questo inizio di primavera cominciamo a sognare. Fatto? Adesso immaginate l’ultimo centro amministrativo del genere umano prima del Polo Nord con una temperatura percepita, grazie al vento, intorno ai -25°C ed una media annuale di -6°C.
Un posto dove dalla fine di ottobre alla metà di febbraio il sole non sorge mai e dalla metà di aprile fino a fine agosto splende 24 ore su 24.
Ora dovreste avere, più o meno, un’idea delle vacanze di marzo del 31enne di Polesine Matteo Sergenti e del coetaneo salsese Filippo Dalla Ghirarda che come meta del loro viaggio hanno scelto Longyearbyen, capoluogo delle isole Svalbard nel Regno di Norvegia.
Entrambi appassionati di fotografia, il duo è avvezzo a viaggi in posti sperduti.
«Ci piacciono il freddo e i luoghi avventurosi – spiega Matteo – quelli incontaminati raggiunti solo da pochissime altre persone». Mai si sarebbero immaginati che tra quelle pochissime altre persone ci sarebbero stati anche il consigliere di minoranza di Salso, il fidentino, Andrea Fellini e la moglie Ombretta Capellini, dipendente del Comune termale.
I quattro si conoscono in occasione di una «passeggiatina» di quattro ore in montagna.
Una prima brevissima presentazione si svolge sul pulmino diretto al punto di partenza. «Abbiamo cominciato a parlarci in inglese – ricorda Andrea – per poi scoprire che eravamo tutti italiani».
Dopo un’ora di camminata è Matteo che si accorge che la loro parlata aveva qualcosa di familiare: «Subito non volevo crederci ma l’inconfondibile accento del nostro territorio non lasciava alcun dubbio. Abbiamo trascorso la camminata insieme, parlato e scovato amicizie in comune. Poi ci siamo salutati, loro avevano le motoslitte ad attenderli».
L’esperienza di viaggio delle due coppie è stata in effetti molto diversa.
Matteo e Filippo, oltre al trekking, hanno optato per un’escursione sulle slitte trainate dai cani e visitato il Museo delle spedizioni polari. Là hanno scoperto che le coincidenze non erano finite. La moglie della guida che li aveva accompagnati nella camminata lavorava al museo come responsabile, «ha capito che eravamo italiani e ci ha detto di avere i nonni paterni originari di Sala Baganza. Incredibile».
Più intesa invece l’esperienza di Andrea e Ombretta: in 5 giorni 300 chilometri sulle motoslitte con un gruppo di altri 9 turisti, mangiando cibo liofilizzato, allestendo il campo base e organizzando turni notturni per difendersi dagli orsi bianchi.
«Disponevamo in cerchio le motoslitte e avevamo un sistema di allarme costituito da un filo da pesca fissato a paletti piantati sulla neve. Se l’orso arrivava e toccava il filo, partiva un razzo di segnalazione».
Durante il viaggio però nessun avvistamento, solo l’ultimo giorno il solitario animale si mostra al gruppo mentre è intento a cacciare foche. «Un’esperienza che consiglio e che mi ha lasciato tanto dal punto di vista emotivo. Volevamo scoprire una parte del nostro pianeta totalmente selvaggio e la sensazione di essere sul tetto del mondo», chiarisce Andrea.
«Da fare almeno una volta nella vita ma c’è troppo freddo. Di certo non mi lamenterò mai più della nebbia della Bassa», conclude Matteo.
Ultima curiosità: a Longyearbyen ha sede anche il «Deposito sotterraneo globale dei semi di Svalbard», dove sono custoditi oltre 10 mila diversi semi da tutto il mondo per preservare le specie vegetali da eventuali estinzioni.
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