Colla: «Pagherò per quello che ho fatto»
Georgia Azzali
L'hanno trovato poche ore dopo l'orrore. Luigi Colla vagava con la sua bici non lontano da via Sidoli. Dalla casa del martirio di Elisa Pavarani. La donna che fino all'ultimo, pur tra mille dubbi, ha deciso di ascoltare la sua voce. Quando si è visto davanti i carabinieri, Colla smozzica qualche parola. Nulla più che un balbettio. E' confuso, sotto choc. Ma poco dopo, quando si siede davanti agli inquirenti per il primissimo interrogatorio, parla. Non sceglie il silenzio e non cerca giustificazioni grossolane per quella brutalità davanti agli investigatori e al pm Umberto Ausiello. Nulla trapela sul verbale dell'altra notte. Nemmeno il suo difensore, Matilde Rogato, vuole raccontare il faccia a faccia che ha tentato di ricostruire quel sabato pomeriggio, di scavare nelle ragioni di quella atrocità. Ma Colla, 42 anni, si è lasciato andare a una serie di ammissioni. E ha piena consapevolezza di ciò che è avvenuto. «Pagherò per quello che ho fatto», ha detto sostanzialmente davanti agli inquirenti, dopo aver messo insieme alcuni tasselli di quel giorno. Non una richiesta di perdono. Non è il tempo, ammesso che quel momento maturi. Ora parrebbe un appello falso, volgare. Tuttavia - secondo le prime indiscrezioni - Colla non avrebbe tentato di accampare scuse assurde per la morte di Elisa, tre anni meno del suo ex fidanzato.
L'udienza di convalida
La fidanzata che aveva chiesto una «pausa» dopo tredici anni. Resta da capire cosa sia accaduto dopo che la donna è entrata in casa, nell'appartamento dell'uomo, in largo Guido Carli, e in cui lei andava a passare il weekend. Forse l'ennesimo no alla richiesta di voler far ripartire una storia ormai logora. Una discussione, e poi lui che prende quel coltello da cucina e lo affonda nell'addome della donna. L'ipotesi più plausibile, ma anche la più scontata. Gli investigatori per ora si lasciano sfuggire ben poco sulla trama di quell'incontro nell'appartamento della Corte Sidoli. C'è un appuntamento decisivo dietro l'angolo: il pm Ausiello ha preparato la richiesta di convalida del fermo. E ora il gip (giudice per le indagini preliminari) avrà 48 ore di tempo per decidere e - soprattutto - depositare l'ordinanza di custodia cautelare, in modo che Colla rimanga dietro le sbarre. Fino al tardo pomeriggio di ieri le parti non avevano ancora ricevuto alcuna convocazione, per cui è probabile che l'udienza di convalida venga fissata per domani, o tutt'al più - se si volessero accelerare al massimo i tempi - nel pomeriggio di oggi. E sarà quella la prima occasione che avrà Colla per confrontarsi con un giudice. Per poter ricostruire nel dettaglio le ore nella casa di largo Carli. Ammesso che decida di parlare, perché la legge gli consente di avvalersi della facoltà di non rispondere.
Autopsia e aggravanti
Ma se l'udienza di convalida del fermo è sempre un passaggio fondamentale, l'autopsia sarà cruciale. L'incarico è stato affidato ieri pomeriggio al medico legale Edda Guareschi, ma l'esame sarà effettuato oggi. La famiglia di Elisa ha scelto come consulente Nicola Cucurachi, mentre la difesa di Colla per ora si è riservata la nomina di un professionista. Quei fendenti (forse quattro) all'addome sono una certezza, ma al di là del numero esatto bisognerà stabilire se è stato un colpo in particolare a causare la morte immediata, oppure se la donna è rimasta per un tempo più o meno lungo agonizzante. Un punto decisivo, l'orario del decesso. Non solo per mettere insieme le tessere di quel pomeriggio, ma anche per la posizione di Colla. Perché è chiaro che se si dovesse appurare che Elisa è stata abbandonata in quella casa molto tempo prima di morire (per dissanguamento), le responsabilità dell'ex fidanzato potrebbero ulteriormente aggravarsi, o quantomeno Colla potrebbe giocarsi la possibilità di eventuali attenuanti. Sul fronte delle aggravanti, invece, la procura pare stia valutando quelle dei futili motivi (o abietti) e della minorata difesa. Più complicata la strada della premeditazione di fronte a un omicidio con un coltello che era già in casa, a meno che non si trovino riscontri granitici all'ipotesi che l'uomo abbia organizzato un «agguato» nei confronti della donna. Nodi da sciogliere. Incrociando risultati investigativi e risposte che verranno da quelle ferite sul corpo di Elisa.