La bomba nella fioriera
Laura Frugoni
L'ordigno c'era davvero. Una bomba carta assai rudimentale, in verità, ma abbastanza per scatenare un gran scompiglio nel primo tratto di via Jenner, sabato pomeriggio invaso da uno spiegamento di poliziotti e artificieri arrivati di gran carriera da Bologna.
Il pacco bomba era infilato in una fioriera condominiale: sul marciapiedi davanti al palazzo al civico 3 ce ne sono tre una in fila all'altra. Chi ha messo lì l'ordigno avvolto in un sacco di plastica probabilmente pensava di averlo nascosto bene (ficcato nell'angolo del vaso e mimetizzato dal cespuglio della pianta), ma non abbastanza: è stata la titolare del negozio di parrucchiera che s'affaccia proprio su quel tratto di marciapiedi a notarlo. Era uscita a fumare una sigaretta, ha scorto l'involucro e qualcosa che l'ha spaventata (dal sacchetto spuntavano alcune micce da innesco) e ha lanciato l'allarme.
Volanti, squadra mobile, scientifica, Digos: sono arrivati un po' tutti sabato in via Jenner e sono rimasti lì per ore. Il tratto di strada è stato transennato: mentre si avviavano le prime verifiche per capire quanto fosse pericoloso il contenuto di quel pacco, s'è atteso l'arrivo degli artificieri dal capoluogo, che infine hanno rimosso l'ordigno.
L'indagine è stata presa in carico dagli uomini della Squadra mobile. Cosa c'era in definitiva dentro quel sacchetto? Un mazzo di petardi «magnum» legati insieme con del nastro isolante: grandi come una canna di fucile, riconoscibili per il colore scarlatto, all'interno contengono una miscela a lenta combustione e quindi la polvere esplosiva vera e propria. Se esplodono che danni fanno? Ovviamente dipende dalla quantità dei «magnum» assemblati insieme, ma le cronache sono piene di storie finite male per chi si è trovato a maneggiarli. Ragazzi ridotti fin di vita proprio per aver voluto sperimentare un nuovo «gioco», dopo aver scovato le istruzioni su Internet per costruire la bomba fai da te.
In quel tratto di via Jenner non c'è l'ombra dei tradizionali «obiettivi sensibili» nel mirino dei dinamitardi. Giusto un bar, un paio di negozi, un condominio popoloso. La gente che abita e lavora qui è stupefatta. Chi ce l'ha messa la bomba? Un esaltato, un ragazzino terribile, un pazzoide che voleva (come minimo) spaventare qualcuno? L'ipotesi che si sia trattato di una delirante bravata resta tra le principali al vaglio degli investigatori. Ma non certo l'unica.