Lubitz: "Un giorno tutti sapranno il mio nome"

«Un giorno farò qualcosa che cambierà completamente il sistema, e tutti conosceranno il mio nome e se lo ricorderanno»: Andreas Lubitz aveva pronunciato queste parole parlando con l’allora fidanzata, che oggi si confida con Bild. Si arrabbiava parlando di lavoro: «Troppo poco denaro, paura per il contratto, troppa pressionè'.

 Privatamente esce l’immagine di un uomo gentile: «Durante i voli era una persona carina e aperta. Privatamente era molto tenero, un uomo che aveva bisogno d’amore. Era una brava persona, in grado di essere tanto dolce. Mi regalava fiori», racconta sotto anonimato la ventiseienne, che fa l’assistente di volo. Poi il quadro cambia: «Abbiamo parlato sempre molto anche di lavoro e in quei frangenti era un’altra persona. Si arrabbiava per le condizioni in cui dovevamo lavorare. Troppo poco denaro, paura per il contratto, troppa pressione».
Secondo la giovane Lubitz aveva già in mente per questo un gesto eclatante: «Da quando ho sentito del disastro mi torna sempre in mente una frase che ha detto. 'Un giorno farò qualcosa che cambierà l’intero sistema e tutti allora conosceranno il mio nome e se lo ricorderannò. Non ho mai capito cosa intendesse, ma ora ha un senso».
La relazione è durata cinque mesi, in cui i due hanno spesso volato insieme e condiviso stanze d’hotel nascondendo la relazione ai colleghi, racconta Bild. «Ci siamo conosciuti l'anno scorso su un volo, ci siamo scambiati i numeri di telefono e siamo rimasti in contatto. Di lì le cose sono cresciute, ma non ho mai voluto che diventasse ufficiale. Per questo ci incontravamo in hotel, perchè non mi piace mischiare l'amore con il lavoro».

Testimone: anche in volo andata Lubitz resto' solo
Michael F. aveva volato con lo stesso equipaggio quella mattina
Anche nel volo di andata da Duesseldorf a Barcellona Andreas Lubitz restò solo ai comandi. E' quanto racconta un passeggero di quel volo Michael F che da allora ogni notte da martedì si sveglia sopraffatto dal terrore: "perchè non ha fatto precipitare il volo in cui sedevo io?»
Michael, 45 anni, racconta al tabloid Bild, che quella mattina maledetta è volato da Duesseldorf a Barcellona con lo stesso equipaggio e lo stesso aereo che Lubitz ha poi fatto schiantare sulle Alpi francesi nella tratta di ritorno. Anche durante quel volo il capitano si era assentato per andare in bagno.
«Sedevo in quinta fila e potevo vedere la parte anteriore», ha spiegato: probabilmente la toilette vicina alla cabina di pilotaggio era rotta, visto che la luce rossa che segnala che il bagno è occupato è rimasta accesa per tutto il viaggio. «A circa un’ora dalla partenza ho visto attraverso la tenda che si è aperta la cabina di pilotaggio», racconta ancora: il capitano ''ha attraversato tutto l’aereo per andare nella toilette in coda. E dopo tre, cinque minuti è tornato indietro e ha aperto di nuovo la porta della cabina».
Il volo di andata, verso Barcellona, è stato tranquillo: non ci sono stati episodi particolari che potessero far pensare alla tragedia imminente, ha riferito il testimone a Bild. Anche ''l'aereo era in uno stato normale», ha aggiunto.
Oggi Michael F. non riesce a pensare ad altro che al pericolo scampato. «Provo a reprimere il pensiero, ma torna sempre» E la domanda che lo tormenta è sempre la stessa: perchè non l’ha fatto durante il volo di andata?