Luca voleva smettere di essere Kelly

Roberto Longoni

I tacchi a spillo, il trucco, gli abiti lunghi: con gli anni, tutto s'era fatto troppo pesante. E così quel nome, Kelly, nome d'arte indossato per attraversare decenni di notti parmigiane e non solo. Luca Manici, 47 anni, non ha avuto il tempo di lasciarselo alle spalle: è morto con quel nome ancora addosso, trucidato a coltellate. E' morto nel casolare di San Prospero che sarebbe dovuto presto diventare un ristorante notturno, un luogo in cui trasgressive sarebbero state più che altro le spaghettate agli orari più impensabili e che invece era ancora un club a luci rosse, come pubblicizzato da una pagina facebook. «Luca era felice, soddisfatto. I lavori nel casolare ormai erano finiti, dopo anni di fatiche quasi tutte fatte da lui, molto abile nel bricolage. Un mese fa disse di voler abbandonare la Kelly: ormai gli era diventata pesante». Dado Simonazzi, che con la moglie gestisce il bar Ambarabà sulla tangenziale Nord, è sgomento e triste. La giornata trascorre con gli amici, controcorrente tra i ricordi. Difficile pensare che Luca, vestito da Luca, «in abiti borghesi» (ossia da uomo, come lui stesso diceva) non smonterà più dallo scooter nel piazzale, liberando dal casco il cranio lucido. «Entrava, scherzava. Ci perdevamo in chiacchiere. Giocavamo a carte. Si progettavano rimpatriate. Una avremmo dovuto farla nelle prossime settimane». Niente più programmi, ora c'è posto solo per i ricordi. Come quello di Alberto Petrolini, a sua volta a lungo tra «quelli della notte» a Parma. L'attore, raggiunto al telefono sul set di un film, racconta delle partite improvvisate in Cittadella da ragazzo. Era prima dei tempi delle discoteche. Quando Luca era ancora Luca, ma già lasciava trasparire i propri gusti erotici. Ci aveva anche provato, Manici, a intraprendere una vita come tanti, sedendosi a una scrivania. Ma in ufficio era durato poco. Quello sì che sarebbe stato indossare una maschera di fronte a se stesso: decise di liberarsi travestendosi, senza mai imboccare il percorso di chi vuole diventare una trans, tra ormoni e bisturi. Luca indossò gli abiti da scena e, verso i 21 anni, diede vita a Kelly. E la scena era la strada: la via la via Emilia Est e l'Emilia Ovest, dalle parti del distributore del metano, dove aspettare i clienti sull'auto. Qui, nell'ottobre del 1995, a 26 anni, subì l'aggressione di un rapinatore. Il travestito si trovò un coltello puntato alla gola, ma reagì, resistette: l'altro se ne andò strappando una borsetta che conteneva solo un mazzo di chiavi. Erano i giorni dell'omicidio di Emilio Mazza, la trans Mimma. Poco dopo, Kelly comprò un camper e ampliò il giro delle frequentazioni in altre città. Intanto, spesso veniva richiesta la sua presenza nei locali che organizzavano serate. E non solo gay. «Mai maleducato né aggressivo - prosegue Simonazzi -. Non ha mai nascosto niente, cercando sempre di viversi con ironia e leggerezza». Le notti erano a Parma o nelle discoteche milanesi. O nei tanti locali gestiti nella nostra zona: come l'Isterica di Gainago, dove si poteva mangiare fino al mattino. Tre anni fa, l'acquisto del casolare. Manici ci aveva investito risparmi ed energie: ci abitava da tempo, ma sarebbe dovuto soprattutto diventare la casa e il luogo di lavoro del suo futuro. Invece, lì Kelly ha trovato la morte, con una donna venuta da lontano. E con Luca che voleva andare oltre.