Nannini, estate rock
Margherita Portelli
Saltella sul palco come un grillo, sorride con quell’espressione di chi ha appena fatto una «marachella», canta, ride e poi ricomincia, scatenata incantatrice, a tratti commovente, esplosiva. Sembra divertirsi come una matta, Gianna Nannini. 62 anni fatti da poco, 40 di carriera tutti da festeggiare, un doppio album, «Hitstory», per celebrare il traguardo e un tour omonimo che dura da oltre 4 mesi. Sul palco della Pilotta (nel cartellone di «ParmEstate»), per la seconda volta in città in appena tre mesi, la signora del rock fa il tutto esaurito. C’è chi inizia ad urlare il suo nome un quarto d’ora buono prima che l’artista salga sul palco: è un popolo di fan affezionato, grato ed impaziente quello di Parma, per lo più composto da sostenitori che hanno l’età per ricordare buona parte dei suoi 4 decenni di «militanza musicale». Maglietta bianca d’ordinanza e braghette di jeans, Gianna si rivela al suo pubblico poco dopo le 21. Non più giorno e non ancora buio: una visione spettacolare che da subito cattura il favore dei tantissimi che non sono voluti mancare a questo secondo appuntamento (dopo l’emozionante data di aprile al teatro Regio). Comincia in grande, attaccando con «America», l’artista senese (che dopo poche note s’innervosisce per un piccolo problema tecnico al microfono), per poi calare altri suoi assi in seguito, con l’acclamatissima esecuzione di grandi successi come «Profumo», «I maschi», e l’insuperabile «Fotoromanza». Come era facile prevedere, le file si sciolgono alla svelta e nemmeno a metà concerto parte del pubblico da tutta la platea prende a correre per piazzarsi a ballare sotto il palco, con buona pace delle maschere e del disappunto di qualcuno che dalle prime file deve alzarsi per vedere qualcosa. Fra un brano e l’altro, è la stessa Nannini a scherzarci su: «Mi dispiace, sempre le solite situazioni: vi ricordo che il servizio d’ordine non è stato autorizzato a tenere gente seduta. È un concerto rock». A chi affolla la platea sembra quasi di scambiare due parole con una vecchia amica, di quelle che conosci da sempre e che, anche se non frequenti spesso, ti capiscono al volo. Ha la freschezza di alcuni suoi brani stampata addosso, la Gianna nazionale. Quando canta i suoi «intramontabili» le mani si consumano in applausi che hanno il calore di baci, e basta che presti quel dolce graffio di voce a grandi classici italiani (come «Ciao amore ciao», «Lontano dagli occhi», «Dio è morto») per scatenare l’abbraccio del pubblico in delirio. Sul palco, con lei, un gruppo ritmico composto da grandi musicisti e dal sestetto d’archi Red Rock Strings. Nel corso del live, le pietre miliari si mescolano ai brani più recenti, tra cui «Mama», in cui dialoga con l’opera di Michelangelo Pistoletto nell’installazione «Terzo Paradiso». L’ultimo doppio album racconta la storia di Gianna e il suo percorso artistico. Una favola, come l’ha definita lei. Sembra non voler finire mai, Gianna. Il brano della buonanotte si spinge sempre più in là e quel «maledetto ciao» non è che un arrivederci. Alla prossima data parmigiana, si spera non troppo lontana. Alla prossima «estate italiana».