Parma, mille euro a testa giocati alle slot machine

Luca Molinari

Circa mille euro a testa. E’ la cifra spesa lo scorso anno a Parma (e nelle altre città della regione) in slot machine.

E’ quanto emerge dai dati dell’Agenzia dei Monopoli da cui si evince che in Emilia Romagna nel 2015 sono stati raccolti tramite le slot 4431 milioni di euro. Le vincite invece ammontano a 3585 milioni.

Si tratta di cifre da capogiro che testimoniano come questo tipo di gioco d’azzardo sia popolarissimo e rappresenti una notevole fonte di entrata.

Si calcola infatti che il giro d’affari legato alle slot, lo scorso anno, abbia superato i 50 miliardi di euro e rappresenti la realtà più importante (in termini numerici) dei giochi con premi in denaro in Italia.

Sarebbero circa 400mila le slot machine attive in Italia, in media una ogni 178 abitanti.

Nella nostra provincia una ogni 176 abitanti, perfettamente in linea con il trend nazionale.

Ma come funzionano le slot? Il regolamento dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli stabilisce che per le «newslot» le vincite, computate dall’apparecchio in modo non predeterminabile, su un ciclo complessivo di non più di 140.000 partite, non devono risultare inferiori al 75% delle somme giocate.

Il costo per ciascuna partita, che dura 4 secondi, non può essere superiore a un euro. Proprio nei giorni scorsi il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha annunciato che il governo sta per «mettere a punto una misura per togliere le slot dalle tabaccherie ed esercizi commerciali».

Una vera e propria svolta che prevede l’eliminazione della «offerta di gioco» in ristoranti, esercizi commerciali e alberghi, e una «significativa riduzione» delle awp (cioè le slot machine di nuova generazione) in bar e tabaccherie.

Sarà introdotta anche una certificazione di doppio livello (classe A e classe B) ed un rigoroso sistema di controlli. Secondo la Fipe di Parma (Federazione italiana pubblici esercizi, aderente ad Ascom) l’ipotesi riduzione delle slot dai bar annunciata da Renzi non è priva di rischi.

«Il progetto di diminuire gradualmente il numero delle slot installate nei bar potrebbe, a determinate condizioni - dichiarano - essere condiviso dalle imprese senza irrisolvibili problemi. Occorre non trascurare, tuttavia, i rischi di un’azione simile: primo fra tutti, quello di racchiudere il gioco nelle sale slot. Tale ipotesi appare infatti controproducente sia per l’assenza del controllo sociale sul fenomeno che sulle conseguenze dell’accentramento in un determinato numero di luoghi che sarebbero aggrediti dalla malavita, che troverebbe una concentrazione di flussi finanziari e giocatori patologici pronti ad indebitarsi a qualsiasi costo».

Fondamentale invece «proseguire l’attività di sensibilizzazione rispetto ai rischi della ludopatia - proseguono - e implementare la formazione degli operatori su come contrastare tali fenomeni. In quest’ottica manterremo e potenzieremo l’impegno di Fipe in iniziative di contrasto a fenomeni di dipendenza, come peraltro già fatto anche in passato: basta ricordare ad esempio le tante azioni di sensibilizzazione attuate per contrastare l’abuso di alcol, anche tra i giovanissimi».

Parla la direttrice del Sert

Sono un centinaio i malati di gioco in cura a Parma. A illustrare i dati del fenomeno è Maria Antonioni, direttrice del Sert.

«Il trend del fenomeno è in aumento - dichiara -. Nel 2015 a Parma avevamo 94 utenti in carico. E’ un numero elevato, dato che si tratta di un fenomeno piuttosto nuovo». La maggior parte sono uomini (80) e hanno un’età matura (46 hanno più di 50 anni). «Il rapporto tra maschi e femmine - prosegue - è sovrapponibile a quello delle tossicodipendenze. Su 94 persone, 80 sono maschi e 14 femmine».

Il problema del gioco tocca di più gli anziani, soprattutto i pensionati. «Soltanto 12 pazienti - precisa Maria Antonioni - hanno un’età compresa tra i 31 e i 40 anni. 31 persone sono comprese nella fascia 41-50, 24 tra 51 e 60 e 22 oltre i 60 anni». Chi soffre di questa malattia è ad alto rischio di suicidio. «Ci sono persone che hanno giocato 200mila euro in pochi mesi - osserva Antonioni -. Altri invece che si giocano tutta la loro pensione all’inizio del mese e chiedono prestiti ai parenti per continuare a campare». Parma ha una vasta rete di cura della ludopatia. «Tutti i Sert presenti nei vari distretti se ne occupano - precisa Maria Antonioni -. L’equipe che si occupa dei pazienti è composta da: psichiatra, psicologi, educatori e assistenti sociali». A contattare il Sert solitamente sono i familiari, che acquisiscono per primi la consapevolezza della gravità del problema. «Le persone affette da ludopatia si rivolgono al Sert - conclude - perché hanno comportamenti molto simili a quelli dei tossicodipedenti: polarizzazione dell’attenzione e crisi di astinenza. Per questo i “malati di gioco” devono essere curati all’interno del servizio per le dipendenze». L.M.