«Rischio il carcere per un gioco bimbi»

Francesco Bandini

Roberto Delendati ti fa salire al piano di sopra, apre una porta chiusa con un lucchetto, mostra un fagottone di plastica ripiegato su se stesso e incerottato da nastri adesivi con tanto di sigilli della polizia municipale, poi dice sconsolato e ancora incredulo: «Ecco qui il corpo del reato. Sì, è proprio un corpo del reato, neanche fosse una pistola». Il locale è «Il Viandante», un ristorante-pizzeria aperto da poco più di tre mesi in via Emilia Ovest a San Pancrazio, dove una volta c'era un mobilificio. Si sente un perseguitato dai vigili urbani, che pochi giorni fa hanno appioppato alla sua convivente – titolare della pizzeria – una raffica di sanzioni amministrative per qualche migliaio di euro e le hanno perfino contestato un reato del codice penale che prevede fino a 6 mesi di arresto. E tutto per cosa? Per quel fagottone che altro non è – o, meglio, era – che un gioco gonfiabile per bambini, un cosiddetto «saltarello», posizionato al piano di sopra in un ambiente destinato specificamente a spazio ludico.

Secondo i vigili, piombati in tre nel locale qualche giorno fa alle dieci di sera quando ancora diversi tavoli erano occupati da clienti, quell'innocuo gioco («regolarmente collaudato e assicurato», conferma Delendati) avrebbe necessitato di una specifica autorizzazione comunale, quella prevista dal vecchio Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza del 1931 per chi, «per mestiere», svolge attività di «pubblici trattenimenti». In più, oltre al gioco gonfiabile, nella pizzeria ci sono anche due materassini chiusi per far saltare i bambini: «Nemmeno i vigili sapevano se per quelli fosse necessaria l'autorizzazione, comunque per scrupolo mi hanno consigliato di renderli inutilizzabili». E così ha chiuso anche quelli con dei lucchetti.

Per quanto riguarda le varie violazioni contestate, Delendati cade dalle nuvole: «Prima di venire qui, avevo una pizzeria a Collecchio dove tenevo gli stessi giochi: mi hanno fatto molti controlli, i vigili urbani del paese venivano spesso a cena e tante volte portavano anche i loro figli a giocare, ma nessuno mi ha mai contestato la mancanza di autorizzazioni». E così quegli stessi giochi se li è portati nel nuovo locale a San Pancrazio, dove però ha avuto l'amara sorpresa. «In questi tre mesi, da quando siamo aperti, abbiamo avuto otto controlli, fra Comune e Ispettorato del lavoro, ed è sempre risultato tutto in regola». Finché non sono arrivati i vigili, qualche sera fa. Sono andati a colpo sicuro: «Ci faccia vedere i giochi che ha al piano di sopra», gli hanno intimato. E così è scattato il primo verbale, in cui contestano l'assenza di autorizzazione per il famigerato «saltarello»: la multa la stabilirà il sindaco, ma sarà compresa fra 258 a 1.549 euro. Intanto però c'è stato il sequestro dell'oggetto (preceduto da telefonata al pubblico ministero alle 11 di sera per la relativa autorizzazione) e la denuncia per la violazione dell'articolo 681 del codice penale, quello che sanziona l'«apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo o trattenimento». E poi, già che c'erano, gli hanno elevato altre tre multe: 400 euro per mancanza del cartello di divieto di fumo, 400 euro per mancata esposizione dell'etilometro e delle relative tabelle, 400 euro per la mancanza di autorizzazione comunale all'installazione delle tv.

«Un accanimento», lo definisce Delendati. Che però, a proposito del reato, mette in chiaro: «Siamo convinti di non aver commesso alcun reato. Qui il nostro lavoro non è far giocare i bambini, ma far da mangiare. Poi però, siccome vogliamo essere un locale per famiglie, offriamo un servizio aggiuntivo a chi ha figli piccoli, per cui mettiamo a disposizione gratuitamente questi giochi, e sottolineo gratuitamente. A Collecchio nessuno mi ha mai chiesto un'autorizzazione per questa cosa, qui sì. Sono d'accordo che si debba rispettare la legge, ma a quanto pare la legge non è uguale per tutti. È possibile che far giocare dei bambini possa essere un reato?». E osserva che, quanto a giochi bimbi, forse il Comune è più inadempiente di lui: «Ho fatto un giro con mia figlia di 5 anni in vari parchi cittadini e ho trovato i giochi in condizioni pietose, anche con situazioni di pericolo: ho scattato delle foto, poso documentare tutto. Sarebbe meglio che il Comune, invece che perseguitare i locali come il nostro, pensasse alle proprie mancanze».

Nota di colore a margine. Mentre gli agenti gli appioppavano tutte quelle multe, nel locale sono entrate alcune prostitute, di quelle che «esercitano» numerose e indisturbate tutte le sere lungo via Emilia Ovest: «Ho chiesto ai vigili se non potessero fare qualcosa per scongiurare questo fenomeno. Mi hanno detto che la prostituzione non è reato e che non possono farci niente. Se facessero più controlli invece che dire così, forse la situazione sarebbe diversa. E se la prostituzione non è reato, è forse un reato far giocare dei bambini?». E poi l'amaro sfogo: «Non lontano da qui, tempo fa, avevano sequestrato un centro massaggi, poi però l'hanno riaperto. Se va avanti così, ne apro uno anch'io: è più conveniente».

Cervellin: «In paese il problema è la prostituzione»

Comune e polizia municipale che si «accaniscono» su un pubblico esercizio per un semplice gioco bimbi. Ma, allo stesso tempo, vigili e forze dell'ordine latitanti nel contrasto alla prostituzione e al degrado che ne è il naturale corollario. È la situazione di San Pancrazio descritta da un residente un po' speciale: il direttore del pronto soccorso dell'ospedale Maggiore Gianfranco Cervellin, che da diversi anni vive nella frazione alle porte della città, neanche a farlo apposta proprio di fronte alla pizzeria «Il Viandante».

«Capisco il cavillo legale – commenta Cervellin –, ma punire un gioco bimbi, per di più gratuito, in una zona dove si dovrebbero fare ben altri interventi, trovo che sia veramente pazzesco». Il riferimento è alla presenza dilagante e in costante aumento di tante ragazze che si vendono per pochi euro a clienti che, appena cala il buio, affollano via Emilia Ovest per abbordare le giovanissime straniere e appartarsi con loro un po' ovunque. «Decine di prostitute di ogni nazionalità si infilano con i clienti in tutte le stradine e i parcheggi, dove poi lasciano quantità impressionanti di preservativi e fazzoletti sporchi. Una volta un mio vicino che la sera portava a spasso il cane è stato quasi investito da un cliente che, vedendolo avvicinarsi, è partito all'impazzata: il suo cane invece è stato centrato in pieno. È impensabile – aggiunge – che ci sia un apparato della giustizia che si muove per un gioco gonfiabile e non per un problema di salute pubblica, di sicurezza stradale e di decoro come quello della prostituzione». E conclude: «È più facile prendersela con chi fa giocare i bambini piuttosto che con il racket della prostituzione. Il buon senso mi sembra definitivamente defunto». f.ban.