Rossana Casale: «Ecco perché lascio il Boito»
Margherita Portelli
Il corso di musica pop del Conservatorio «Boito» di Parma è al centro di un caso che sta provocando tensione e malumori e che coinvolge docenti, allievi e direzione.
Nell’articolo pubblicato ieri dalla Gazzetta di Parma, in cui si dava voce alla preoccupazione di alcuni studenti che avevano affidato alla rete il timore di uno smantellamento in atto del corso pop, legato all’addio di Rossana Casale e forse di altri insegnanti, il neodirettore Riccardo Ceni aveva invece rassicurato circa «un progetto di radicamento e rilancio dell’area pop».
Ma il motivo del contendere resta delicato giacchè tutto nasce dalla decisione di Ceni, peraltro d'intesa con gli altri vertici dell'istituzione musicale cittadina, di ristabilire un criterio di equità sul trattamento economico dei docenti a contratto, tra cui i «prof» del corso pop.
E intanto che sui social il dibattito continua, portando molti a schierarsi da una parte o dall’altra, abbiamo rivolto qualche domanda alla diretta interessata, la vocal coach di X Factor, per cinque anni in forza al corpo docente del Conservatorio di Parma, Rossana Casale.
Professoressa Casale, dal suo recente post su Facebook si evince che ha lasciato il Conservatorio «Boito» di Parma per il Conservatorio di Frosinone. Ce lo conferma?
«Confermo, purtroppo non potrò più insegnare al Conservatorio di Parma. Non sotto questa direzione. Ho accettato la nomina ministeriale a Frosinone dopo aver dato le prime dimissioni dal contratto a termine (cioè comunicando la mia intenzione di non rinnovare), a seguito di una telefonata col direttore Ceni che mi annunciava il taglio dei rimborsi. Ci tengo a specificare che ho sempre ricevuto la stessa paga dei miei colleghi professori: 50 euro lordi l’ora. Il direttore mi ha fatto una nuova richiesta di presa di servizio che ho vagliato solo per portare alla laurea almeno il corso Pop 3. Purtroppo, nel frattempo altri miei colleghi del Pop hanno lasciato mentre nascevano le prime tensioni tra i diversi dipartimenti. Quando tutto è finito sui giornali ho capito che avevamo toccato il punto estremo e che risanare sarebbe stato impossibile».
Cosa l’ha portata a rinunciare alla proposta di collaborazione della direzione?
«Vede, in questi cinque anni è stato realizzato tanto; la conquista più grande è stata la nascita di una collaborazione tra il nostro dipartimento e quelli Classico e Jazz. Abbiamo unito professori e allievi su uno stesso palco dando vita a momenti indimenticabili. Solo il nostro Conservatorio è riuscito a fare tanto. Il dipartimento Pop si è fatto conoscere in tutta Italia e abbiamo avuto file di allievi alle ammissioni. Il mio corso ha avuto più di 50 iscritti in 5 anni, oltre agli iscritti complementari che sono più di 30 ogni anno. Lo stesso per il corso di chitarra e tastiere. Ho lavorato molto oltre quello che avrei dovuto, fermandomi a Parma dal martedì al venerdì e lavorando anche la sera. Ho chiesto io alla direzione del maestro Cappello (il predecessore di Ceni, che 5 anni fa istituì il corso di popular music, ndr) e un aiuto sui miei rimborsi, per poter coprire le spese volte a realizzare le ore in più che dovevo fare, fino a chiedere di aprire una seconda cattedra e dividere l’alto numero di allievi con un’altra docente, cosa che è stata rimandata a causa dell’elezione del nuovo direttore. Peccato però che la seconda cattedra sia stata sì aperta dalla nuova direzione prima che io accettassi la nomina per quest’anno accademico. Cosa a mio parere non proprio regolarissima».
Nelle dichiarazioni del direttore Ceni si parla di un «imprescindibile principio di uguaglianza nel trattamento economico degli insegnanti» che evidentemente non sarebbe stato adottato in precedenza. Come commenta?
«Tutto ciò che è stato fatto e dato è stato deliberato dal Consiglio d’amministrazione ed è nel contratto. Ho dormito in un B&B e mangiato in trattoria o al bar con i miei allievi. Nessuno ha rubato nulla a nessuno. Sono stata chiamata a insegnare nella vostra splendida città, ho preso i treni che dovevo prendere da e per Roma, e ho partecipato a concerti e iniziative culturali progettate insieme ai miei colleghi di Conservatorio, alcuni dei quali sono oggi miei cari amici. Però non so se e chi si sia lamentato con la direzione, e capisco che il direttore nuovo di carica cerchi di rispondere, ma sta facendo un grosso errore, sicuramente verso i suoi stessi allievi ma ancor più verso Parma. È triste. Tutto questo dolore non ha niente a che fare con la musica».
Alcuni allievi sono preoccupati per le sorti del corso e sarebbero pronti a seguirla. Anche lei teme che certe scelte potrebbero danneggiare il corso Pop e quindi il Conservatorio di Parma?
«Purtroppo molti allievi se ne andranno. Cercheranno altri Conservatori e altre città. Anche perché quelli del Corso di canto sono a questo punto 12+12+12; quindi o viene aperta una terza cattedra o qualcuno dovrà per forza chiedere trasferimento».
Crede ci sia possibilità, per lei, di tornare a Parma?
«Tornerò a Parma a trovare le persone care che ho conosciuto in questi anni ma non in Conservatorio e non sotto questa direzione, troppo conservatrice per l’evoluzione che in epoca moderna un Conservatorio dovrebbe cercare. Noi puntavamo a quello: unire tutta la musica sotto uno stesso tetto. Che peccato. Tutto questo mi mancherà tanto, tanto quanto i miei allievi».