Silingardi, dai domiciliari a «Betania»
Georgia Azzali
E' il primo ad aver ottenuto il pass per la «libertà». Il battistrada, tra gli uomini del grande crac dell'impero di Tanzi, è Luciano Silingardi, condannato a 6 anni e 3 mesi, scontati di tre grazie all'indulto. L'ex numero uno di Cariparma, per anni nel board di Parmalat Finanziaria, ha ottenuto l'affidamento in prova ai servizi sociali, dopo quasi un anno e mezzo di domiciliari e 24 giorni di cella. Due volte alla settimana dovrà dare una mano a «Betania»: sei ore, in totale, impegnato nella gestione della biblioteca della comunità di recupero per tossicodipendenti, oltre che in alcune attività di segreteria. Il sì del Tribunale di sorveglianza di Bologna è arrivato nei giorni scorsi, dopo che anche il sostituto procuratore generale aveva espresso parere favorevole. Era entrato qualche mese fa a «Betania». Il primo passo, quando ancora era ai domiciliari, Silingardi l'aveva fatto come volontario. Su sua richiesta, il magistrato di Sorveglianza gli aveva consentito di allontanarsi da casa per lavorare nella comunità. «Anche prima le ore complessive erano sei, ma spalmate su tre giorni alla settimana: ora invece saranno concentrate in due giorni. Continuerà, però, ad occuparsi prevalentemente dell'organizzazione della biblioteca - spiega Eleonora Galimberti, l'avvocato che assiste Silingardi insieme al collega Luca Troyer -. In questi mesi si è dato molto da fare, continuando a lavorare per tutta l'estate. Un percorso significativo di cui ha parlato nella sua relazione anche don Valentini, il responsabile della comunità, e che è stato valutato in modo positivo dal tribunale». Ma l'ok dei giudici è arrivato anche dopo una lunga serie di indagini economico-patrimoniali: conti passati al setaccio per verificare che non ci fossero somme o beni sfuggiti alle maglie dei sequestri per il risarcimento dei danni. A 75 anni, dunque, Silingardi torna ad essere sostanzialmente libero, anche se, oltre all'impegno nella comunità, dovrà rientrare a casa nelle ore serali e non lasciare il territorio del Comune, senza permessi specifici.
Prescrizioni che dovrà rispettare fino a fine pena, per non rischiare di tornare agli arresti. Ma la scadenza è tutt'altro che lontana: già nell'autunno del prossimo anno, infatti, l'ex commercialista di Tanzi potrebbe ottenere la libertà definitiva, grazie ai 45 giorni di abbuono previsti ogni sei mesi come «liberazione anticipata». Rispettando tutte le imposizioni previste, gli «sconti» vengono concessi anche durante il periodo di affidamento in prova ai servizi sociali. La libertà definitiva è un traguardo molto vicino, grazie ai 3 anni di indulto (riconosciuto a tutti i condannati del crac, trattandosi di reati commessi prima del maggio 2006) e al ricalcolo della pena deciso nel giugno 2014 dalla Corte d'appello. Silingardi, infatti, doveva fare i conti con due sentenze che, sommate, diventavano molto pesanti: 1 anno, 2 mesi e 15 giorni per il filone milanese dell'aggiotaggio e 5 anni e 9 mesi per bancarotta fraudolenta. Due condanne che i giudici bolognesi hanno conteggiato in continuazione, facendo scendere complessivamente la pena a 6 anni e 3 mesi. Ma scalando i tre anni di indulto, l'anno e mezzo di detenzione, tra carcere e domiciliari, e calcolando gli sconti previsti dalla legge, è molto probabile che l'ex presidente di Cariparma possa chiudere i suoi conti con la giustizia tra poco più di un anno. Intanto, per due volte alla settimana dovrà andarsene a Marore. In quella comunità dove c'è chi è stato messo all'angolo sul ring della vita, preso a pugni dal dolore, dalla sfortuna e spesso anche da se stesso.
E ora solo Tonna rischia di finire dietro le sbarre
Quattordici miliardi di euro. Il più grande buco nero della storia europea. La radiografia di Parmalat è presto fatta. Nel 2003 lo scandalo, ma ci sono voluti undici anni per arrivare alla sentenza definitiva del filone principale. E' il 7 marzo 2014, quando la Cassazione chiude (quasi) definitivamente la storia: decine di anni di pena ai vari imputati. Ma nessuno dei protagonisti principali del default è attualmente in carcere, grazie a indulto, età, (sacrosante) condizioni di salute e mesi già scontati in custodia cautelare. A partire dall'ex patron, Calisto Tanzi, che - considerando le condanne nei vari filoni processuali - ha accumulato oltre 37 anni. Un conto che dovrà essere ricalcolato dalla Corte d'appello di Bologna, valutando i reati in continuazione, ma che comunque sarà salato. L'ex numero uno di Parmalat, 77 anni il prossimo novembre, sta infatti scontando la pena ai domiciliari nel reparto di Lungodegenza del Maggiore: il venerdì, però, lascia l'ospedale, passa il fine settimana a casa e rientra il lunedì mattina. Venti giorni fa, inoltre, ha ottenuto un permesso dal magistrato di Sorveglianza per far ritorno nella villa di Fontanini, dove rimarrà ancora per oltre un mese. Tanzi è in ospedale dal marzo 2013: era finito in carcere il 5 maggio 2011, dopo la condanna definitiva a 8 anni e 1 mese per aggiotaggio, ed era rimasto in cella 673 giorni. Nove mesi - tra carcere e domiciliari - gli aveva già scontati dopo l'arresto, nel dicembre 2003. Più volte il tribunale di Sorveglianza aveva detto no alla richiesta di domiciliari, fino a due anni e mezzo fa, quando aveva dato il via libera alla detenzione in ospedale, proprio per le sue critiche condizioni di salute. A rischio carcere rimane solo Fausto Tonna, l'ex direttore finanziario di Parmalat. Nel marzo dello scorso anno, infatti, la Cassazione aveva disposto un nuovo appello nei suoi confronti per il ricalcolo della pena. Così, da 9 anni, 6 mesi e 20 giorni, la condanna è scesa lo scorso gennaio a 7 anni e 9 mesi. Ma manca l'imprimatur della Cassazione affinché diventi definitiva. E se dovesse essere confermata, per Tonna potrebbero aprirsi le porte del carcere: pur scalando i 3 anni dovuti all'indulto e i mesi passati in custodia cautelare, la pena residua non gli consentirebbe di beneficiare subito dell'affidamento ai servizi sociali. Ma anche lui potrebbe - forse - nel giro di poco tempo ottenere i domiciliari.