Tromba d'aria sulla Bassa

TORRICELLA

Cristian Calestani

In un’afosa domenica di luglio di cinquant’anni fa un tornado devastante che portò morte e distruzione nella Bassa e, in particolare, a Torricella.

Erano le 15 di domenica 4 luglio 1965 quando una tromba d'aria si abbatté sulla Bassa Ovest. Investì Busseto, Samboseto, Madonna Prati, Sant’Andrea, Polesine, Zibello, Pieveottoville, Trecasali, Torricella e Sissa provocando danni stimati in 4 miliardi di lire e otto vittime, di cui cinque del Parmense. Persero la vita il veterinario bergamasco Umberto Barbieri e Wanda Teresita Donati, vittime di un incidente che coinvolse quindici auto sull’A1; il 36enne Benito Arata nel Piacentino; il contadino 52enne Guglielmo Covini di Samboseto colpito da una tegola mentre stava lavorando con il figlio; la 74enne Rosa Cocchi di Torricella, schiacciata dal crollo del soffitto; i pescatori Athos Balocchi (51 anni) e Athos Lolli (44) di Parma che avevano raggiunto il Po a Torricella; il mezzadro 48enne Gino Pizzelli di Busseto, deceduto in ospedale alcuni giorni dopo il tornado.

«Sembrava una colonna bianca di fumo - raccontò un testimone al giornalista della Gazzetta di Parma Pier Luigi Zani - per cinque minuti solo il fischio del vento, gli schianti degli alberi sradicati, lo sfrigolio dei cavi della luce elettrica strappati e poi i cupi boati dei crolli».

Caddero chicchi di grandine pesanti anche 130 grammi. Nel Parmense il tornado raggiunse il culmine a Torricella, un paese letteralmente distrutto nel quale la cosiddetta zona «La Bassa», fu come bombardata.

Diverse persone furono miracolosamente estratte vive dalle macerie: tra loro un giovane, sepolto dal crollo del bar - oggi ristorante bar Tornado - nel quale si trovava insieme ad alcuni amici.

Nel complesso - secondo le notizie riportate dalla Gazzetta il giorno dopo - furono 78 le case danneggiate a Torricella: il 60 per cento lesionate gravemente e il 40 per cento distrutte.

In tutto subirono danni 72 famiglie e 260 persone. Automobili e imbarcazioni - ormeggiate nel vicino fiume Po - furono ridotte a cumuli di lamiere, blackout elettrici si verificarono ovunque.

Venne allestita una mensa nei pressi della canonica, centro operativo dei soccorsi con l'organizzazione affidata ad assistenti sociali provenienti da Parma e coordinate da Erminia Oliva con il supporto dei giovani del posto.

I lavori di ricostruzione iniziarono subito. Gli abitanti di Torricella si rimboccarono le maniche. Tutto doveva ricominciare da capo. Arrivarono aiuti, offerte in denaro e beni di prima necessità. Venne in visita anche l'allora vicepresidente del Consiglio Pietro Nenni.

Con il tempo Torricella tornò ad una vita normale, ma il ricordo di quel tornado è ancora vivissimo tra i suoi abitanti.

La testimonianza

«Ero da poco tornato da Parma con l’amico Dino Formaggini. Era una di quelle giornate afose, tipiche di inizio luglio. Dopo pranzo mi ritirai in camera da letto per riposare, ma intorno alle 14.30 mia madre venne a chiamarmi avvertendomi del brutto temporale in arrivo da ovest».

Inizia così il racconto del 4 luglio 1965 di Giampaolo Govi, una delle memorie storiche di Torricella, conosciutissimo per il suo ruolo di attore nella compagnia dialettale Sissese al fianco di Mauro Adorni.

Quel brusco risveglio Govi – all’epoca 18enne e volontario durante i soccorsi – se lo ricorderà per tutta la vita. «Il cielo si oscurò all’improvviso e un vento fortissimo iniziò a soffiare con un’insolita violenza. Chicchi di grandine grossi come uova avevano già spinto la gente ai ripari. Raffiche taglienti di vento si intrufolarono tra porte e finestre e i piccoli mulinelli di rami e foglie preannunciarono l’arrivo di qualcosa di molto pericoloso».

Il tornado, prepotente, avanzò verso Torricella. Nel giro di pochi secondi vi fu un boato assordante. Poi tutt’intorno solo case distrutte.

«A casa mia crollò la barchessa. In paese la zona più colpita fu quella tra la chiesa e l’argine maestro del Po. Ci trovammo di fronte montagne di macerie, tetti divelti, abitazioni squarciate, auto letteralmente volate vie, lamiere accartocciate, alberi sradicati. Le barche vennero trascinate via dal vento. Tante persone rimasero imprigionate sotto tegole e mattoni crollati. Gli animali nelle stalle rimasero sommersi dal fieno e travolti dalle travi spezzate».

Subito si mise in moto la macchina dei soccorsi. Arrivarono i vigili del fuoco, i carabinieri, gli uomini della Pubblica assistenza e i tanti feriti furono ricoverati negli ospedali di Sissa e San Secondo. Tante persone - nonostante le ferite - non vollero abbandonare le proprie case. A Torricella ci si attivò subito per iniziare i lavori di rimozione delle macerie e i primi interventi di ricostruzione.

«Nella canonica della chiesa - ricorda ancora lo stesso Govi - venne allestita una mensa per accogliere le famiglie che avevano perso tutto. Io ed altri coetanei del paese ci rendemmo disponibili per fornire il nostro contributo. L’estate del ‘65 noi la vivemmo così: mettendoci a disposizione delle persone che avevano bisogno. Quel tornado fu come un bombardamento e quell'esperienza cambiò la nostra vita».

Il paese voleva tornare a vivere e così nel ricordo ci sono anche i momenti di sollievo portati dalla fisarmonica del mitico Tommaso Grandi, detto Nigrèn, uno dei personaggi del paese. c.cal.