Un'odissea per 40 parmigiani il rientro da Lourdes
LOURDES
Luca Molinari
Quaranta ore di viaggio, tra stop forzati, cambi di percorso e ritardi. Si è trasformata in una odissea il viaggio di ritorno da Lourdes per 2500 pellegrini italiani, tra cui anche una quarantina di parmigiani.
I cinque «treni bianchi», con a bordo numerosi malati e disabili, sono infatti rimasti bloccati per ore lungo la linea ferroviaria Francia-Italia a causa dell’alluvione che ha colpito la Costa Azzurra.
I convogli stavano rientrando in Italia dopo il pellegrinaggio nazionale dell’Unitalsi a Lourdes, svoltosi dal 28 settembre al 3 ottobre. Nonostante i disagi e le difficoltà i pellegrini hanno vissuto il viaggio di ritorno abbastanza tranquilli, aiutati dal personale medico presente a bordo dei treni e dagli instancabili volontari dell’Unitalsi.
I parmigiani sono saliti a bordo dei convogli che radunano i 320 pellegrini dell’Emilia Romagna alle 18,50 di sabato sera e dovrebbero fare ritorno a Parma questa mattina alle prime luci dell’alba. Il viaggio solitamente dura 23 ore, questa volta invece per tornare ne serviranno una cinquantina.
«E’ un viaggio infinito ma il clima che si respira è positivo». A parlare è Beatrice Rizzi, un medico parmigiano che appartiene ai Foulard Bianchi a bordo di uno dei cinque «treni bianchi» di ritorno da Lourdes. «Siamo partiti sabato sera poco prima delle 19 – racconta – A mezzanotte siamo arrivati a Nimes e lì siamo rimasti fermi per nove ore di seguito. Le autorità ci hanno spiegato che hanno optato per quello stop forzato per non farci avvicinare troppo alle zone colpite dall’alluvione e avere la possibilità di cambiare rotta per il ritorno».
Poco dopo le 9 di ieri il convoglio è ripartito per poi fermarsi nuovamente in tarda mattinata ad Arles. «I ferrovieri hanno valutato che all’interno del treno c’era un rifornimento di acqua troppo scarso, soprattutto per i malati – sottolinea Beatrice Rizzi – e così ci siamo fermati nuovamente per circa un’ora e mezza».
Cibo e medicinali invece non mancano. «Sul treno – spiega il medico parmigiano – sono presenti circa 120 ammalati ma abbiamo parecchi farmaci di scorta e siamo attrezzati per qualsiasi evenienza. Al momento abbiamo accumulato 15 ore di ritardo, ma il morale è alto».
I più stanchi sono i malati, gli anziani e le persone con disabilità. «Più passano le ore e più la situazione diventa pesante – aggiungono altri parmigiani – però si respira un bellissimo clima in treno. Il personale suona chitarre e fisarmoniche per trascorrere il tempo e l’umore è molto positivo. E poi ogni volta che il treno riparte tutti si fanno forza».
I commenti degli altri parmigiani in viaggio sono tutti positivi, nonostante i problemi. «Anche questi momenti fanno parte del pellegrinaggio - dice Graziella - Li stiamo vivendo sperimentando solidarietà e amicizia».
Parole ribadite da Isabella e da altri pellegrini, comunque felici di aver vissuto questa esperienza di fede. Al pellegrinaggio a Lourdes erano presenti anche altri parmigiani che anziché in treno, hanno preferito viaggiare in aereo. Per questi ultimi il viaggio di ritorno non ha riservato sorprese.
I RITARDI CAUSATI DA SMOTTAMENTI
«I pellegrini stanno bene. Tutti e cinque i treni bianchi non sono stati direttamente coinvolti nel nubifragio che ha colpito la Costa Azzurra». Il parmigiano Francesco Mineo, presidente regionale dell’Unitalsi, predica tranquillità. «I disagi sono inevitabili in questo tipo di situazioni – spiega – ma sia i malati che gli altri pellegrini sono seguiti costantemente e tutti i bisogni materiali sono coperti dalle società ferroviarie italiane e francesi».
Il convoglio in cui si trovano i pellegrini parmigiani e dell’Emilia Romagna conta 320 persone. «E’ difficile stabilire un orario preciso per il rientro – continua Mineo – molto dipenderà dal momento dell’arrivo in Italia dei convogli, previsto in serata». Ieri l’Unitalsi ha inoltre diramato un comunicato spiegando che i ritardi dei «treni bianchi» sono legati alla «presenza di vari smottamenti ed il crollo di un ponte ferroviario provocati dall’alluvione che ha colpito la Costa Azzurra, che hanno causato l’interruzione della linea ferroviaria che porta in Italia». L.M.
A CANNES LA SALSAMENTERIA DI PARMA FINISCE SOTT'ACQUA
CANNES
Monica Tiezzi
«La pioggia ha cominciato a cadere fitta dalle 20. Alle 21 avevamo il piano interrato, dove si trovano la cucina e il magazzino, con 30 centimetri di acqua. A quel punto abbiamo staccato il quadro elettrico e fatto uscire tutti i clienti». Una serata di tensione, quella che hanno vissuto sabato sera clienti e dipendenti della «Salsamenteria di Parma», locale di specialità parmigiane che ha aperto a Cannes nel 2014, in Rue Meynadier, all'inizio della parte vecchia della città: a un tiro di schioppo dalla Croisette e non lontano da rue de la Rèpublique, la strada forse più colpita dall'alluvione.
A raccontare le ore drammatiche nelle quali la pioggia ha messo in ginocchio la città francese sono il parmigiano Francesco Melegari, che lavora da nove mesi nel locale (nato da un'idea degli imprenditori Cesare Micheli e Stefano Secchi, e che ha tre locali «gemelli»: due a Milano e uno a Parigi), e Dorina Keci, direttrice del ristorante.
«All'inizio nessuno si è reso bene conto di cosa stava succedendo fuori - ricorda Dorina - Poi la pioggia battente si è trasformata in grandine e le strade hanno cominciato a diventare fiumi. Vedevamo la scena dalle ampie finestre della sala ristorante».
A meno di un'ora dell'inizio del diluvio, è scattata l'allerta. «Entrava acqua in un magazzino del piano interrato del locale, in un punto pericolosamente vicino al quadro elettrico. In breve tempo, l'acqua ci arrivava a metà polpaccio. Non restava da fare altro che staccare la luce e avvisare i clienti che bisognava uscire», dice Dorina.
In quel momento nella sala ristorante al piano terra c'erano una cinquantina di persone, rimaste improvvisamente al buio. L'evacuazione, spiegano Dorina e Francesco, è avvenuta comunque ordinatamente e senza panico: «Abbiamo potuto ricevere solo contanti come pagamento, perchè il Pos era fuori uso. Chi ne era sprovvisto ha avuto la cena gratis» dice la direttrice del locale.
Una volta liberata la sala ristorante, gli otto dipendenti della Salsamenteria hanno tolto le derrate alimentari dalla cella frigorifera del locale e le hanno trasferite in un altro magazzino adiacente al ristorante, dove si trovava un altro frigo regolarmente funzionante. Poi hanno atteso con pazienza - e inutilmente - fino alle 3 di notte l'arrivo dei vigili del fuoco con le idrovore, e infine hanno raggiunto le rispettive case (non lontano da Rue Meynadier) a piedi, visto che era impossibile prendere l'auto. «Abbiamo chiamato varie volte i pompiers, ma ci hanno spiegato, giustamente, che le priorità in quel momento erano altre: c'erano morti e dispersi» dice Francesco, 24 anni, originario di San Ruffino, che è alla Salsamenteria da gennaio di quest'anno, dopo un'esperienza di lavoro in una delle Salsamenterie di Milano.
La salsamenteria di Cannes ieri è rimasta chiusa, anche se, dicono Dorina e Francesco, la giornata si è aperta con un bel sole. «Ma le strade oggi (ieri per chi legge ndr) sono ancora impraticabili e l'emergenza non è passata: ovunque ci sono mezzi di soccorso e posti di blocco dei vigili urbani». Forse il locale potrà riaprire i battenti oggi.