Feto gettato nel cassonetto: tre indagati

Chiara Pozzati

Un «cold case» che riaffiora dal passato. E racconta una storia atroce. Otto anni fa un feto fu ritrovato in un cassonetto: oggi ci sono due fascicoli ben distinti, che ruotano attorno a questa vicenda delicatissima, e tre indagati.

Da un lato la procura ha chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari l’autorizzazione alla prosecuzione e il completamento dell’inchiesta. Nel registro degli indagati spiccano infatti il nome della ragazza, allora in dolce attesa, oggi 32enne e della sorella oggi 37enne. Nessuna conferma o smentita sulle ipotesi di reato che potrebbero fare riferimento ad aborto clandestino, o infanticidio.

Dall’altro - ed è un fascicolo a parte con tutta un’altra ipotesi di reato - le indagini si sarebbero concentrate sull’operato dell’allora medico legale, incaricato di eseguire l’autopsia sul corpicino rinvenuto nell’immondizia. Pare che l’inchiesta, coordinata dal pm Umberto Ausiello, abbia fatto luce su alcuni documenti mancanti riguardanti l’esito dell’esame autoptico, appunto. Stando alle ipotesi dell’accusa la professionista, oggi in pensione, non avrebbe mai depositato alcune relazioni.

Ma ripercorriamo l’accaduto. E’ la sera di Santo Stefano del 2008 e una giovane, all’epoca 24enne, si presenta in Ospedale, sotto choc, in preda a una forte emorragia. Si confida con una delle ostetriche, che capisce subito che qualcosa, in quella dolorosa spirale di eventi, non quadra. Parla di un aborto spontaneo, ma è il dopo ad aprire scenari da tuffo al cuore: la ragazza confessa ai medici del Maggiore che parte del feto è stata gettata in un contenitore per l’immondizia. E così scatta la chiamata ai carabinieri da parte delle autorità sanitarie.

Parte del corpicino, lacerata in più punti e avvolta in un sacchetto di plastica, viene rinvenuta in un cassonetto nella prima periferia della città. Poco lontano dalla casa che la giovane condivideva coi genitori e la sorella. La procura apre un’inchiesta che di fatto non è mai stata chiusa.

Gli inquirenti non hanno mai smesso di cercare di ricomporre i tasselli di una serata tragica. E dopo l’acquisizione di alcuni atti ospedalieri, nei mesi scorsi, un fascio di luce cruda ha aperto nuove piste. Una storia straziante su cui vige il massimo riserbo da parte della magistratura, e le motivazioni sono palesi vista la delicatezza della situazione. Perché sono ancora troppe le ombre in quella maledetta sera di Santo Stefano.

In un primo momento le sorelle avevano raccontato di essere sole in casa, come avevamo scritto più volte sul giornale. La 24enne in dolce attesa si sarebbe fatta prendere dal panico a causa delle fitte e della copiosa emorragia, ecco il perché, sempre stando alla sua versione, di quei disperati tentativi per espellere il feto.

Diverso, però fu l’esito delle primissime indagini del 2008. Secondo i riscontri dei carabinieri c’erano altre tre persone insieme alle sorelle in quei momenti concitati. Tutte posizioni che verranno passate al setaccio dagli inquirenti, da cui per ora non trapela nulla. Vecchie e nuove testimonianze, riscontri, indagini che non si dovrebbero e vorrebbero mai fare.

Agli inquirenti spetta anche e soprattutto il compito di chiarire se nella morte del bimbo in divenire vi siano delle responsabilità. Il feto, la cui età gestazionale andrebbe dai 5 ai 6 mesi, si presentava infatti gravemente prematuro e con delle lacerazioni nette.

A causa delle manovre disperate per soccorrere una giovane mamma che rischiava la vita, da parte di chi c’era in casa in quei momenti delicatissimi o la volontà di liberarsi di un fardello che sembrava davvero troppo grande a due ragazze poco più che 20enni?

E ancora: chi materialmente ha gettato via il bimbo mai nato nel cassonetto? Dalla Procura non trapela nulla, ma l’ipotesi di reato a carico delle sorelle potrebbero essere due: aborto clandestino o infanticidio. Rimane poi tutta da chiarire la posizione del medico legale e della presunta omissione di atti. Tutte ipotesi che potrebbero portare all’individuazione di nuovi reati. Con una certezza: le indagini non si fermeranno.