Gli insospettabili che non pagano il biglietto

Chiara Pozzati

La suora che si batte per i diritti dei «portoghesi», salvo poi confessare di essere anche lei senza biglietto.

L’anziana nonnina, stile Cappuccetto rosso, che al solo sentir parlare di verbale si trasforma nel lupo cattivo (e aggressivo).

Il professore distinto in fuga di fronte agli studenti.

E l’uomo che finge di essere stato investito dai controllori.

Tanti curiosi episodi registrati dalla Tep e raccontati dall'ufficio comunicazione.

Insospettabili

Nessun legame tra loro, eccetto il pallino per il viaggio a sbafo sul bus.

Qualcuno oltre a dare le false generalità, le ha tentate tutte pur di evitare la sanzione.

C’è addirittura, dicevamo, chi ha finto di essere stato investito gettandosi (letteralmente) sul cofano dell’auto dei controllori, salvo poi incappare (in ottima forma) nuovamente nei due.

E c’è chi ha pensato bene di darsi alla macchia, nascondersi in biblioteca e di cedere alla multa solo grazie all’intervento di un carabiniere.

Scene di ordinaria follia che si sono consumate in quest’ultimo mese e che strappano un sorriso, ma danno anche la percezione di cosa significhi oggi il mestiere del verificatore in trincea.

Ma andiamo con ordine.

E' accaduto sul bus approdato nella zona est della provincia. Non è possibile scendere ulteriormente nei dettagli perché l’exploit dell’anziana suora, che non è di Parma ed era qui di passaggio, è accaduto dieci giorni fa e il provvedimento è ancora in corso.

In sostanza, l’attempata religiosa difende a spada tratta un gruppo di giovani stranieri senza biglietto, salvo poi, al suo turno, ammettere di non avere il ticket.

Il finto investito

Tra i fantasisti spicca sicuramente il finto investito di Baccanelli. E questa storia ha dell'incredibile, come se fosse strappata da una commedia all'italiana.

Siamo sul bus numero 6 dove un signore viene pizzicato dai verificatori senza biglietto.

Accompagnato fuori, l’uomo scatta come una lepre e si getta di peso sul cofano dell’auto di servizio dei verificatori, per poi rotolare sull’asfalto. E grida allo scandalo: accusando i verificatori di averlo investito.

La scusa non funziona

I controllori non battono ciglio, fin troppo avvezzi agli episodi bizzarri che segnano il loro lavoro. Nonostante la caduta (autoinflitta) abbia provocato una vistosa ammaccatura sul «muso» dell’auto, continuano a compilare la multa.

Visto che la scusa non funzionava, il finto investito si rianima improvvisamente, scatta in piedi e scappa, riuscendo a sfuggire alla multa. Ma solo per poco.

In via Taro

A fine turno, infatti, i verificatori smontano dall’autobus a Felino, se lo trovano casualmente davanti e lo riconoscono. L’uomo di nuovo tenta di darsi alla macchia, ma questa volta in auto.

I verificatori però riescono ad annotare il numero di targa. Il portoghese esagitato, a cui non è sfuggita la prontezza dei controllori, si arrende e si presenta in via Taro il giorno dopo.

Oltre alla multa gli è toccato pagare anche i danni al cofano della vettura di servizio.

Il professore

Da qui ci spostiamo a Salsomaggiore dove incontriamo il professore di un istituto in fuga riacciuffato dai carabinieri nella biblioteca del paese.

Va detto che si tratta di una linea particolarmente frequentata dagli studenti che rientrano a casa dopo la scuola, compresi quelli che seguono le lezioni dell’insegnante in questione.

Nell’ilarità generale (i ragazzi tutti muniti di abbonamento lo canzonano) il prof si fa pizzicare senza biglietto.

Mentre i verificatori compilano il verbale, il bus arriva a Fidenza, alla fermata dove l’uomo avrebbe dovuto scendere.

La fuga

Il docente viene accompagnato fuori per finire di raccogliere i dati e lui, non contento della magra figura già rimediata, se la dà a gambe.

I controllori si lanciano all’inseguimento e l’insegnante si rifugia dentro una biblioteca.

Viene contattata e arriva quasi in diretta la pattuglia dei carabinieri di Fidenza, casualmente in zona, e scatta la ricerca del fuggitivo.

I militari perlustrano i corridoi tra gli scaffali e scovano il professore «rintanato» in un sottoscala, che finge di armeggiare con una bicicletta appoggiata al muro.

Messo all’angolo dai carabinieri e riconosciuto dai verificatori, il prof deve infine arrendersi e firmare il verbale.

La nonnina smemorata

Che dire poi della nonnina smemorata? Che dopo aver finto di essere un’altra persona è esplosa in una rabbia feroce contro i controllori? E chiamiamoli «portoghesi».