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I ladri forzano un portone e sfondano le pareti: svaligiati quattro capannoni

di Roberto Longoni

25 Novembre 2016, 08:15

La banda del buco. Stavolta, i ladri sono passati attraverso i muri: forzato un portone, hanno messo a segno quattro colpi nei capannoni a schiera di via Veroni. Una notte di saccheggio e di «demolizioni», per un bottino di decine di migliaia di euro. Il quartiere preso di mira è il Gypsum, zona Paradigna: uno degli angoli di Parma che di notte sono più scuri e abbandonati di altri. Attività industriali e artigianali che non confinano con abitazioni. Terreno di conquista per i razziatori, che devono essersi sentiti talmente a loro agio da concedersi un festino con quanto trovato su un camper saccheggiato in loco.

«Un furto mirato: i ladri cercavano soprattutto attrezzi - commenta Luciano Mecca, titolare della Serform, l'impresa edile che sembra aver avuto maggior danno dal raid -. A me ne hanno rubati per almeno 15mila euro: dalle idropulitrici al laser, ai martelli demolitori, ai flessibili. Ora devo ricominciare da capo. Come dopo il 23 marzo del 2015, quando subii un'altra razzia. Provo una rabbia e una frustrazione difficili da descrivere».

E' dalla Serform che sono passati i malviventi. Stando ad alcune videoregistrazioni, il saccheggio è cominciato verso le 3. Con sé, gli sconosciuti dovevano avere solo il piede di porco con il quale hanno avuto la meglio del portone blindato: gli altri utensili, li hanno trovati proprio nel magazzino dell'impresa edile. A cominciare dai picconi. Forse è proprio con uno di essi che hanno divelto l'allarme che aveva appena cominciato a suonare. «Se lo sono anche portati via».

Sulla parete di fondo del magazzino, a mezz'altezza, gli sconosciuti hanno aperto un piccolo varco: giusto per dare un'occhiata. Al di là, hanno trovato un deposito di caffè. Non rientrava nei loro piani. Così, i ladri hanno rivolto il piccone contro la parete laterale destra della Serform: aperto un varco sufficiente per il passaggio di un uomo, si sono poi calati all'interno dell'Alfa Studio, specializzato in analisi chimiche. Pare che nemmeno qui abbiano trovato gran che per fare bottino. Così, appoggiata una scaletta alla parete laterale sinistra dell'impresa edile, hanno aperto un altro buco.

Sono penetrati nel garage di un appassionato di meccanica. «E' il mio hobby da quando sono piccolo - commenta il proprietario - . Mi hanno portato via vent'anni di felicità, rubandomi tutti gli attrezzi: saldatrici, mole, chiavi da officina». Già che si erano scaldati i muscoli, i razziatori hanno aggredito la parete di fondo del garage, confinante con un magazzino di informatica. I primi colpi ai mattoncini di cemento sarebbero stati registrati verso le 3,05; gli ultimi alle 3,20, quando un malvivente è entrato nel Pc Maddy. Testa bassa (forse per non farsi riprendere in volto dalle telecamere) e pila in pugno, il razziatore ha frugato tra i cartoni, passando poi sette computer portatili usati a un complice in attesa appena al di là del varco.

Due dei sette pc, forse considerati troppo vecchi, sono poi stati abbandonati nel garage del collezionista. Qui, i malviventi - prima di far saltare la centralina del cancello automatico, per fare entrare un furgone sul quale caricare il bottino - hanno anche gozzovigliato, con quanto trovato nel camper del proprietario del garage («meno male che l'avevo lasciato aperto»). A terra hanno lasciato bottiglie e cibi sbocconcellati, perché lo sfregio fosse più evidente. Appesa alla balaustra di un soppalco, una bandiera tricolore. Spiegazzata e immobile: sembra a mezz'asta.

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