Il cognome materno? C'è chi lo ha già

Monica Tiezzi

Una piccola rivincita al femminile, nel giorno in cui fallisce lo storico tentativo di una donna di conquistare la Casa Bianca: i figli potranno prendere anche il cognome della madre, in aggiunta a quello del padre. A quasi 40 anni dalla prima proposta di legge in materia, e mentre l’ultimo testo di riforma, approvato dalla Camera nel 2014, langue al Senato, è la Corte costituzionale ad arrivare prima del legislatore dando, almeno in parte, il via libera a un diritto riconosciuto in altri Paesi e la cui negazione è costata all'Italia una condanna da Strasburgo.

Accogliendo le obiezioni della Corte d’appello di Genova, la Consulta (relatore il giudice Giuliano Amato) ha infatti dichiarato incostituzionale l’automatica attribuzione del cognome paterno ai figli nati nel matrimonio, quando i genitori vogliono fare una scelta diversa. Una volta pubblicata la sentenza sulla Gazzetta Ufficiale, la coppia che lo desidera potrà chiedere all’ufficiale dello Stato civile di attribuire al proprio figlio anche il cognome della madre, in aggiunta a quella del padre. Se non c'è accordo fra i genitori, il bimbo porterà solo il nome del padre, almeno finché non verrà approvata la legge ferma al Senato che prevede, in caso di disaccordo, l'ordine alfabetico.

L’automatismo a favore del cognome paterno viola, secondo i giudici genovesi, diversi diritti sanciti costituzionali: quelli all’identità personale (articolo 2), all’uguaglianza e alla pari dignità dei genitori (3), alla parità morale e giuridica dei coniugi (29).