Il vescovo replica all'assessore

Luca Molinari

Il vescovo Enrico Solmi invita ad «essere prossimi anche alle novanta persone che si dice dormano fuori a Parma».

Nell’editoriale pubblicato dal settimanale diocesano “Vita Nuova” in vista della chiusura della Porta Santa della Cattedrale per il Giubileo della Misericordia, monsignor Solmi risponde all’appello lanciato nei giorni scorsi dall’assessore al Welfare Laura Rossi e ribadisce l’importanza di spendersi per gli ultimi con discrezione e generosità. E porta l’esempio della Caritas diocesana e delle Caritas parrocchiali. «Molto hanno raccolto e fatto, la Caritas diocesana con le Caritas parrocchiali – scrive - Si è fatto senza clamore perché la carità tace e crea gioia in chi la riceve come in chi la compie. Ma tutto e sempre, con quella discrezione che non è annuncio clamoroso o bandiera da srotolare per vederla garrire compiacentemente».

«Nessuno è onnipotente – prosegue monsignor Solmi - i poveri li avremo sempre con noi e con loro la chiamata ad essere prossimi anche alle novanta persone che si dice dormano fuori a Parma. Non sono giunti all’ascolto della Caritas parmense e delle Caritas Parrocchiali, non sono stati rintracciati da chi alla notte non si ferma soltanto davanti alla stazione ferroviaria, ma va, cerca e invita chi dorme fuori a venire al caldo di un alloggio, per loro sempre aperto. Resta viva la disponibilità a fare spazio, ad incontrarli e cercare soluzioni possibili, non perché la Caritas – espressione diretta emano aperta della Chiesa – abbia una risposta a tutto, ma perché quel po’ che ha cerca di darlo tutto, con amore, per amore, includendo discrezione, progettualità, intelligenza. Ed anche umiltà e senso del limite».

Alla fine dell’anno santo non ci sarà «una stele giubilare altisonante – sottolinea il vescovo - ma segni sì, certamente, frutto del lavoro di coscienze rette e generose che cercano di interpretare il bene qui e ora. Misericordia e accoglienza sono segni universali e non solo per la Chiesa. La nostra città certamente può costruirne di nuovi, come, ad esempio, implementare lo sforzo per chi sta fuori non solo di casa, ma da tante possibilità di vita. E farlo tacendo».

Con la chiusura della Porta Santa «viene consegnato alla Chiesa l’imperativo di vivere la misericordia e di cercare passi autentici e concreti di Misericordia – si legge nell’editoriale - Un mandato che si innerva in tutte le membra del Corpo di Cristo per assumere le sembianze del suo volto – Misericordiae Vultus – e partecipare ancora oggi all’incarnazione della Misericordia».

È nella coscienza che questo mandato si attua. «La coscienza – prosegue il vescovo - non è una vuota capacità da riempiere a piacere, ma è luogo profondo e decisionale nel quale la Misericordia chiede di tradursi in opere, illuminata, oggi, dall’ esempio e della voce di Papa Francesco». Così è avvenuto in questo anno. «Ne sono testimonianza – rimarca monsignor Solmi - le tante scelte e azioni di parrocchie e comunità che hanno aperto le porte all’accoglienza, che hanno messo a disposizione case e ambienti, che hanno sostenuto affitti e pagato bollette. E con un rinnovato vigore, interrogandosi con intelligenza e operando con generosità. Tanto c’è da fare, tanto è stato fatto. Migliorare si può sempre».