Indagato il direttore di Villa Matilde
Nell'inchiesta sui maltrattamenti agli anziani spunta un altro indagato: il direttore di «Villa Matilde» dovrà rispondere del reato di omessa denuncia.
Il nuovo, spinoso, risvolto che si aggiunge (e lo stesso direttore potrebbe ancora non sapere che anche il suo nome è finito nel registro degli indagati, non essendo stato compiuto alcun atto d'indagine che richieda la presenza di un avvocato difensore) e riguarda il suo comportamento in una circostanza precisa: ossia quando gli sarebbe stato riferito dalla tirocinante il grave episodio che lei stessa aveva visto con i propri occhi (l'anziano costretto con la violenza da un'operatrice a inginocchiarsi e mangiare la pasta caduta sul pavimento).
Episodio che poi la giovane denunciò ai carabinieri di Neviano, dando così modo all'indagine - coordinata dal pm della Procura di Parma, Lucia Russo - di mettersi in moto con celerità.
Come si legge nell'ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari Paola Artusi, «la denunciante riferiva di avere prontamente avvisato il direttore della struttura in ordine all'accaduto, ricevendone peraltro risposte evasive, essendosi il suddetto limitato a dire che poteva fare denuncia ai carabinieri».
Tra l'altro la tirocinante, dopo avere assistito a quella scena terribile, sarebbe anche stata affrontata a muso duro dall'operatrice-aguzzina che l'avrebbe minacciata «di danneggiarle la macchina e di farle del male fisico laddove avesse riferito l'episodio al direttore».
I sette operatori della residenza agli arresti domiciliari - ovvero Silvia Guazzetti, Pietro Di Nuzzo, Angelo La Macchia, Malika El Wahab, Annamaria Selva, Hafida El Fathaoui, Agnese Palladini - sono tutti accusati di maltrattamenti aggravati e per ciascuno l'ordinanza cita decine di episodi e comportamenti in cui il comune denominatore è la violenza. Reati commessi «in concorso tra loro» e il giudice descrive il clima di complice omertà che regnava nel reparto, «nella piena consapevolezza della comune azione di condotte di violenza fisica, verbale o psicologica in danno agli anziani degenti, derivando da tale consapevolezza un effetto di reciproco rafforzamento delle rispettive determinazioni criminose».
Sempre nel gruppo dei sette arrestati Di Nuzzo dovrà rispondere anche di abbandono di persona incapace, perché «durante il turno di notte, si allontanava dal reparto, abbandonando gli anziani ivi ricoverati che in ragione dell'età e delle patologie fisiche e psichiatriche loro diagnosticate erano incapaci di provvedere a loro stessi. Durante il periodo di allontanamento, un anziano cadeva in terra e ivi era costretto a rimanere per oltre un'ora e mezza, privo di soccorso».
Tra gli altri operatori indagati a piede libero, M.C., ovvero la dipendente che aveva costretto l'anziano a mangiare la pasta sparsa sul pavimento («afferrandolo per il collo e costringendolo a inginocchiarsi e a mangiare la pasta caduta in terra e ivi trattenendolo fino a quando non aveva finito di mangiare») è accusata di violenza privata aggravata. Non solo: indagata anche per tentata violenza privata per aver lanciato un avvertimento alla tirocinante che aveva assistito impietrita a quella scena di violenza, minacciandola «di danneggiarle la macchina e di farle del male fisico laddove avesse riferito l'episodio al direttore».
S. M. è accusata di violenza privata aggravata nei confronti di un degente che «era caduto a terra e risultava imbrattato di feci, lasciandolo volutamente a terra e omettendo di cambiarlo, nel contempo pronunciando le seguenti frasi: “se sei sporco di m.. sporco di m.. resti. Io ti ci farei morire, stronzo, vaffa...».
Un'altra operatrice, V.C., è indagata per percosse aggravate, «perché, con più condotte esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, senza alcuna ragione e per pura indole malvagia, colpiva con schiaffi alla testa e tirava violentemente i capelli a due anziane che si erano appisolate». Le aggravanti sono «i motivi abietti o futili e in danno di persone in condizione di minorata difesa in ragion dell'età e delle patologie alle stesse diagnosticate».
Lesioni aggravate è il reato contestato all'operatrice G.M., per aver colpito con uno schiaffo un anziano, «cagionandogli lesioni personali giudicate guaribili in dieci giorni».