Investì in tango bond: risarcito

Chiara Pozzati

Una battaglia legale “tramandata” di padre in figlio e la svolta arriva in Appello. Con una nuova sentenza che ribalta il verdetto di primo grado. Si chiude così l’odissea tango bond per una famiglia di risparmiatori salsesi che verrà risarcita da una banca per 140mila euro.

Ma l’avvocato parmigiano Giovanni Franchi non si accontenta e “bacchetta” il Tribunale.

Il contenzioso è sempre quello sui Tango bond tra l’Argentina e i risparmiatori italiani che una quindicina di anni fa furono beffati dai titoli sudamericani. Questi titoli, per chi non ricordasse, si trasformarono in carta straccia aprendo una voragine nel portafoglio di migliaia di risparmiatori italiani che li avevano acquistati, consigliati spesso in malafede dalle banche e allettati da rendimenti elevatissimi.

«Sono anni che le sentenze del Tribunale nostrano continuano a ribadire che quando il contratto generale d’investimento – non quello di acquisto, ma quello che è alla base di tutti i rapporti tra istituto e cliente – non è firmato dal legale rappresentante dell’istituto, è comunque valido – si sfoga il legale –. Di contro, sono anni che continuo a sostenere la tesi che in questo caso il contratto è nullo per difetto di forma. Ho vinto altrove per questo motivo, ma mai a Parma. Nonostante, proprio quest’anno ,si sia pronunciata in tal senso anche la Cassazione».

E torna a bomba all’ultima vittoria ottenuta: «La Corte d’Appello ha finalmente chiarito le cose con una sentenza che supera tutte le eccezioni che vengono sollevate dalle banche: da oggi in poi il Tribunale non potrà più discostarsi, pena la riforma della sentenza».

Ma facciamo un passo indietro. Un 90enne di Salsomaggiore aveva acquistato bond argentini per 257.099 euro, i risparmi di una vita. «Il danno per questo signore ammontava a 126.206 euro, perché aveva alienato i titoli per la differenza – riavvolge il filo Franchi –. A quel punto si era rivolto a un avvocato parmigiano che però aveva perso in primo grado. Perdendo la causa il 90enne era anche stato condannato al pagamento di 15mila euro».

Oltre il danno la beffa insomma. A quel punto è sceso in campo il figlio, che si è affidato a Franchi per il ricorso. E l’epilogo è stato decisamente diverso: «La Corte di Bologna ha riformato la sentenza e condannato la banca a restituire la minusvalenza con gli interessi, così da arrivare a 140mila euro e il rimborso delle spese pagate dopo la sentenza del Tribunale».

E conclude: «A prescindere dal caso specifico, credo sia una vittoria cruciale. Innanzitutto viene definito un orientamento giurisprudenziale dal quale nessun Tribunale può discostarsi. In secondo luogo questa sentenza dà speranza a coloro che sono impegnati nelle battaglie in Appello».