L'aeroporto sotto attacco
Luca Pelagatti
Che strano inverno: non c'è una nuvola in cielo eppure si sobbalza. Almeno sopra l'aeroporto di Parma. Si, perché lo scalo cittadino dopo avere superato bufere e venti contrari, che per un po' hanno fatto temere persino la chiusura, ora si trova a fare i conti con le turbolenze della stampa che sembrano proprio averlo preso di mira. Al punto che persino al TG1 del mattino è andato in onda un velenoso servizio dove si parla di conti pericolosamente in rosso. Facendo balenare, persino, un destino inesorabilmente in picchiata.
Ma qual'è il motivo di tanta puntigliosa attenzione? Difficile da capire visto che le sole novità che arrivano dalla pista del «Verdi» sono tutt'altro che fosche: un paio di nuovi voli per la Sicilia e il Mediterraneo sono appena stati annunciati e la KPMG, un colosso della consulenza internazionale, è al lavoro con il consiglio di amministrazione per preparare il nuovo piano industriale.
E quindi, cosa sta succedendo? «Assolutamente nulla - è la secca risposta del presidente della società di gestione, Guido Dalla Rosa Prati. - L'aeroporto c'è e continuerà ad esserci perché la città e il suo comparto produttivo ne hanno compreso l'importanza per l'intero territorio».
Insomma, molto rumore per nulla. Anche se le polemiche un appiglio concreto devono pur sempre averlo. E in questo caso si tratta dei conti. Il «Verdi», così come tutte le strutture tanto complesse da fare decollare i jet, costa. E per mantenerlo servono circa tre milioni di euro all'anno. Ed è qui, però, che chi vuole male all'aeroporto dimentica di segnalare un dettaglio tutt'altro che banale: sono soldi privati. Altrove, praticamente dappertutto, sono invece denari pubblici.
«Suona strano che siamo noi a doverlo dire ma l'aeroporto di Parma è tra quelli più virtuosi nel panorama nazionale», sottolinea il direttore generale del «Verdi» Federico Wendler. - Non ci sono debiti, la maggioranza assoluta - e parliamo di quasi l'84% - è privata e persino la Croce Rossa e le guardie giurate che si occupano dei controlli di sicurezza sono pagate dalla società di gestione».
Una società che, fanno sapere a mezza bocca dagli uffici ospitati sopra i check in delle partenze, se deve dire grazie a qualcuno è solo agli imprenditori di Parma che, nel recente passato, ne hanno rinforzato il capitale versando cinque milioni. Mentre di denaro pubblico è dal 2008 che non si vede ombra.
Il contrario di quanto accade altrove: per fare un esempio basti pensare che Comiso, nel 2015, ha ricevuto dalla provincia di Ragusa un milione e novecentomila euro come contributo ai voli, che Perugia ha potuto contare su un milione di contante versato dalla Camera di Commercio e che a Trapani si vola anche grazie al milione e settecentomila euro versati dai Comuni della provincia. Che destina il 75% delle tasse di soggiorno ai decolli. La lista, volendo, potrebbe continuare.
Insomma, grande è la confusione sotto il cielo degli aeroporti. Ecco perché per alcuni la situazione è eccellente. Tanto che può sembrare una buona idea sparare su Parma nel momento in cui si discutono le nuove tratte e ci sono contatti avviati con altri vettori che dimostrano di guardare con interesse la pista del «Verdi». Un po' di cattiva pubblicità, in casi come questi, non guasta mail.
La riprova arriva dalle recenti avances, peraltro ancora non concretizzate in un formale accordo, con le società specializzate nella logistica che stanno cercando uno scalo in una posizione baricentrica alla pianura padana per scaricare le merci dai cargo. E farle arrivare nelle case. Il nome più celebre è quello di Amazon, il gigante del commercio elettronico a stelle e strisce, che avrebbe fatto un pensierino al nastro di asfalto di 2124 metri del «Verdi». A otto minuti dalla stazione ma soprattutto a poche decine di minuti di autostrada dal mega deposito di Piacenza.
«La posizione del nostro aeroporto è unica, per potenzialità e capacità - prosegue Federico Wendler. - E non solo: gli ultimi voli annunciati per il sud durante il periodo estivo, hanno già ottenuto fattori di riempimento superiori a quelli ipotizzati». Che è un modo come un altro per dire: «se ci sono i voli da qui decollano pieni». Il problema, allora, è avere i voli. Ed è qui forse la vera debolezza dello scalo di casa nostra. Al momento le partenze e gli arrivi sono scarsi, condizionati dalle strane regole del mercato che prevede che le compagnie si facciano pagare, in anticipo, per garantire jet pronti a spiccare il volo. Altrove, dove le capienti tasche del socio pubblico garantiscono i soldi, i voli ce li si conquista pagando le compagnie a caro prezzo. A Parma, dove si deve fare più attenzione ai conti, il tabellone resta vuoto. E quindi resta da capire allora cosa ci riserverà il futuro.
Il presidente Dalla Rosa Prati ribadisce la propria fiducia: «La città ha fatto quadrato e continuerà a farlo intorno ad una risorsa fondamentale», mentre il board aziendale, peraltro rinnovato completamente da pochi mesi, guarda con attenzione speranzosa al piano industriale che verrà presentato e votato entro marzo. «Il piano genererà nuovi obiettivi e scenari di interessanti funzionalità» spiegano con il lessico ermetico dei tecnici.
Intanto però c'è da passare questo strano inverno dove non piove e le turbolenze sono rare, Almeno in cielo. Sulla stampa è tutta un'altra cosa.