Motore in fiamme durante il decollo: «Mezz'ora di terrore»

Andrea Violi

Quella mezz'ora di terrore non la dimenticherà facilmente. Il motore in fiamme del Boeing 777 Abu Dhabi-Sydney, il caldo soffocante, le hostess e i passeggeri nel panico, il burrascoso atterraggio d'emergenza, con le ruote dei carrelli che esplodono. Stefano Canuti, musicista parmigiano 55enne, si trovava su quel volo. Ha davvero temuto il peggio, come tutti i 329 passeggeri. Ma assicura che tornerà a volare, perché l'aereo, in fondo, è «il mezzo di trasporto più sicuro».

Canuti è un parmigiano, «nato in borgo delle Colonne», tiene a precisare. Sposato con una musicista, ha un figlio 23enne e una bimba di 6 anni. Suona il fagotto, insegna al Royal Northern College of Music di Manchester e al Conservatorio di Mantova. In Australia ha in calendario due concerti, due conferenze e due masterclass (lezioni interattive). «Volo tre-quattro volte al mese... ma questa esperienza mi mancava», racconta dall'albergo a Sydney. La voce trema ancora, a tratti, però Canuti è il primo a voler parlarne. Anche perché questo lo aiuta a «buttare fuori» le emozioni. Lunedì sera è partito da Malpensa per gli Emirati Arabi. Alle 10 di martedì ha preso il volo Etihad EY450 per Sydney. Doveva essere un viaggio di 14 ore ma durante il decollo si è sentito un botto fortissimo: era il motore sinistro. «Il pilota ha raggiunto l'oceano e ha scaricato il carburante, poi siamo tornati indietro - racconta il parmigiano -. Io ero seduto davanti, in business class, vicino al motore destro ma vedevo quello sinistro in fiamme. Le hostess dicevano “Brace! Brace!” (per far assumere ai passeggeri la posizione di sicurezza, ndr) ma anche loro erano agitate. Nell'atterraggio a forte velocità sono scoppiati gli pneumatici dei carrelli».

Tutto è durato «30-40 minuti, ma è sembrata un'eternità». «Eravamo disperati, ci guardavamo con gli occhi della vera paura - continua Canuti -. Un incidente può capitare ma mi ha spaventato il tempo che si ha per pensarci! So che non si dovrebbe fare... ma in quel momento ho telefonato a mia moglie: volevo sentire la sua voce». In più il caldo era sempre più opprimente: per salvaguardare i sistemi, il pilota ha dovuto spegnere l'aria condizionata. I passeggeri sono scesi tremanti, sudati e con dolori alla schiena per la tensione. Ma salvi. La polizia ha vietato di scattare foto al velivolo e ha sequestrato alcuni cellulari. Per il resto, l'assistenza non è mancata: per 12 ore i passeggeri sono rimasti nel lounge dell'aeroporto di Abu Dhabi. «In quei momenti è come in guerra, ci siamo abbracciati e ci siamo conosciuti. C'erano molti australiani e anche un inglese che si prepara ad emigrare». I passeggeri sono stati visitati da medici e psicologi e hanno fatto una seduta di massaggi per la schiena. La compagnia ha dato anche 20mila miglia gratis «ma non tutti le useranno - dice Canuti con amara ironia -. Alcuni non volevano più riprendere l'aereo». Ma non il musicista parmigiano: «No, non bisogna avere paura di volare. Io continuerò a farlo sempre di più».