Saccani: «Gli anziani? Guardiamoli negli occhi»

Laura Frugoni

«Credo che ci sia un tema alla base: la capacità di certe donne e certi uomini di trasformarsi in carnefici. Figure che non lasciano immaginare che possano essere persone normali, con una casa, una famiglia, degli affetti... Quello che spaventa è che questo sistema si coltiva nella normalità».

Sull'orrenda vicenda degli anziani maltrattati di Villa Matilde a Bazzano culminata in una raffica di arresti si sono sollevate molte voci dal mondo politico e istituzionale. Indignazione tanta, ma anche un'ansia più che comprensibile (solo da noi in un mese è successo due volte) di trovare correttivi e soluzioni, perché anche scoperchiare un inferno non diventi un'abitudine.

Marcella Saccani conosce molto bene quel mondo - storicamente impegnata nelle cooperative per l'assistenza agli anziani, per cinque anni presidente degli Iraia, a lungo al fianco di Mario Tommasini nelle sue battaglie per superare la «deportazione» negli ospizi - ed è da sempre abituata a parlare schietto. Su cos'è meglio agire secondo lei, per evitare che succeda ancora? La videosorveglianza, la formazione? Ma poi: l'assoluta mancanza di pietà non è una malattia incurabile?

«Non credo che esistano giustificazioni possibili per chi commette simili violenze: senz'altro non sono una giustificazione la difficoltà oggettiva e lo stress che provoca l'avere a che fare con certi pazienti. Ci sono milioni di persone che lo fanno ogni giorno e non si rendono protagoniste di queste nefandezze».

E' possibile che operatori-aguzzini abbiano campo libero su un intero reparto? «Possibile, perché possono contare sulla complicità non attiva di chi non reagisce. Le donne e gli uomini sono fatti di intrecci di male e di bene. Personalmente credo che le persone cattive esistano. E poi c'è la promiscuità, lo stare insieme dell'umanità in certe condizioni atipiche che favorisce certi comportamenti abietti».

Da più parti ora ci si interroga sugli operatori di queste strutture: sono abbastanza preparati? «Il tema vero - risponde la Saccani - è la qualità della formazione. Perché queste donne e questi uomini - malati di Alzheimer o di altre patologie gravi - mantengono intatta la capacità di soffrire. Quante volte ci hanno detto gli esperti di guardare gli occhi delle persone, che dicono tutto anche se non sono in grado di parlare? Noi, gli operatori, li abbiamo formati non per fare questo. Conta solo quello che chiamano il minutaggio: quanti minuti garantisco in termini di prestazioni e servizi. E non parlatemi di stress. Quale stress giustifica il fatto che il giorno in cui ci sono le Frecce tricolori gli anziani di una casa di riposo vengano lasciati con la schiena rivolta alle finestre? Che fatica si fa a girare una carrozzella?».

C'è qualcosa che possono fare le famiglie? I parenti dei vecchietti di «Villa Matilde» non avevano la più pallida idea di quel che succedeva in quel reparto. «Ai parenti bisogna dare la possibilità di essere una forza contrattuale, e non soltanto perché pagano una retta e spesso molto salata. Ben vengano quei familiari che non ti lasciano un attimo di respiro. La verità è che oggi siamo in una fase in cui la gente ha troppa paura: “se oso fiatare me lo mandano via”».

Potenziare la videosorveglianza può servire? «A mali estremi estremi rimedi. Ma bisogna investire su altro, chi assume queste persone ha una grande responsabilità: devi sapere chi sono e le capacità che hanno. E' un mestiere che non può fare chiunque: mi chiedo quale siano il livello e gli iter formativi di chi ha in mano questo mercato».

Le ispezioni le facciamo ma non servono a intercettare la realtà quotidiana, dice la direttrice dell'Ausl Saccenti. «Può essere vero, ma intanto le facciano. Le mie telefonate in cui facevo un po' la scema - “sto arrivando!” - a qualcosa servivano, se non altro a far sapere che c'era un'attenzione costante. Le ispezioni sono anche una sorta di garanzia per la comunità: la struttura pubblica va a verificare se quello che offre attraverso una convenzione è davvero all'altezza».

Qualcuno (Rainieri, Lega Nord) obietta: la legge regionale è troppo vecchia. «Tutt'altro - ribatte la Saccani - è una legge avanzata con un respiro su cui Tommasini ha influito molto: alla base si chiede sempre qual è il progetto di vita che ho per l'anziano di cui mi prendo carico. Peccato che i servizi non siano sempre all'altezza dei compiti che la Regione gli affida».

Cosa direbbe, Mario Tommasini, di fronte a quest'orrore? «Avrebbe solo la conferma che questi luoghi-non-luoghi sono non soltanto da controllare, ma anche da superare. Direbbe: adesso cominciamo a parlare di qualcosa che non siano le case di riposo».