San Biagio: "Bersagliati". L'affondo di Confesercenti Video

Chiara Pozzati

«Per volontà dell’amministrazione la pasticceria San Biagio di strada Garibaldi rischia di chiudere temporaneamente da tre a 90 giorni. Con tutti i locali che si fanno beffe delle norme, si può “bersagliare” un’attività che fornisce servizi alla città?».

Ecco lo sfogo di Guido Zambelli, al timone di questo tempio del dolce, ma anche dell’omonimo caffè del Barilla center.

L’ultima puntata di questa saga da telenovela te la sciorina il diretto interessato, con una sfilza di verbali alla mano. L’ammontare delle multe “grandinate” sulla testa di Zambelli a novembre? Si parla di oltre 2.200 euro in un mese.

Zambelli parte dal caffè del Barilla: «Dopo tre anni di battaglia con Comune e vigili è evidente che non si tratta più di casualità, ma della volontà di qualcuno – non le manda a dire – . Un esempio? A fine ottobre, dopo che abbiamo ripreso la rassegna delle serate dj-set, sono arrivati puntuali come orologi. La pattuglia in borghese si è presentata all’una e mezza di notte, asserendo che la musica era troppo alta».

Poi riprende: «Quando ho detto e dimostrato di essere sotto i decibel previsti per legge, con tanto di misurazioni Arpa alla mmano, mi hanno risposto di aver rilevato una cosa diversa grazie all’app dei cellulari».

Ma il primo verbale da 300 euro è scattato a novembre: «In questo caso mi hanno bacchettato perché sostenevano che il cartello “vietato fumare” non fosse abbastanza visibile. Quindi sono arrivate altre 600 euro per la mancata esposizione degli orari di chiusura».

Poi si apre il capitolo pasticceria San Biagio e lì «è scattata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Sempre a fine novembre ha ricevuto un nuovo controllo: altri 325 euro per la poca visibilità del cartello dell’orario di apertura e chiusura della pasticceria e mille euro perché mancavano tre o quattro prezzi sulla totalità dei dolci in vetrina».

Ma il vero e proprio “casus” è la porta del laboratorio: «L’ufficio del Comune si accorge, dopo quattro anni, che la Scia (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) presentata ha un’anomalia in un requisito. La risposta del Comune? Semplice, mi è stato detto che la porta deve rimanere chiusa, ma questo provocherebbe di fatto l’impossibilità di proseguire nell’attività di produzione».