Assenteismo? Michele, impiegato modello: mai una malattia in 20 anni

Nel 2015 sono state 78,4 milioni le giornate di malattia registrate nel settore privato e 32,5 milioni nel pubblico. La riforma 2.0 del Ministro Madia ha puntato il dito sui controlli delle assenze per malattia negli apparati dello Stato ed enti territoriali, stabilendo di passare all’Inps che, forte di un ampio sistema computerizzato, ha raccolto dalle Asl le competenze della gestione delle visite fiscali.

L'Inps, nel suo polo unico che verrà creato nei prossimi 24 mesi con un dimezzamento dei costi di gestione, avrà a disposizione l’intera sequenza dei certificati, quindi la storia complessiva delle assenze di ogni singolo dipendente. Per chi «marca visita» ci saranno ripetuti controlli e verranno rinforzate le posizioni dei 1300 medici delle liste speciali. Se i lavoratori risulteranno assenti alla prima visita fiscale perderanno il diritto allo stipendio per 10 giorni. Attualmente sono sette le ore di reperibilità diurna nel pubblico, mentre per gli altri lavoratori scendono a quattro, cifre che forse saranno uniformate.

Misure annunciate, che mirano all’efficacia nel rapporto controllato-controllore, ma che hanno rinfocolato l’attenzione mediatica nei confronti dei comportamenti scorretti dei dipendenti del Paese. Malattie del lunedì, furbetti del cartellino, dipendenti a spasso con le borse della spesa attirano come miele i titoli dei giornali e provocano legittimi mal di pancia agli italiani.

Chi lavora ai terminali degli uffici pubblici, dietro le cattedre delle scuole, negli ospedali e nelle università non è certo in cima alle classifiche di gradimento. Anche Sanremo è stato coinvolto in una riflessione che tocca profondamente il Paese. Un monito è stato lanciato da un funzionario del Comune di Catania, che dal palco dell’Ariston ha raccontato i suoi 40 anni di onorata presenza. Un «settantino», per dirla alla Camilleri, che non ha mai goduto né di un giorno di ferie, né di un giorno di malattia.

Per una volta, spettatori del buon esempio, agli italiani ha voluto lasciare la sua regola di vita e di lavoro. «Non tutti i dipendenti pubblici sono dei fannulloni. Io mi rivolgo al loro cuore. Quando vi viene l’idea di fare i furbetti, pensate quanto questo è mortificante per tutti i giovani precari».

E Parma? Come si colloca tra scenari apocalittici di badge selvaggio e i virtuosi che non fanno notizia? Certamente non vedremo i nostri vigili timbrare in costume da bagno. Ma nemmeno dipendenti che rinunciano alle ferie per decenni. I «parmigiani pubblici» sembrano ricoprire gli incarichi al servizio della collettività cercando di svolgerli al meglio, compatibilmente con diritti legittimi. Quei diritti che sono stati conquista sociale. r.c.

L'impiegato modello

Michele Catelli ha 45 anni e due lauree: antropologia e teologia. Timbra da 20 anni il suo badge in via Gramsci. E’ referente dell’Ufficio mobilità sanitaria, un ramo del Servizio economico-finanziario dell’Azienda ospedaliero-universitaria. Si occupa della «mobilità sanitaria», ossia la compensazione economica dei ricoveri, la somministrazione diretta dei farmaci e le prestazioni specialistiche ambulatoriali per pazienti di Parma e per quelli che arrivano da fuori Provincia.

In tutti questi anni non ha mai dovuto assentarsi per malattia.

«Non è un vanto particolare il mio “record”, è solo una condizione favorevole. Il mio lavoro mi piace, mi sento parte di questo ente che è a servizio della città. Noi che lavoriamo in un’azienda ospedaliera ci rendiamo conto di quanto è assolutamente necessaria un’assistenza adeguata e un percorso di cure - continua Michele Catelli - Non è un crimine usufruire dei permessi quando si è malati. Intorno a me, nell’arco di questi anni, ho visto molti colleghi solerti negli uffici dell’azienda. Io sono semplicemente stato più fortunato. Forse è dipeso dalla cucina salutare tipica della mia carissima città». r.c.