Buffon a quota 1000
Paolo Grossi
Il vero scandalo è che un campione così non abbia mai vinto il Pallone d'Oro. E' solo arrivato secondo nel 2006, l'anno in cui il trofeo andò a Fabio Cannavaro dopo il trionfo azzurro al Mondiale. Gigi Buffon domani sera, giocando in Nazionale contro l'Albania, taglierà il traguardo delle mille partite ufficiali giocate in carriera. E che partite, essendo lui, molto probabilmente, il portiere più forte che abbia mai calcato un campo di calcio. Ogni volta che Gigi scrive una pagina gloriosa nel libro del football, a Parma noi gonfiamo un po' il petto. Qui sotto potete leggere l'intervista con il suo scopritore, il sempreverde Ermes Fulgoni. Fu nelle giovanili gialloblù che quel ragazzone dinoccolato cominciò a giocare da portiere. Prima si era messo in mostra in attacco. Un talento naturale, una predisposizione allo sport che era nel dna familiare, una «fame» agonistica che neppure la strepitosa carriera sin qui messa assieme ha ancora saziato. Il giorno del suo debutto al Parma è ancora ben stagliato nella memoria di chi c'era. Un ragazzo di 17 anni che in modo spregiudicato chiude la saracinesca in faccia a Weah e Roberto Baggio, non due pisquani qualsiasi, salvando un importante 0-0 per il Parma. Con Bucci infortunato, il preparatore Di Palma, l'allenatore Scala e lo stesso Fulgoni si erano trovati d'accordo nel lanciare lui la posto del veterano Nista (oggi preparatore dei portieri del Napoli) che era il dodicesimo di ruolo. Un po' quello che l'anno scorso è successo al Milan con Donnarumma e Diego Lopez. Dopo sei stagioni, tre coppe e 220 gare di A con il Parma, il passaggio di Gigi alla Juve non fu indolore. E sì che sono stati, prima e dopo, parecchi i crociati che al momento di far le valigie sono partiti per Torino sponda bianconera.
Ma ricordiamo bene come la scelta di Buffon fosse risultata particolarmente indigesta ai tifosi, tanto che nei primi anni non mancarono fischi al suo indirizzo al Tardini. In linea generale Buffon è stato e ancora è impressionate per il suo essere completo: coraggioso ma avveduto al tempo stesso, guizzante tra i pali e attento a guidare la difesa, consapevole dei risvolti tattici del gioco e della propria importanza anche su quel piano. Rispetto al ragazzino focoso è ovviamente maturato. Ora è un campione eun capitano esemplare ma è passato attraverso parecchie vicissitudini. Dal «falso diploma» alla passione per le scommesse, da quell'88 scelto come numero di maglia con dubbi risvolti, specie dopo un «boia chi molla» già scarabocchiato sulla sua casacca. E poi le donne, sempre bellissime ma proprio per questo foriere di gossip e di scarsa privacy. Ha ammesso, SuperGigi, che oggi come oggi le più grandi motivazioni ad andare avanti gli derivano dalle emozioni delle partite di Champions League. Pur avendo vinto un Mondiale, 7 scudetti, 3 Coppe Italia, 6 Supercoppe Nazionali, il suo cruccio è che l'unico trofeo internazionale per club in bacheca è rimasta la Coppa Uefa vinta nel '99 con il Parma a Mosca. Può ancora provarci, magari prendendo esempio di longevità da un'altra vecchia gloria gialloblù, quel Marco Ballotta che a 44 anni ha fatto il titolare in Champions con la Lazio. Carisma, simpatia, voglia di non diffondere banalità (ce n'è già anche troppa) e la prerogativa più importante, il fatto di commettere un errore ogni morte di papa. Così Buffon è diventato il più forte portiere di sempre e il Parma ha una parte importante nella sua parabola. Molto ha dato, molto ha avuto, dal Parma, dalla Juve dall'Italia. E, quel che conta, tutto si è meritato.
L'amarcord del suo primo preparatore
Fulgoni: «Decisi di tesserarlo dopo pochi tiri»
Sandro Piovani
Ermes Fulgoni sa bene che aver scelto Gigi Buffon rimane uno dei suoi colpi migliori. Il migliore. Per lui, al tempo allenatore dei portieri del Parma, è rimasto un ricordo indelebile. Un pomeriggio di provini, più di 25 anni fa. «Dovevo vedere un '75 di Torino e questo ragazzo del '78. Al primo facevo gol ad ogni tiro, al secondo mai... Subito pensavo di essermi fatto condizionare dall'età. Ho aumentato il tiro, la potenza. Ma di gol nemmeno uno. E quel giorno, già prima della partitella canonica di questi provini, dissi ai dirigenti del Parma che dovevamo tesserarlo. E infatti lo prendemmo subito, senza esitazioni». E Fulgoni ci mette il carico. «Non è che lo dico adesso, tanto per dire... Perché Buffon è diventato il migliore del Mondo. Lo avevo messo per scritto, ad uno che bazzicava da noi (al Parma ndr). Gli misi per scritto che Buffon avrebbe debuttato in A e in Nazionale prima dei vent'anni. Per scritto... Eravamo d'accordo che se tutto si fosse verificato, lui avrebbe diffuso questo mio biglietto. Ma non lo fece perché il Parma glielo impedì. Ma questa è un'altra storia. Però io lo misi per scritto, senza tante esitazioni». Già, scripta manent...
A proposito di debutti, Fulgoni ricorda bene quella prima convocazione di Buffon, con il Parma. «Al sabato doveva giocare con noi, in Primavera. Ma fu bloccato da Scala. Lui arrivò lì, al campo (della Primavera ndr) dicendomi che avrebbe anche debuttato all'indomani (contro il Milan ndr). Provai a dargli dei consigli, ma lui era troppo carico, troppo entusiasta. Non ne aveva bisogno. Gli dissi di non pensare al pubblico... Gli dissi di concentrarsi sulla palla, esclusivamente sulla palla». Fu la prima partita di Buffon in A. «Ricordo che prima di quella gara incontrai i genitori di Gigi, al Tardini. Erano preoccupati. Gli dissi di stare calmi, di non preoccuparsi. Che Gigi era già più portiere di tanti altri. Gli dissi che è forte e basta». Di fatto quella fu l'ultima volta che Fulgoni allenò Buffon. Ma di certo, ancor oggi, può parlarne con chiarezza. E spiegare quali sono i suoi colpi migliori. Perché il portiere deve avere alcune caratteristiche peculiari. «Buffon è ineguagliabile nella mentalità. Lui è figlio e fratello di sportivi, conosceva già le tensioni che si vivono nello sport. E quindi non poteva aver problemi a giocare. Poi lui è molto bravo a leggere le situazioni di gioco. Cose che allenavamo sempre e lui capiva subito e faceva quello che gli si consigliava. Poi ha una reattività incredibile, con una velocità di esecuzione impressionante». Non lo allena più ma l'amicizia è rimasta. Fulgoni si sposta quando Buffon (con la Nazionale o con la Juve) gioca vicino a Parma. E naturalmente si parla di calcio, di passato e di presente. Ma anche di futuro. «Lo sento ancora. Ogni tanto. A dir la verità gli dico semplicemente di continuare a giocare e di puntare al prossimo mondiale. Perché in Italia, per ora, non c'è ancora nessuno forte come lui. E lui mi ha risposto “ok, poi mi ritiro”. Sarebbe un record ineguagliabile. Spero di averlo convinto». Intanto domani è a quota 1000, tanto per gradire.