Dall'Appennino alla Francia di passo in 18 giorni

Katia Golini

Un milione di passi in 18 giorni di cammino. Un percorso di 540 chilometri, circa 30 al giorno, lungo i sentieri del trekking più belli tra Appennino parmense e Alta via ligure, tra discese e risalite mozzafiato. Un viaggio per lasciarsi dietro caos, rumore, stress. Un modo per rimettere insieme i pezzi del puzzle dell'anima. «Volevo ritrovare un po' di quel me stesso che si perde nella vita frenetica di tutti i giorni». Sandro Tessoni, 54 anni, imprenditore agricolo, ha una moglie, Rosy, e due figlie, Silvia e Sofia, che adora, una casa bellissima (super moderna e eco-sostenibile praticamente al 100%) appena fuori dal centro di Felino. Non voleva scappare, ma semplicemente provare l'emozione del silenzio, della solitudine (interrotta dai tanti nuovi amici interessanti incontrati lungo la via). Un lungo cammino fino al confine francese tra paesini e villaggi, valli e crinali incantevoli, boschi e macchia mediterranea.

Prima della partenza
Si è messo in marcia con la sua Maya, vulcanica Border Collie di 3 anni che sembra ancora una cucciola. Nessuna cartina, nessuna guida, tutto memorizzato off-line sullo smartphone. «Quando organizzavo la partenza - racconta ricordando l'apprensione di quei momenti - la mia preoccupazione principale era incentrata sull'obiettivo di terminare il mio percorso. Temevo tutti quei chilometri, le innumerevoli salite e discese che avevo davanti. Ero spaventato e smarrito. Quindi ho sperimentato un altro approccio: non pensare a tutto il percorso, ma alle singole tappe a quello che volevo o dovevo fare quel giorno e alla sera pensavo solo al giorno dopo. Questo metodo ha funzionato. E mi ha aiutato anche nel comprendere che ero lì non per arrivare alla meta finale, ma per trascorrere la giornata che avevo davanti tranquillamente, guardandomi attorno osservando, ascoltando quello che stavo vivendo».

Meglio un tetto della tenda
No fornello, no giacca antipioggia, ma solo mantella per favorire la traspirazione e agevolare i movimenti. Una tenda ultraleggera che però non ha mai utilizzato. «Sono partito da Agna, nel Comune di Corniglio. I primi giorni non sono stati facili: ho trovato quasi subito maltempo, e ben presto ho rinunciato all'idea di dormire in tenda. Dopo decine di chilometri di cammino, quando arrivavo a sera con le gambe doloranti e fradicio di pioggia, l'ultima cosa che volevo era infilarmi in una tenda stretta e fredda sulla terra bagnata. Così, mi sono messo alla ricerca di sistemazioni semplici ed economiche, che però dessero quel minimo di conforto per recuperare le energie ed essere pronto ad affrontare la giornata successiva. Piccoli alberghi, pensioni, b&b, rifugi».

Alla ricerca di sé
Sandro ha messo subito a fuoco il fine vero di quell'impresa impossibile. «Mi son messo in cammino, non per andare da un punto A a un punto B, ma per ritrovare un po' di quel "me stesso" che si perde nella vita frenetica di tutti i giorni. Non volevo tuttavia chiudermi in me stesso: questo viaggio è stata l'occasione ideale per incontrare e conoscere persone meravigliose a cui raccontare la mia avventura».

Dal Parmense alla Liguria
«Tra Montemarcello e Lerici si snoda una stupenda mulattiera a picco sul mare - racconta Tessoni -; tra gli alberi si possono ammirare splendide vedute sul mare, sprazzi d'azzurro, e la vegetazione offre riparo dal calore del giorno. Una volta a Lerici, tra la folla del paese, si vede l'enorme contrasto tra gli escursionisti, spesso stranieri, riconoscibili dagli zaini sulle spalle, e i turisti “tradizionali”. Giustamente ciascuno vive la vacanza a modo proprio, però... mi veniva voglia di dire a tutti che a due passi da lì lo spettacolo è ancora più incredibile».

Quando Maya si è persa
Giorno dopo giorno, passo dopo passo, salita dopo salita e discesa dopo discesa l'avanzata verso il confine è proseguita senza intoppi. Un po' di stanchezza fisica, ma ancora tanto entusiasmo. «Paesino dopo paesino ho superato La Spezia, per arrivare al rifugio Cai Muzzerone, sopra Porto Venere. Quindi Monterosso e Deiva, la fine del viaggio non era più tanto lontana. «Ho visto paesaggi meravigliosi che non avrei mai potuto osservare viaggiando in auto, ho osservato i prodigiosi terrazzamenti liguri, ho incontrato persone stupende di grande generosità». Provvidenziale più che mai, il supporto dei locali quando Maya si è persa. «E' successo quando mancavano pochi giorni al traguardo. Nella boscaglia ha fiutato qualcosa, forse la traccia lasciata da un cinghiale, e all'improvviso non l'ho più vista. Ho provato a chiamarla e cercarla per un paio d'ore, ma niente. Sono sceso verso il paese di Toirano e con Giancarlo, il titolare del b&b Agrodolce a Boissano, in cui avevo dormito la sera prima, abbiamo iniziato a girare per cercarla. Ero disperato. Giancarlo mi ha persino lasciato la sua auto, a me, uno sconosciuto. Anche questo dice tanto sui rapporti che si stringono durante questi viaggi. Di Maya però nessuna traccia. E' stato utile diramare la notizia via web. La mia amica Chiara Contini ha dato l'allarme e le condivisioni si sono moltiplicate fino ad arrivare ad oltre 2000. E' stato proprio grazie a una di queste che ho ricevuto la segnalazione di un avvistamento da parte di una signora del posto. Era quasi mezzanotte quando la disavventura ha fortunatamente avuto il suo lieto fine. Sono rientrato in albergo stremato, ma felice e commosso dall'aiuto ricevuto e dal ritrovamento della mia inseparabile Maya».

Il confine, finalmente
A Grimaldi, piccola località al confine con la Francia, si è concluso il pellegrinaggio. «Sono giunto al paese a metà pomeriggio. Ho atteso qualche ora l'arrivo della mia famiglia felice e soddisfatto per avere portato a termine un'impresa che poteva essere impossibile».