Domani l'addio a Paolo Cocconi
Chiara Pozzati
Sarà la chiesa di San Paolo Apostolo a dare l’addio a Paolo Cocconi. Domani il feretro del 50enne che ha ucciso l’ex compagna Arianna Rivara, prima di togliersi la vita, partirà dalla camera mortuaria del Maggiore alle 9.20. La celebrazione nella parrocchia di via Grenoble prenderà il via alle 9.30. Non è la chiesa dove il 50enne è cresciuto, ma quella frequentata dai due anziani genitori. La madre e il padre ottantenni che, in un istante, si sono trasformati in altre due vittime del femminicidio che si è consumato in via Gibertini. Insieme purtroppo alla famiglia Rivara.
Le vite dei coniugi Cocconi si sono spezzate due volte. La perdita del figlio, la convivenza con il suo atto disumano, e il dopo che vuol dire senso di colpa, solitudine, sofferenza per due famiglie. La disgregazione di chi resta. La madre e il padre del 50enne non si sentono di tornare a parlare. E forse di fronte a quest’ennesima tragedia che macchia Parma le parole si fanno piccole piccole. Però in quella palazzina nel cuore del San Lazzaro, non lontana dall’appartamento della tragedia, c’è tanta gratitudine.
«Vorremmo ringraziare gli amici di Paolo che, nonostante tutto, ci sono stati vicini in questo momento di dolore. Sì, questo lo può scrivere». Ecco la frase in cui si addensa lo strazio per un figlio «che ha compiuto un gesto ingiustificabile, ma che rimane pur sempre un figlio» ci avevano detto durante l’intervista all’indomani dell’omicidio. Erano stati proprio i genitori ad accoglierci in casa, per ribadire che Paolo «non era un mostro. Ma una persona ammalata, che soffriva di una pesante depressione e che tentava di curarsi».
Loro, che inconsapevolmente, hanno vissuto il prima, senza poter sapere o vedere nulla. Cocconi era infatti andato da loro quel maledetto ultimo venerdì di gennaio. Aveva mostrato il prezioso brillante che, forse solo nella sua testa, sarebbe riuscito a rianimare una relazione già al capolinea.