Fanelli, ecco le trame per fare pressing su politici e ministri

Georgia Azzali

Potente. E pronto a scatenare la guerra quando il «suo» sistema sembra andare in pezzi. Nel maggio 2015 Guido Fanelli, allora numero uno assoluto della terapia del dolore in Italia, oltre che gran capo della 2a Anestesia del Maggiore, viene escluso dal Comitato tecnico sanitario, l'organismo che di fatto sostituisce la Commissione nazionale di cui il primario era stato fino a quel momento presidente. Era stato lui l'estensore tecnico della legge del 2010 sulla terapia del dolore. Eppure, viene trombato. Il suo nome non c'è nel decreto firmato dal ministro Lorenzin. Dopo l'esclusione, però, Fanelli, ai domiciliari da una settimana con una sfilza di reati, non ha alcuna intenzione di alzare bandiera bianca. E una delle prime persone che contatta è Raffaella Pannuti, presidente di Fondazione Ant (Assistenza nazionale tumori), l'associazione che si occupa di assistenza domiciliare per i malati di cancro. Una onlus presente in dieci regioni, da oltre 30 anni sul campo e di cui Fanelli era stato nominato direttore scientifico tre mesi prima.

«Ho parlato con Gian Luca»

E' il 27 maggio, quando Fanelli chiama Pannuti: «Devi attivare il più alto livello istituzionale che conosci... devi attivarti tra oggi e domani», le dice. E la presidente di Ant punta subito in alto. Richiama poco dopo il primario e gli comunica: «... ti ho mandato un messaggio, volevo dirti che ho già parlato con Gian Luca». Fanelli chiede spiegazioni: «Chi è Gian Luca? Il ministro?». «Galletti, Galletti, sì scusami - risponde Raffaella Pannuti -... lui aspetta una nota e gli ho anche scritto che... gli ho anche detto che è urgente, allora però la nota la vuole scrivere insieme a te... in modo tale da...».

Sono giorni di telefonate frenetiche, ma né Raffaella Pannuti né il ministro dell'Ambiente risultano indagati. Certo è, però, che la Pannuti e Galletti si conoscono, perché il ministro siede nel cda di Ant. Ma Fanelli cerca di mobilitare più persone possibili. Contatta anche il dirigente del ministero della Salute, Marco Spizzichino, uno dei tredici dell'associazione a delinquere che farebbe capo a Fanelli. Ed è proprio Spizzichino a indicare al primario la possibilità di intervenire ancora sulla legge, perché uno dei commi della norma prevede la possibilità di integrare il comitato tecnico con nuove designazioni. E a quel punto è lo stesso Fanelli che suggerisce a Spizzichino: «... chiama la Pannuti perché lei ha appena parlato con il ministro Galletti, sta per chiamare il delegato all'Economia di Renzi, perciò si sta scatenando».

La comunicazione a Poletti

Al centro di tutte le manovre, c'è Raffaella Pannuti. Il 28 maggio è lei stessa a rivelare a Fanelli di essere arrivata anche al ministro del Lavoro: «Poletti... gli ho già fatto arrivare la comunicazione anche a lui», spiega al primario. E lui replica: «In questo momento è un consiglio di guerra che dobbiamo fare». Nell'ordinanza di custodia cautelare non vengono riportate conversazioni dirette tra Pannuti e i ministri, ma il gip non ha dubbi msulle trame dell'allora direttore della 2a Anestesia e della presidente di Ant. «Quello che Fanelli e Pannuti stanno mettendo in pratica - scrive il giudice - è il tentativo di creare un gruppo di persone che siano in grado di influenzare, a proprio vantaggio, screditando di fatto l'attività del legislatore e le decisioni adottate dal ministro della Salute tramite decreto».

Il parlamentare alfaniano

Si muove grazie a Raffaella Pannuti. Ma si mobilita anche da solo, Fanelli. In quei giorni di fine maggio del 2015, il primario chiama il collega Renato Vellucci dell'Azienda ospedaliera Careggi di Firenze (anche lui coinvolto nell'inchiesta «Pasimafi») affinché tenti di fare pressioni su un capo di gabinetto della ministra Lorenzin e telefona ad Antonio Corcione, direttore del reparto di Anestesia e Rianimazione dell'ospedale Monaldi di Napoli. Fanelli lo contatta per fargli presente l'«emergenza», come lui stesso la definisce. E Corcione (non indagato) lo rassicura: «... e mo lo chiamo subito, anche che lui sta in campagna elettorale per la regione». La persona individuata da Corcione? E' Raffaele Calabrò, cardiologo, parlamentare di Alternativa popolare (l'ex Ncd di Alfano) e membro della commissione Affari sociali. E' lo stesso Fanelli a rivelare il nome in una telefonata con il dirigente del ministero Spizzichino: «... ti cercavo per dirti... allora Corcione chiama Calabrò e gli spiega».

Ma cosa hanno fatto ministri, politici e dirigenti dopo il pressing di Fanelli e amici? Non ci sono riscontri specifici nelle centinaia di pagine dell'ordinanza di custodia cautelare. Certamente il professore non è rientrato nel Comitato tecnico nazionale. Eppure, ha messo in campo tutte le truppe a disposizione. Tentando di arrivare al livello più alto possibile. Con un unico obiettivo, secondo gli inquirenti: salvaguardare i suoi rapporti (super redditizi) con le case farmaceutiche.

«Così, io perdo vagonate di denaro»

Una questione di prestigio. Difficile accettare di essere messo all'angolo, dopo aver scritto la legge sulla terapia del dolore. Però c'è ben altro sotto il contrattacco scatenato da Guido Fanelli, quando viene a sapere che il suo nome non figura tra i prescelti del Comitato tecnico sanitario. Motivo molto meno nobile, ma che stava molto a cuore al direttore (sospeso) della 2a Anestesia del Maggiore. «... il dolore non c'è più... no, uno schifo, guarda sono furibondo... perché sai questo per noi rappresenta il crollo del dolore, vuol dire che il mercato si frammenta sui neurologi e gli oncologi... e io perdo vagonate di denaro»: sono queste le parole che Fanelli riferisce alla moglie, Fiorella Edi Nobili, anche lei indagata nella maxi inchiesta «Pasimafi», dopo aver saputo della sua esclusione dal Comitato. Le parla subito della «rivolta» che sta pianificando grazie alla sua rete di amicizie potenti, ma comincia anche a disegnare il piano B, nel caso il contrattacco non vada a segno. E il progetto immaginato per contrastare il comitato ministeriale si chiama Gircd (poi Pinhub), ossia il Gruppo interregionale per la ricerca sul dolore creato da Fanelli nel marzo 2015 insieme all'imprenditore viterbese Bruno Cammi: «... sennò con il Gircd, il sistema che abbiamo fatto degli hub, iniziamo a sparare», dice Fanelli alla moglie. E «sparare» significa innanzitutto, secondo il gip, «raccattare» nuovi medici, oltre a quelli inizialmente coinvolti di Emilia Romagna e Toscana. Perché l'obiettivo resta quello di fare soldi. E' lo stesso Fanelli che ne parla con Cammi: il Gircd «sta diventando una roba con risvolti economici, tutti i lavori intercettati, poi avranno un corrispettivo economico». G.Az.