Gioco d'azzardo, allarme a Parma: spendiamo in media 1.525 euro a testa (neonati compresi)

Luca Molinari

Oltre 1.500 euro a testa. E’ la cifra spesa lo scorso anno a Parma e provincia per il gioco d’azzardo. E’ quanto emerge dai dati dell’Agenzia dei Monopoli secondo i quali sono stati “bruciati” nel tentar la sorte, 684 milioni di euro (le vincite ammontano invece a 538 milioni di euro). In media - calcolando anche chi non “azzarda mai” ossia neonati, minori e anziani, ogni famiglia della provincia di Parma (sono 203.450 secondo i dati Istat 2016) spende all’anno 3.365 euro, pari 280 euro mese, nel gioco d’azzardo. La spesa pro capite è invece di oltre 1.525 euro l’anno. La gravità del fenomeno si spiega in pochi dati. La maggior parte delle entrate per i Monopoli, a Parma, arrivano dalle slot machine. Sui 684 milioni di euro totali infatti, quasi 400 riguardano questa voce (slot e vlt). Al secondo posto si piazzano invece le lotterie istantanee, con una spesa di oltre 80 milioni di euro. Simile invece la spesa per il Lotto e le scommesse sportive, rispettivamente a quota 43 e 51 milioni di euro. Molto più basse le cifre riguardanti il Superenalotto, che sul nostro territorio fa segnare una spesa superiore ai 9 milioni di euro. Significativa anche la spesa per il Bingo, che supera i 13 milioni di euro.

Più contenute invece le uscite dei parmigiani per giochi “classici” come le lotterie e l’ippica. Per la prima voce nel 2016 sono stati spesi oltre 290 mila euro e per la seconda, oltre 3 milioni di euro. Marco Dotti, docente di Professioni dell’editoria all’Università di Pavia e firma del magazine Vita, in cui si occupa soprattutto di gioco d’azzardo, è chiaro: «Tutto questo fiume di denaro – afferma - è sottratto all’economia reale. Pensiamo ad esempio che dai dati Istat 2016 la spesa media mensile per le famiglie dell’Emilia Romagna è stata di 2.806 euro, di cui 432 per spese alimentari e 2373 per le altre voci di spesa. Stando a questi dati, mensilmente ogni famiglia della provincia di Parma spenderebbe in azzardo 280 euro. Davvero troppo».

Le entrate per il gioco d’azzardo dipendono per una fetta importante dalle slot machine. In particolare, sarebbero circa 400mila le slot machine attive in Italia, in media una ogni 178 abitanti. Sono invece 30.880 gli apparecchi in esercizio (dati 2015) in regione, con un aumento di 6500 unità rispetto al 2013. Piacenza è la città con il maggior numero di apparecchi in proporzione al numero di abitanti, cioè 1 ogni 131 residenti mentre a Parma la quota è 1 ogni 176 residenti. Entro il 2019 ci sarà però una consistente riduzione degli apparecchi a livello nazionale (pari al 35%). Non solo. La nostra Regione sta prevedendo delle norme per i comuni che prevedono distanze da luoghi sensibili come le scuole e un tetto ai tempi di gioco. Ma come funzionano le slot? Il regolamento dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli stabilisce che per le “newslot” le vincite, computate dall’apparecchio in modo non predeterminabile, su un ciclo complessivo di non più di 140.000 partite, non devono risultare inferiori al 75% delle somme giocate. Il costo per ciascuna partita, che dura 4 secondi, non può essere superiore a un euro.

IL COMUNE SPOSTA LE SALE GIOCHI

Per combattere le ludopatie, cioè la dipendenza dal gioco d’azzardo, il Comune ha deciso di seguire quanto stabilito dalla Regione e quindi di creare una mappa in cui sono riportati tutti i cosiddetti «luoghi sensibili» in città. Cioè luoghi da cui dovranno starsene alla larga le sale gioco, le sale scommesse e tutti gli altri luoghi che ospitano apparecchi elettronici finalizzati al gioco d’azzardo, bar compresi.

Con la delibera di giunta approvata nei giorni scorsi, il Comune stabilisce che i locali in cui si scommette o in cui sono installate slot machine, vlt, totem telematici e apparecchiature simili, non potranno continuare la loro attività legata al gioco nel caso in cui non siano ad almeno 500 metri di distanza dai seguenti «luoghi sensibili»: istituti scolastici di ogni ordine e grado, luoghi di culto, impianti sportivi, strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o sociosanitario, strutture ricettive per categorie protette, luoghi di aggregazione giovanile ed oratori.

Come viene stabilito dalla legge regionale 5 del 2013, la distanza di 500 metri viene calcolata secondo il percorso pedonale più breve fra il «luogo sensibile» e l’attività in cui si può giocare d’azzardo e, come fa notare Cristiano Casa, assessore al Commercio, questi locali avranno tempo sei mesi a partire dal 16 dicembre per spostarsi oppure per rinunciare all’utilizzo di slot machine o delle vlt.

«Il gioco d’azzardo è una vera e propria piaga sociale, per cui l’amministrazione comunale ha accettato senza riserve le disposizioni della Regione Emilia Romagna per quanto riguarda la lotta alle ludopatie», afferma Casa. A questo punto, dopo aver stilato una mappa dei «luoghi sensibili», il Comune provvederà a contattare quelle attività non conformi alle nuove disposizioni legislative, comunicando loro l’ultimatum dei sei mesi, che potranno diventare 12 nel caso in cui il gestore della sala da gioco dimostri di aver avviato l’iter per la delocalizzazione dell’attività. Come viene confermato nella delibera di giunta, «il Comune comunicherà ai titolari delle sale da gioco e sale scommesse ricadenti nel divieto d’esercizio, l’adozione nei successivi sei mesi dei relativi provvedimenti di chiusura e ai titolari degli altri esercizi con apparecchi per il gioco d’azzardo, ricadenti anch’essi nell’area situata a meno di 500 metri dai luoghi sensibili, il divieto di installazione di nuovi apparecchi e il divieto di rinnovo dei contratti di utilizzo alla loro scadenza». P.Dall.