I Nas di nuovo in ospedale

Luca Pelagatti

Nei giorni caldi degli arresti i carabinieri del Nas lo avevano detto chiaramente: «L'indagine Pasimafi prosegue. Potrebbero esserci altri sviluppi».

Che non fosse solo un modo di dire, una frase ad effetto, tutti lo avevano intuito. Ma ieri è arrivata la conferma. I militari infatti nella mattinata sono tornati in ospedale per raccogliere nuovo materiale e sequestrare altri incartamenti. La perquisizione ha riguardato la palazzina che ospita la direzione sanitaria e i carabinieri hanno ispezionato alcune stanze prelevando documenti.

Impossibile sapere però con certezza cosa stessero cercando e se si tratti di materiale cartaceo o file informatici quelli che sono stati portati negli uffici di strada Mercati. Ma, dopo qualche giorno di apparente quiete, questo ritorno degli investigatori nelle stanze sconvolte ai primi di maggio dal ciclone che ha portato all'arresto di sedici persone - mentre altre cinquantasei risultano indagate - dimostra che le sorprese potrebbero non essere terminate.

Da parte della direzione dell'ospedale si preferisce non commentare e anche i Nas, come già in passato, si limitano solo a confermare la perquisizione definendo il blitz come parte di una normale attività di indagine.

Ma il fatto che siano stati perquisiti degli uffici indica che si lavora ora per trovare conferme sugli ultimi sviluppi dell'inchiesta e su quanto dichiarato dagli indagati durante gli interrogatori. Se infatti Guido Fanelli, il luminare della terapia del dolore al centro dello scandalo, si è avvalso della facoltà di non rispondere altri hanno risposto per ore alle domande degli investigatori. E le dichiarazioni hanno bisogno di riscontri. Un dato questo che rende ancora più sospetta la recente sparizione di un computer portatile rubato da un ladro arrivato provvidenzialmente negli uffici dell'ospedale poche ore dopo gli arresti. Il portatile, curiosa coincidenza, apparteneva infatti ad un medico vicino a Fanelli e il timore è che la memoria del pc potesse contenere dati scottanti, segreti che era opportuna occultare per non aggravare la posizione di un primario che pochi ricordano con il camice addosso. Ma che di se stesso diceva: «Non è che faccio il boss, sono io e basta, comando io, ho creato un sistema».

Un sistema che rendeva. E tanto. Lasciamo stare lo yacht Pasimafi - il nome passato dalla imbarcazione al fascicolo dell'inchiesta - attrezzato con farmaci e strumenti «prelevati» nel reparto. Ma secondo quanto accertato finora Fanelli era riuscito a mettere insieme un vero tesoretto da circa un milione di euro grazie agli affari con le aziende farmaceutiche e le società produttrici di dispositivi medici. «Il denaro sequestrato finora è solo una parte di quello su cui potremmo arrivare a mettere le mani», avevano detto i responsabili del Nas il giorno dopo gli arresti. Soldi, documenti, responsabilità individuali: sono molti gli aspetti ancora da chiarire. L'indagine prosegue. E quella di ieri potrebbe non essere l'ultima visita dei Nas in ospedale.