Pasimafi, il giallo dei pc rubati
Chiara Pozzati
Chiamiamole (strane) coincidenze, almeno fino a prova contraria. A distanza di una settimana secca dal terremoto “Pasimafi”, è sparito il computer di uno degli indagati nell’operazione che ha squassato il mondo della sanità.
Parliamo di un medico del Maggiore, che avrebbe lasciato, forse dimenticato, un portatile aziendale nel suo ufficio. Poi rubato nel weekend fra il 13 e il 14 maggio. Esattamente alla fine della settimana in cui è deflagrato lo scandalo. Un furto su cui pesano non pochi dubbi, specialmente perché non è chiaro cosa contenesse quel notebook che manca all’appello. Liste, nomi scomodi? Forse nulla di tutto questo, ma andiamo con ordine.
Il blitz dei soliti ignoti si sarebbe consumato nella notte tra sabato e domenica. A smaterializzarsi sarebbero stati due portatili. Il primo più “scottante” apparteneva all’indagato, l’altro a un medico legale del tutto estraneo alle indagini. Due uffici diversi, non molto distanti tra loro e allo stesso piano della direzione sanitaria, totalmente ignorata dai malviventi. Ed è questa, oltre alla tempistica, l’altra singolare coincidenza: possibile che con tutte le stanze deserte da ripulire i malviventi abbiano messo gli occhi proprio su quella già passata al setaccio dagli investigatori? Una domanda che sorge spontanea e al centro dell’indagine parallela dei carabinieri del Nas, che stanno scavando a fondo anche su questa vicenda.
Va detto che l’Ospedale non ha sottovalutato la potenziale portata del colpo, tanto che insieme alla denuncia presentata dallo stesso medico indagato, risulta anche una segnalazione del nosocomio.
L’uomo si sarebbe presentato il lunedì immediatamente successivo al blitz – il 15 maggio - in via delle Fonderie. Ma a tirare le fila sull’accaduto sono i militari di strada dei Mercati. Che dribblano qualsiasi domanda: con garbo alzano i tacchi e se ne vanno.
Le indagini sullo strano furto sono blindate. Poco niente trapela del fatto, anche se l’ipotesi che prende quota è che i ladri – almeno due – si siano introdotti negli uffici al primo piano arrampicandosi da una grondaia. Non ci sarebbero tracce d’effrazione dall’ingresso principale. Un bottino modesto che non susciterebbe tanto clamore. Se non fosse per il nome di uno dei due derubati coinvolto nell’inchiesta gravita attorno a Guido Fanelli, primario (sospeso) della 2ª Anestesia, ai domiciliari con 25 capi d’imputazione sulle spalle.
Un giro impressionante di presunte mazzette intascate dai medici per pilotare il business delle cure palliative e delle terapie del dolore. Un giochino, che secondo le carte investigative, funzionava alla grande: remunerativo e non particolarmente faticoso. Finché ha retto.
La corruzione ha inquinato la sanità parmense e non solo, favorita da complicità e silenzi. Da chi non ha visto o ha fatto finta di non vedere. Almeno fin quando il contagio, non è venuto a galla grazie all’offensiva sferrata da Procura e Nas. Giusto una settimana prima del furto curioso che certo non è passato inosservato.