Roberta Di Mario è «Illegacy»
Giulia Viviani
Un ritorno a casa, con quel bagaglio di esperienze che solo un lungo viaggio può dare. Questo è «Illegacy» (Warner Music Italy), nuovo album di Roberta Di Mario, da oggi sugli scaffali dei negozi e negli stores digitali, il risultato di un percorso in continua evoluzione per la pianista e compositrice parmigiana. Un progetto raffinato, intimo e potente al tempo stesso, capace di proiettare chi ascolta in un luogo onirico ed evocativo, grazie a 10 tracce strumentali. Dopo «Tra il tempo e la distanza» (2011), debutto che fonde canzone d’autore e pianismo contemporaneo, e il successo di «Lo stato delle cose» (2014), doppio progetto che vede ben distinte le due anime artistiche di Roberta in due differenti cd, «Illegacy» rappresenta un ritorno alle origini: «Tornare al pianoforte è stata una riconnessione con me stessa dopo anni d’inquietudine –spiega l’artista- Il desiderio di cantare è nato in un momento in cui volevo suggellare il mio sogno musicale, iniziando anche un percorso di scrittura. Sentivo quell’esigenza in maniera forte, così come ultimamente ho avvertito la necessità di ripartire dallo strumentale, senza bisogno di dimostrare altro». Del resto tornare a casa non contraddice l’ideale di evoluzione a cui aspira Roberta Di Mario che adesso con «Illegacy» strizza sempre di più l’occhio al mondo delle colonne sonore: «Mi è stato detto che mentre suono, al pubblico viene naturale chiudere gli occhi e immaginare storie e mondi, per questo ogni traccia del disco ha il suo videoclip, per unire suoni e immagini e proiettare il tutto in un universo cinematografico». Quattro videoclip sono già disponibili per il pubblico, si tratta di «Duende», diretto da Matteo Foresti; girato a Parigi, il video è il primo episodio di una serie unita da un filo logico a cui hanno fatto seguito «My Everything» con la regia di Riccardo Sabetti, e «Illegal Song» girato da Simone Peluso, così come l’ultimo «The colour of you». Un sound che arriva dalla musica classica e che viene contaminato da sonorità orientali alla Ryuichi Sakamoto, dal mondo della colonna sonora e da suoni un po’ più elettronici ed etnici. C’è il jazz nelle composizioni di Roberta Di Mario, ci sono le sfumature brasiliane e non mancano le ballad romantiche: «Mi rendo conto che mettere in fila tutti questi ingredienti renda difficile dare un’etichetta al mio stile. Il pianismo contemporaneo, le melodie di grande respiro, questo mi caratterizza, poi ci sono i lunghi viaggi in mondi sonori diversi e questa sintesi si riflette nel disco».